Servizi socio assistenziali: chi paga, e quanto? [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

In un momento in cui le fragilità sono in aumento, il welfare garantisce un supporto a coloro che si trovano in una condizione di disagio fisico, mentale od economico.

Eppure, nonostante il ruolo fondamentale del welfare nel tentare di garantire equità tra i cittadini, soprattutto a supporto delle fasce più deboli, da anni si assiste a una riduzione dei finanziamenti ad esso destinati e, talora, anche ad un aumento delle tariffe per i servizi erogati ai disabili (come è stato annunciato nel caso del Cissaca di Alessandria), con un rimbalzo di responsabilità tra i diversi livelli di governo.

Per capirne qualcosa di più forse è utile ricordare la governance del settore.

Sotto il profilo giuridico, a seguito della riforma costituzionale del 2001, che ha modificato gli art.117 e 118 della Costituzione la potestà legislativa in materia di servizi sociali spetta alla Regione, che definisce gli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei servizi, il Piano Regionale degli interventi finalizzati all’integrazione socio-sanitaria, la ripartizione del fondo e la gestione dei finanziamenti.

La legge regionale 1 del 2004 individua nei Consorzi la forma preferenziale di gestione e stabilisce che le attività sociali a rilievo sanitario per la tutela materno-infantile e dell’età evolutiva nonché per adulti ed anziani con limitazione dell’autonomia, le attività di formazione professionale del personale dei servizi sociali e quelle relative all’autorizzazione, accreditamento e vigilanza sui servizi e sulle strutture sono obbligatoriamente gestite in forma associata dai comuni capoluoghi di provincia o dalle ASL delegate.

Infine i Comuni hanno la primaria titolarità degli interventi sociali svolti a livello locale.

I finanziamenti derivano da:

• Entrate dalla Regione: trasferimenti regionali agli enti gestori (fondo socio-assistenziale regionale, fondo nazionale per le politiche sociali, trasferimenti a destinazione vincolata…).
• Entrate da ASL: contributi e trasferimenti dalle Aziende Sanitarie Regionali per i costi a rilievo sanitario delle strutture residenziali e diurne a gestione diretta, contributi e trasferimenti dalle Aziende Sanitarie Regionali per altre attivitaÌ a rilievo sanitario (Entrate da comuni: trasferimenti comunali all’ente gestore sulla base di una quota pro capite annualmente concordata e altri trasferimenti comunali.
• Finanziamento diretto: fondi per l’esercizio delle attività socio-assistenziali da parte dei tre comuni capoluogo di provincia (Torino, Asti, Novara) e dai comuni capofila che gestiscono le attività socio-assistenziali in convezione con altri comuni.
• Entrate da altri enti pubblici: i trasferimenti effettuati agli enti gestori da vari enti pubblici.
• Altre entrate da famiglie/utenti, vendita di beni e servizi e proventi derivanti dalla gestione dei beni dei servizi, interessi attivi, altre entrate da redditi da capitale, rimborsi e altre entrate correnti.

In provincia di Alessandria i gestori dei servizi socio-assistenziali sono 6, e seguono 18.860 utenti al 2016 (pari al 4,4% della popolazione) che corrisponde al 7% a livello regionale. di questi 3.646 sono presi in carico dal Cissaca, 2.596 dal Cisa di Tortona, 1.532 dal Consorzio dei Servizi sociali di Ovada, 6.032 dal Servizio Socio assistenziale dall’ASL AL nel Casalese e 1.168 nel Valenzano, 1.788 dall’Unione Montana Suol D’Aleramo.

Le entrate dei soggetti gestori sono differenziate: per alcuni di essi pesano molto i trasferimenti regionali, per altri come il Cissaca è invece maggiore l’apporto dei Comuni e degli utenti (cliccare sulla tabella per ingrandirla).

Quel che è certo è che, a partire dal fondo nazionale per le politiche sociali per scendere a quelli regionali e degli enti locali, un paese che vuole dirsi civile e democratico, in un’Europa, che per anni ha vantato un sistema di welfare all’avanguardia, deve investire nel sociale, con la consapevolezza che, a fronte di vincoli più stringenti di bilancio e esigenze crescenti della popolazione, occorre anche sapere reinventare nuove soluzioni e contaminazioni con il privato nella gestione dei servizi.