Multiutility: piccolo è bello, finchè regge [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

L’economista Montemartini, ispiratore della legge Giolitti sulle municipalizzate, agli inizi del Novecento aveva colto la rilevanza per le comunità locali delle aziende di servizi pubblici, tanto da avocarne proprietà e compiti ai Comuni. È trascorso più di un secolo, si sono succedute diverse riforme ma che ne hanno mutato assetto proprietario e societario e forme di gestione ma le utilities svolgono ancora un ruolo sociale ed economico fondamentale nell’infrastrutturare i territori e migliorarne le condizioni abitative, rendendoli più attrattivi.

I servizi pubblici locali oggi si pongono in un quadro complesso di governance in cui si affiancano diversi livelli di intervento, da quello comunitario a quello nazionale
fino al livello regionale e degli Enti locali. Le modalità di gestione e di organizzazione dei servizi pubblici locali ed anche le scelte industriali subiscono quindi i condizionamenti derivanti dalla normativa ai diversi livelli di governo.

Le privatizzazioni talora sono state per lo più formali (semplici adozioni della struttura giuridica della società per azioni che ha, peraltro, avuto quanto meno l’effetto di rendere più trasparenti i risultati di gestione di imprese sottoposte alla disciplina contabile privatistica). Più raramente si sono avute nel campo dei servizi pubblici delle privatizzazioni sostanziali (cessioni a privati di partecipazioni – di controllo o meno – delle imprese di proprietà pubblica). L‘azionariato delle ex municipalizzate è rimasto nella quasi totalità dei casi interamente in mano ai comuni di riferimento, che in altri casi, invece, ne mantengono pur sempre la golden share.

La proprietà pubblica pone, inoltre, un problema di governance – vale a dire di rapporto fra la proprietà e la gestione – che diventa particolarmente acuto quando si tratta società miste (in cui l’ente pubblico non ha il controllo totalitario) tanto più se organizzate in gruppi (multiutilities) o quotate nei mercati regolamentati.

Escludendo il trasporto pubblico, nella nostra provincia i comuni centri zona detengono la quasi totalità delle azioni delle utilities di riferimento: il Gruppo AMAG (Alessandria), che gestisce il ciclo integrato dell’acqua (acquedotto, fognatura e depurazione), della distribuzione del gas, della vendita di energia elettrica e di servizi ambientali nel territorio compreso tra l’Alessandrino, l’Acquese, la Valle Bormida e la Langa Astigiana, AMC (Casale) che eroga i servizi del gas naturale, di ciclo idrico integrato di illuminazione pubblica cittadina e di teleriscaldamento, COSMO che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti nel Casalese, il Gruppo ACOS operante nei settori gas naturale, idrico integrato, calore e rifiuti nel Novese, ASMT Tortona nel settore idrico e dei rifiuti, AMV nell’idrico e gas, AMV igiene ambientale di Valenza, ECONET (Ovadese e Acquese) nella raccolta rifiuti.

Considerando la compagine azionaria, i servizi sono affidati in house. Solo ASMT Tortona non vede il Comune di Tortona come azionista di maggioranza, bensì quello di Voghera.

I principali gruppi operano nei singoli servizi attraverso un dedalo di partecipate, che a loro volta, in alcuni casi, detengono altre partecipazioni societarie.

Fonte bilanci aziendali 2017

Un’analisi sommaria delle principali grandezze di bilancio delle utilities alessandrine mostra l’esistenza di realtà virtuose sotto il profilo gestionale: chiudono tutte in utile ( seppure con una spiccata variabilità). Le aziende del settore idrico e gas essendo capital intensive (questo non si evince dai bilanci dei due gruppi consolidati) mostrano un’Ebitda/vendite migliore rispetto a quelle labour intensive del settore raccolta rifiuti. Il ROE sta ad indicare la redditività per gli azionisti del capitale investito in impresa: spicca il risultato di AMV servizi ambientali.

A livello nazionale la situazione è in evoluzione. La liberalizzazione ormai non solo più sulla carta dei servizi, e le gare per il servizio del gas sono imminenti. Rimane il nanismo delle nostre imprese rispetto a competitor stranieri quali, ad esempio, Veolia, anche se le maggiori utilities italiane si stanno consolidando ed espandendo. IREN e A2A hanno ampliato il proprio raggio di attività in molti territori limitrofi ai nostri. Inoltre l’evoluzione delle tecnologie, l’importanza dei servizi erogati per la vita quotidiana dei cittadini e la competitività delle aziende, e di conseguenza dei territori, richiedono ingenti investimenti in ammodernamento delle reti ed impiantistica. Le nostre piccole utilities e i Comuni azionisti saranno in grado di sostenerli?

Forse sarebbero auspicabili alleanze tra aziende e fusioni almeno a livello provinciale e meglio anche regionale, sul modello emiliano di Enia (poi diventata Iren a seguito della fusione con Iride, che in un primo tempo era derivata dalla fusione delle aziende di Torino e Genova) ed Hera, in cui i territori mantengono non il controllo totale, ma un ruolo nella governance.

Piccolo è bello, finchè regge.