Fondi Europei: davvero l’Italia non sa usarli? Ecco una mappa delle opportunità [Piemonte Economy]

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di Cristina Bargero

 

 

Sull’utilizzo o sul cattivo o mancato utilizzo dei fondi europei nel nostro Paese si sprecano pagine di commenti. Mentre la Polonia grazie agli 86 miliardi di euro assegnatele nella stagione di programmazione 2014-2020 conosce una continua crescita del prodotto interno lordo, l’Italia, beneficiaria, certo di meno risorse, difficilmente, però, le utilizza appieno. La Commissione ne individua le cause in un “forte deficit di capacità amministrativa” da cui, conseguentemente, deriva una bassa capacità di spesa dei fondi da parte di alcune regioni di alcuni ministeri.

Fonte Eurostat (clicca sul grafico per ingrandire)

Ma perché vengono erogati i fondi europei? Il loro obiettivo è quello di ridurre il divario esistente tra gli Stati membri attraverso una maggior coesione economica e sociale. A tal proposito la Commissione Europea calcola che per i paesi che hanno aderito alla UE nel 2004 e nel 2007 gli investimenti 2007-2013 abbiano fatto costantemente aumentare il Pil nazionale.

Se abbiamo ancora a disposizione solo due anni per provare a spendere il 67% dei fondi a noi allocati, nel contempo è necessario che il Governo inizi a definire attentamente i contenuti del nuovo accordo di partnerariato.
La nuova stagione 2021-2027 assegna all’ Italia 38,5 miliardi di euro tra Fesr (Fondo di sviluppo regionale) e Fse (Fondo sociale europeo), senza contare i fondi agricoli.

La Commissione in un documento preliminare inviato all’Italia individua i settori d’investimento prioritari e le condizioni quadro per l’attuazione efficace della politica di coesione 2021-2027.

Le aree interne, ad esempio, disporranno di una riserva del 5% che si traduce in 1,5 miliardi ai piccoli Comuni ed alle zone con maggiori difficoltà di accesso ai servizi.

E poi risorse per combattere il dissesto idrogeologico, in quanto per via “della sua conformazione geografica l’Italia è particolarmente vulnerabile alle minacce derivanti dai cambiamenti climatici, dagli eventi idrogeologici …”, per l’elettrificazione delle ferrovie regionali, considerando il basso utilizzo del trasporto pubblico legato anche a una insufficiente qualità della sua offerta, per la diffusione dell’economia circolare nel settore dello smaltimento rifiuti e della depurazione dei fanghi reflui, considerando le numerose procedure d’infrazione in cui siamo incorsi.

Si confermano poi gli interventi a sostegno dell’innovazione e della competitività delle imprese, per la diffusione della banda ultralarga e di contrasto alla povertà non solo economica ma anche educativa. Si aprono molte opportunità per interventi utili anche ai nostri territori, a patto che Stato e Regione sino in grado di modernizzare le proprie strutture, rendendole più reattive.
Che sarebbe poi una modernizzazione utile non solo per utilizzare i fondi europei ma per disporre di una macchina amministrativa e organizzativa al servizio del Paese.