Cultura volàno dell’economia: a partire dal turismo [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

Festival di musica, da quella classica al jazz, rivisitazioni storiche, rassegne di arte contemporanea. Dalle città ai borghi più sperduti durante ormai tutto l’anno è un fiorire di iniziative spesso legate territorio e alle tradizioni locali ma caratterizzate dallo stesso trait d’union ossia la matrice culturale.

Del resto un recente studio dell’Università della Pennsylvania sostiene che l’Italia sia il primo paese al mondo per la sua influenza culturale: il paese di Dante e di Giotto, di Michelangelo e di Brunelleschi, di Petrarca e dei Medici, dove gli intellettuali e artisti stranieri si recavano a soggiornare in cerca di ispirazione. Secoli di storia hanno prodotto capolavori architettonici e artistici che ancor oggi attraggono visitatori da tutto il mondo ma soprattutto e un sapere immateriale che oggi si declina in creatività e produzione di contenuti culturali.

Ma cosa si intende per cultura e come se ne delimita il perimetro?

L’antropologo inglese Tylor sosteneva che “La cultura, o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società”. Un concetto ampio, quindi, comprensivo delle forme più popolari che delle elaborazioni più sofisticate.

Ma la cultura è anche un settore economico.

Nel 2018 il sistema culturale ha prodotto valore aggiunto per 95 miliardi di euro (ossia il 6% del PIL) in Italia: Lazio, Lombardia e Piemonte sono le Regioni in cui il settore pesa maggiormente.

L’effetto moltiplicatore è stimato essere essere pari a 1,8: ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori, in cui il turismo è il primo beneficiario.

Un effetto moltiplicatore rafforzato dal fatto che le aree geografiche dove maggiore è il fatturato della cultura sono quelle a forte vocazione manifatturiera, in cui nuove produzioni e vocazioni tradizionali trovano la giusta sintesi, attraverso la creatività, il design, l’innovazione.

In Piemonte il valore aggiunto ha superato gli 8,6 miliardi di euro.

Quali politiche culturali sono utili al settore? In primo luogo, ed è anche abbastanza scontato, di accesso per permettere la fruizione delle risorse culturali e, successivamente, interventi selettivi indirizzati a privilegiare le iniziative più connesse alla storia e alle tradizioni dei luoghi.

Ma “la grande bellezza” dei nostri territori da sola non basta più. Oggi di deve passare da un’ottica di mera conservazione dei beni culturali, ad una di valorizzazione, promozione, coltivando la dimensione industriale della cultura.