di Piero Archenti
Alcuni giorni fa uno scolaretto del Bobbio, giunto in piazza Vittorio Veneto – raccontava Piero Angiolini nell’ormai lontano 1952 – si è fermato all’angolo di via Marsala ed invano ha cercato il vecchio e alto Crocifisso per deporvi, siccome usava ogni sabato, il mazzolino di fiori che teneva in mano.
Il povero ragazzo rimase male al vedere là dove prima stava la grande immagine di Cristo Crocefisso, soltanto un mucchio di rottami; quasi piangeva, poi deciso gettò egualmente i fiori sul mucchio di mattoni e scappò via verso la scuola vicina.
l piccone demolitore aveva infatti distrutto per sempre un vecchio e caro ricordo di altri tempi assai noto agli abitanti del rione che mai mancavano di ornare di fiori e nella Pasqua, di qualche cero, quella sacra immagine difesa da una griglia tutta arugginita e corrosa.
Era un ricordo molto lontano dell’antico Convento di San Marco, dei Padri Domenicani, un convento che si stendeva dalla via Parma alla chiesa di S. M. Dell’Olmo (Istituto magistrale), da via Cremona a via Tripoli per tutta la lunghezza di oggi.
La chiesa di S. Marco dal 1805 rifatta a Cattedrale si crede risalga intorno al 1230 e forse dello stesso tempo è pure il convento annesso; di qualche secolo dopo è invece l’Edicola oggi distrutta che potrebbe essere compresa tra le molte cappellette costruite, al dire dell’annalista Ghilini tra il 1478 e il 1495 in molte strade cittadine per voto contro il flagello della peste che, come si legge in molti documenti, travagliava con infestissimi segni il territorio alessandrino.
E sappiamo che un tempo la Cappelletta dava proprio sulla strada in quanto ancora non esisteva l’odierna piazza, già della Gamberina nuova. L’edicola è nettamente numerata ed elencata in carte topografiche del 700, quando ancora il convento conservava la vasta sua estensione; veniva diviso in occasione della prima costruzione del Duomo attuale ed una parte del sedime era ceduta nel 1816 al Municipio che apriva le scuole elementari e un asilo infantile intitolato a S. Marco; un’altra parte fu venduta a privati.
Intorno al 1850 fu ricavata la piazza della Gamberina sul prolungamento della strada detta di S. Pietro, poi dei Collegi e da ultimo chiamata via Tripoli.
Sul vecchio sedime dei Domenicani, che proprio sull’angolo del Crocefisso fu occupato per molti anni dallo scultore e marmista Boffi, sorgerà ora un nuovo edificio scolastico: peccato che nessuno abbia provvisto a distaccare la vecchia Immagine come venne fatto qualche anno fa per l’effige di Frà Guglielmo al principio di via Mazzini.
– Questo è quanto scrisse Angiolini il 27-12-1952, ma il 10 gennaio 1953 ritenne necessaria una precisazione a proposito della Cappelletta abbattuta sull’angolo di via Marsala con piazza V. Veneto per cui aggiunse…
L’impresa edile Italo Fossati – prosegue infatti Angiolini – avverte che per la verità, Uffici comunali e Curia hanno esaminato ogni possibilità per salvare la vecchia Edicola di piazza Veneto, senza per altro potervi riuscire.
Grati della opportuna precisazione, ricordiamo ancora ai nostri cortesi lettori che l’antico Crocefisso in legno del 500 fu bruciato una notte buia del 1920 da qualche barabba e sostituito poi da un buon dipinto del nostro pittore Gambini.
Ed ecco ora un gentile episodio, che non deve andare ignorato e che nella sua bella semplicità può forse cancellare il triste ricordo del lontano sacrilegio.
Il muratore incaricato della rimozione della rete che proteggeva la Cappelletta, ha trovato ai piedi del Cristo un pò di denaro, ultimo residuo di qualche offerta pietosa.
Senza neppur pensarci il buon uomo intascò i soldi e continuò nel suo lavoro. Ma…strano, stava a disagio, quel possesso lo turbava e quel denaro, pur nella sua pochezza, gli pareva pesante.
Caso volle che in quel mentre giungesse dalla via Marsala una suora della Carità: a quella vista il povero muratore si sentì tutto sollevato e con gesto spontaneo consegnò alla religiosa il piccolo importo esclamando: “Non è mio, è di Cristo!”
Da sottolineare che, contrariamente a quanto premesso all’epoca dall’Impresa Fossati, evidentemente una soluzione venne poi trovata dagli Uffici comunali e dalla Curia se noi oggi possiamo ancora vedere l’edicola in oggetto ricavata sul palazzo d’angolo con via Marsala che ospita il De Amicis.
Si, è vero, l’immagine non è proprio d’angolo, anzi è decisamente in via Marsala e nemmeno grande come l’edicola abbattuta nel 1952, ma siamo certi che l’Inquilino attuale, di cui è nota l’nfinita dolcezza e pazienza, abbia ugualmente apprezzato e gradito la soluzione…