di Piero Archenti
Lo dice il Manzoni nell’ode “Marzo 1821” e vi aggiunge quasi testimonio, l’Orba Selvosa: da questo matrimonio è nata Alessandria.
Tanaro e Bormida sono i maggiori fiumi dell’agro nostro e invero tanta parte hanno nella storia di Alessandria: si può dire che qualora questi due fiumi avessero avuto differente corso, la nostra città non sarebbe certo esistita.
E’ storicamente provato – e non possiamo che trovarci d’accordo riportando uno degli scritti che Piero Angiolini l’11 luglio 1953 ci ha lasciato in eredità – che Alessandria è sorta nel XII secolo dall’ingrandimento di Rovereto, borgo medioevale fondato nientemeno che da Aleramo. Il territorio di Rovereto, pervenuto dopo il mille ai Marchesi di Bosco, era tutto compreso tra la riva destra del Tanaro e la riva di sinistra della Bormida: questi due fiumi scorrevano proprio sotto il castello di Rovereto (oggi S.M. Di Castello) e quasi lo circondavano.
Sappiamo infatti che mentre il Tanaro, lento e minaccioso, ha quasi conservato immutato nel tempo il suo corso, la Bormida invece, capricciosa a guisa di torrente, si è poi allontanata dopo il 1400 dalla Città di quasi tre chilometri dove oggi si trova: prima di allora lambiva l’altura di Rovereto per “sposare” il Tanaro presso il ponte attuale degli Orti.
Evidentemente Aleramo costruì il Castello di Rovereto alla confluenza dei due fiumi per ragioni di sicurezza: le stesse ragioni hanno poi determinato la nascita di Alessandria al tempo del Barbarossa.
Va ricordato che anticamente sotto Rovereto, al di la del Tanaro, si stendeva vasto e quadrato come un campo romano, Borgoglio col suo famoso ponte, fatto e rifatto più volte e tutt’ora esistente.
Borgoglio rinforzato verso il 1168 dai rurali degli Autini e Poggetti (prime alture verso le vicine valli) formava libero Comune con Rovereto che a sua volta aveva ricevuto molte famiglie da Gamondio e Marengo.
Sorsero allora i primi quattro rioni della nostra città, detta dapprima “Cittanova” e più tardi “Alessandria“. Rimaneva così intatta la posizione strategica di Rovereto antico, tra i due fiumi, e preminente era ancora il Castello Aleramico: sicchè Alessandria divenne tosto baluardo di difesa ed offesa contro Pavia e Casale, vassalle del Barbarossa.
Fuori delle mura del nuovo Comune vi erano allora vaste zone a cagione dei continui straripamente dei due fiumi, non ancora protetti come oggi da argini e pannelli; l’acqua usciva dal letto del Tanaro e stagnava a lungo aumentando la difesa naturale intorno ad Alessandria.
Ben lo seppe Federico Barbarossa che invano per sette mesi assediò nel 1174 Rovereto come sempre chiamò la nuova città, non volendo riconoscere altro titolo!
E se più tardi Alessandria fu detta “della paglia” l’appellativo stesso, oltreché dalla abbondanza di biade dell’agro alessandrino, potrebbe forse riferirsi ai due nostri fiumi, e alle loro paludi.
Lo dissero anche due cronisti del tempo, l’uno Goffredo di Viterbo, “Burmia cum Tanaro palearum fecerat urbem”; e l’altro Ottone di S. Biagio, “Territorium palense” col significato evidente di paludoso.
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Se dobbiamo al periodico straripare del Tanaro la salvezza degli alessandrini quando Barbarossa tentò di espugnarla, oggi, al contrario, temiamo che lo straripare del Tanaro, a causa della strozzatura del ponte Forlanini, sarà certamente causa di nuovi danni…speriamo non di nuove vittime!