di Piero Archenti
Il Palazzo Vescovile è l’antico palazzo Inviziati – scriveva il 20-9-1952 Piero Angiolini – così ribattezzato dal popolo quando diventò la sede del Vescovo. L’annalista Ghilini racconta di Nicolò Inviziati, Cavaliere di pregiatissimi costumi, il quale compì nel 1491 la costruzione del palazzo che porta il nome suo.
In gioventù aveva visitato l’Oriente ritornando con ricchezze e gusti speciali: visse poi con grande splendore e tenne casa sempre aperta.
Casa invero sontuosa e degna di accogliere, per ben due volte, nel 1533 e 1536, Carlo V e nel 1538 Papa Paolo III. Anche Pio VII, prigioniero dei francesi, vi prese stanza nel 1799.
Il palazzo, per motivi sconosciuti, perveniva un secolo appresso, prima al cavaliere Agostino Sacco, indi a Pietro Camillo Cani, e già stava nel 1578 per essere venduto ai fratelli Baratta, quando intervenne il Vescovo Guarniero Trotti, alessandrino, che ne fece acquisto, con denaro proprio, in favore dei suoi successori (il Vescovado come sempre era a corto di mezzi!).
Dice il Chenna che nel 1576 era quì giunto, Visistatore apostolico, il Vescovo di Famagosta Ragazzoni: avendo trovato poco decente l’abitazione del Vescovo, consigliò la fabbrica di un apposito palazzo nelle case canonicali di San Matteo (ex panificio).
Il Trotti, a motivo della lontananza di quelle case dalla Cattedrale, generosamente dispose altrimenti. Già da due anni aveva preso in affitto per sè, il palazzo Inviziati, finì quindi per acquistarlo. Ma dovette sostenere prima una lite con i Baratta, risolta in suo favore dal Senato di Milano il 6 giugno 1579. Il Trotti attaccato anche pubblicamente, rispondeva con un memoriale stampato in Alessandria nel 1581.
Primo occupante del palazzo Vescovile fu Ottavio Paravicini, amicissimo di S. Filippo Neri e di San Carlo Borromeo; buon diplomatico, venne elevato nel 1591 alla Porpora cardinalizia, quando ancora reggeva la nostra diocesi, lasciata poi nel 1598.
Il palazzo fu più volte migliorato ed ingrandito fino ad incorporare nel 1666 la casa accanto Panizzoni, estendendosi così da via del Carmine alle case Franzini e Castelnuovo.
Si disse che in quella occasione fu anche occupata una parte della strada, comunque il Vescovado fu dotato di una ricca Cappella interna (tuttora esistente) e di un giardino proprio: l’attuale via Boidi era detta appunto la strada del Giardino. Poi il palazzo andò man mano decadendo ed oggi, pur convenientemente restaurato, è ben lontano dal suo antico splendore.
Quando Napoleone trasferì il nostro Vescovado a Casale, il palazzo fu diviso ed affittato; corse anzi pericolo di ospitare una loggia massonica (la Loge Napoleon) finita invece in Seminario!
Lungo la via del Carmine, distinzione dei grandi palazzi, aveva una fila di sette colonnette, abolite dai francesi nel 1801: fu anche tolto un braccio di ferro presso il portone che un tempo si usava per legare i condannati alla berlina! Sempre a voce di popolo, la torretta che sovrasta tutt’ora il palazzo serviva…da prigione dei preti!
Di questa torretta abbiamo invece un ricordo storico poco conosciuto. Nel 1799, nelle battaglie di Monte Creto presso Genova, fu ferito e tratto prigioniero dagli austriaci il maresciallo di Francia Nicola Scult.
Trasportato in Alessandria, fu rinchiuso nel palazzo Vescovile col fratello pure ufficiale, con l’aiutante ten. Hulot e col medico francese prof. Chatenet.
Il 14 giugno 1800, i quattro prigionieri della torretta poterono seguire col cannocchiale le fasi alterne della battaglia di Marengo, che recava a sera la loro libertà.
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C’era una volta…ecco, solo così si potrebbe iniziare la storia della nostra città e certamente servirebbe molto di più di una paginetta scritta dal pur bravo Piero Angiolini per raccontare le vicende collegate a palazzo Inviziati, ma si sa…il tempo è tiranno e questa nostra epoca vive la vita in modo troppo frenetico per assaporarne il giusto valore.
Infine una curiosità, Palazzo Inviziati risale al 1491, ossia, un anno prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America, vale a dire… il 3 agosto 1492.