Piazza Vittorio Emanuele II – Lato Sud – Il Municipio [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina.

 

Nella rubrica di domenica scorsa, ad un certo punto della mia narrazione, accennavo a quanti ricordi una cartolina può far riaffiorare.

Un cittadino – qualsiasi abitante di una città ma anche un residente del circondario – può ricostruire mille episodi della propria vita che lo vedono protagonista in una piazza, accanto ad un monumento o nelle sale un palazzo.

Una cartolina – oltre ad essere testimone di un luogo ed evocarne la storia – è in grado di raccontare milioni di storie personali vissute da tutti quei cittadini che quel preciso luogo lo hanno condiviso e magari lo conoscono fin dalla nascita.

Così, ad esempio, oltre che attraverso le pagine dei libri, si possono raccontare gli avvenimenti storici anche attraverso fogli di giornali sgualciti e ingialliti dal tempo, tramite una semplice vecchia cartolina.

La storia – quella che più mi interessa – è quella minore, quella che scorre in un preciso luogo nello stesso istante in cui la Storia (nazionale o mondiale), quella con la S maiuscola solca il nostro paese e la nostra città.

La Storia (quella con l’iniziale maiuscola) è alla portata di tutti. Basta sfogliare un volume di enciclopedia, un libro di storia o cercare in Internet l’argomento che interessa.

A me però preme maggiormente la storia minore (o considerata tale), quella locale, più impalpabile e delicata, quella tramandata magari soltanto da un articolo giornalistico, o forse soltanto da una cartolina, da una lettera.

Proprio questa è la storia che più vado cercando per tramandarla ai concittadini, ai curiosi, al futuro; è una storia delicata, è quella più tenue, è quasi impalpabile. È la storia che per un nonnulla può essere cancellata, può andare perduta per sempre.

Attraverso una semplice cartolina, neppure troppo bella o rara, si possono raccontare piazze e strade, Palazzi e Architetti, sindaci e costruttori (o meglio ancora sindaci-distruttori) e ancora una miriade di fatti e di narrazioni riferiti al vissuto delle persone che li lega al luogo rappresentato in cartolina.

Ora non voglio tediare il Lettore raccontando la storia del Palazzo Municipale e nemmeno quella del Politeama Alessandrino, di cui presento una cartolina spedita nel 1917.

Edizione riservata Alberto Colombo – Alessandria. Spedita il 7 Agosto 1917.
Edizione riservata Alberto Colombo – Alessandria. Spedita il 7 Agosto 1917.

 

 

Foto-2---La-stessa-zona-oggi
La stessa zona oggi [Street View – da Google Maps]
Voglio invece raccontare alcune vicende che mi tornano alla mente e che mi vedono legato ai luoghi dell’immagine.

Intanto dico subito che il mio ricordo personale della facciata del Politeama Alessandrino non corrisponde a quel che invece la cartolina ci tramanda.

Il fabbricato del vecchio cinema è nei miei ricordi meno bello, molto più banale di quello raccontato dall’immagine che presento oggi. Non lo ricordo in questo stile a metà tra il Liberty e l’Art déco degli anni ’20 / ’30.

Particolare---l'Alessandrino--Foto-n°-3

Ricordo il Cinema Alessandrino (e poco la sua facciata) per aver visto – nei primi anni ’60 – il film La guerra dei bottoni. [1] Vaghi e lontani ricordi parzialmente offuscati dalle nebbie alessandrine che ormai pervadono in buona parte anche la mia mente.

Poi le solite speculazioni edilizie e il cattivo gusto si sono impadroniti anche di quell’angolo di piazza, demolendo completamente il fabbricato sede del Cinema Teatro per edificare uno scadente e osceno scatolone di cemento, senza stile, in cui trova spazio la filiale alessandrina della BNL.

