Spazi inagibili, tetto danneggiato, personale carente, sicurezza: le emergenze delle carceri alessandrine. Intanto arrivano i jammer e Skype ‘sarebbe utile’ [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Una porzione del tetto divelta, alcune delle volte sottostanti talmente danneggiate che i vigili del fuoco, dopo essere intervenuti, hanno dichiarato inagibili i locali. E ancora, ratti e blatte nell’area dei colloqui, negli spazi riservati al personale e in altre zone della struttura.

La presenza di barriere architettoniche dovrebbe impedire di ospitare in regime di detenzione persone portatori di handicap, che invece ci sono, così come rende difficoltoso l’accesso a visitatori e lavoratori interni.

Che il carcere Don Soria di Alessandria sia una struttura con criticità pesanti era noto.

Ma ascoltare la denuncia ripetuta ancora una volta dalle organizzazioni sindacali significa che dalle parole non si è mai passati ai fatti. E la condizione ambientale pesa sempre di più sulle spalle di chi lavora ogni giorno all’interno del carcere, così come rende ancora più complessa la vita di chi sta dietro le sbarre.

La Commissione Politiche Sociali e Sanitarie del Comune di Alessandria (presidente Piero Castellano) è stata convocata con un punto all’ordine del giorno: “Passato presente e futuro degli istituti penitenziari alessandrini nel tessuto sociale”.

A fine febbraio si era svolto un consiglio comunale tematico dedicato alle problematiche delle carceri e alla presentazione del garante dei detenuti (Marco Revelli, ndr), ma senza la voce di chi lavora nelle strutture penitenziarie.

A sollevare la questione e avanzare la richiesta di ascoltare le rappresentanze della polizia penitenziaria è stato Maurizio Sciaudone, presidente del gruppo di Forza Italia al Consiglio comunale. «Purtroppo – aveva spiegato – continuano a ripetersi episodi di violenza che riportano al centro dell’attenzione una emergenza mai risolta.

A San Michele un detenuto ha dato fuoco a un materasso e due agenti della polizia penitenziaria che sono intervenuti sono rimasti intossicati. Invece nella casa circondariale Don Soria un detenuto ha aggredito un agente. Dovremmo tutti accorgerci che solo la loro professionalità e abnegazione mantengono l’emergenza carceri sotto controllo. Senza il loro quotidiano sacrificio la condizione delle carceri italiane sarebbe incontenibilmente esplosiva». Proprio per ascoltare la voce degli operatori e delle rappresentanze sindacali è stata convocata la commissione consiliare in cui sono state riproposte emergenze, criticità e illustrati altri nodi irrisolti.

Rispetto alla situazione delle carceri di Alessandria (650 detenuti e poco meno di 400 agenti fra le due strutture) è stato posto l’accento sulle emergenze strutturali del Don Soria (per il San Michele i problemi sono altri) e le carenze dei servizi, a cominciare dai parcheggi. Per il carcere nel cuore della città è stato chiesto l’allungamento della fascia di sosta riservata alla polizia penitenziaria lungo tutta via Burgonzio, mentre per il San Michele è stata rilanciata l’emergenza causata dall’assenza di un parcheggio riservato ai visitatori. «Tutti gli automobilisti sono costretti a parcheggiare lungo la banchina della strada provinciale, con gli evidenti rischi collegati» ha detto Demis Napolitano, segretario provinciale del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria).

Le rappresentanze degli agenti di polizia penitenziaria hanno rimarcato ancora una volta le carenze di organico e le scelte organizzative che rendono sempre più complicato il lavoro quotidiano e gli equilibri interni più precari. Non a caso, ha ricordato Napolitano, da gennaio a maggio si sono verificati «250 eventi critici e sono stati sequestrati oggetti vietati» in tutte e due le carceri.

Qualcosa di positivo è comunque avvenuto. «Il Dipartimento ha deciso di acquistare dei jammer (disturbatori per i telefoni cellulari, ndr) e 150 ‘scatole nere’ per il rilevamento a distanza dei nostri mezzi. Inoltre – ha aggiunto il segretario del Sappe – sono stati previsti corsi di aggiornamento per l’autodifesa». Il sindacato vede di buon occhio, «se mai ne fossimo dotati», l’utilizzo della pistola elettrica come «deterrente e di prevenzione» e indica nella introduzione di Skype uno strumento «utile a tutti i lavoratori e ai detenuti per mantenere contatti più stabili con i familiari. Con Skype diminuirebbe il carico di lavoro e la vita all’interno del carcere sarebbe meno complessa e difficile».

Carceri, ma non solo. Nella discussione seguita agli interventi dei rappresentanti sindacali non è mancata la voce di Maurizio Sciaudone che dopo avere presentato in Provincia un ordine del giorno, indirizzato al governo, a sostegno dell’aumento dell’organico della polizia penitenziaria, ora vorrebbe fare la stessa cosa anche in Comune, quindi ha posto l’accento su una criticità che coinvolge l’ospedale ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’. «Un nodo irrisolto – ha detto – è rappresentato dalla mancanza di una camera di sicurezza al Pronto soccorso, così come manca un parcheggio riservato, per motivi di sicurezza, per i mezzi della polizia penitenziaria». Toccato anche il tema dei progetti per il recupero sociale dei detenuti. «Sono tutte iniziative di grande valore – commenta Sciaudone – ma come tutte le cose vanno gestite e spesso costituiscono un ulteriore impegno per il personale di polizia penitenziaria».