Foto-n°-4---BNL
La zona sicuramente meno adatta per la costruzione di un ecomostro.  Volumi, proporzioni e materiali usati urlano in silenzio accanto al settecentesco Palazzo Municipale. Il gusto per l’orrido da troppo tempo appartiene a chi deve preoccuparsi dell’armonia e del bello da salvaguardare in questa sfortunata città.

 

Del Palazzo Municipale ho moltissimi ricordi.

L’Ufficio d’Igiene, localizzato proprio nei locali municipali di più recente costruzione, verso via Verdi (l’ala del palazzo prima occupata dal settecentesco Teatro Municipale e distrutta da uno spezzone incendiario il 1° Maggio 1944).

Sempre a proposito del Teatro è doveroso parlare di quel che oggi resta: il foyer, ovverosia il ridotto del vecchio Teatro settecentesco.

In questo splendido ambiente, ottimamente decorato e affrescato, ho potuto godere molte esposizioni d’arte di pittori e scultori moderni fra i più affermati in campo nazionale.

Uno per tutti Vasco Bendini. [2]

In questa sala (con la volta affrescata da Francesco Gonin [3], che oggi ospita l’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Alessandria) nel 1985 ho avuto il piacere di fare conoscenza con il grande Sandro Locardi, poeta dialettale di elevata fantasia e di innata simpatia.

Posso affermare che la mia vita sia cambiata totalmente proprio grazie a quell’incontro fortuito. Sandro ed io, abbiamo dato vita, oltre che alla nostra ultraventennale amicizia, anche alla pubblicazione di tre importanti volumi di raccolte in rima. La prima, La Sghiarola,  con cartoline d’epoca e altre due raccolte con la collaborazione dell’illustratore Gianfranco Calorio. [4]

Nei giorni successivi all’alluvione di Alessandria6 Novembre 1994 [5] – quello stesso luogo era stato trasformato in ufficio. Proprio lì ci si recava per fare la denuncia dei danni subiti… Da allora tutta l’arte, tutta la bellezza dell’antico foyer è stata sacrificata, nascosta.

Molti cittadini da anni chiedono il ritorno di questa Sala ad un uso più elevato, più dignitoso.

E ancora.

Come dimenticare la rabbia che ha colto tanti cittadini nello scoprire un giorno di non molti anni fa la demolizione dei Gabinetti Pubblici? La delusione totale nel veder soppressa un’opera che avrebbe potuto avere sicuramente anche un utilizzo pratico, per veder erigere su quel sedime una ridicola fontanella e fingere in questo modo di sentirci più italiani nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia

Lo spazio però è tiranno e mi obbligo a fermare qui il fiume dei ricordi personali.

Il lettore può constatare come qualsiasi luogo (non soltanto rappresentato in cartolina) riesca ad evocare una miriade di ricordi e ogni persona diventi quindi attore e spettatore al tempo stesso. A volte spettatore silenzioso, altre  volte critico e fustigatore dell’arroganza e del malgoverno a cui Alessandria è (o è stata) costretta a soggiacere.

Foto-5---I-Gabinetti-pubblici
In questo particolare ingrandito della cartolina si può osservare il parapetto in pietra che delimitava l’accesso ai gabinetti municipali.

 

 

Foto-6
Il parapetto che delimitava le scale di accesso ai Gabinetti pubblici (e durante la Seconda guerra mondiale anche all’accesso al rifugio antiaereo.)

 

Foto-7---L'orrenda-fontana-per-fortuna-mandata-in-pensione-
Una visione di come si presentava fino a pochissimi anni fa la zona precedentemente occupata dai Gabinetti pubblici. Ogni commento mi pare superfluo.

___________________________________________

[1] La guerra dei bottoni (La Guerre des boutons) è un film del 1962, diretto da Yves Robert e tratto dall’omonimo romanzo di Louis Pergaud.

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Vasco_Bendini

[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Gonin

[4] http://www.librinlinea.it/search/public/appl/list.php?nomeautore=Locardi,%20Sandro&from_search=1&ord=r&adv_search=y

[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Alluvione_del_Tanaro_del_1994