Grafoplast di Predosa, impresa rinata nel nome della famiglia Piana

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di Enrico Sozzetti

 

 

Una multinazionale statunitense che vende a una famiglia italiana. In provincia di Alessandria è accaduto anche questo. E quello che è avvenuto alla fine del 2017 e si è consolidato durante il 2018. Lo scenario è Predosa, paese di duemila abitanti, mentre il palcoscenico è stata la sala riunioni della Prefettura di Alessandria dove la svolta aziendale è stata illustrata alla presenza i tutti i protagonisti perché il risultato è stato raggiunto «anche grazie a una azione corale del territorio». La storia si era aperta come la tipica crisi che si sarebbe potuta concludere con la cessazione dell’attività dell’impianto produttivo perché la società multinazionale aveva deciso «di uscire dal business dei sistemi per l’identificazione dei cavi elettrici». Invece è finita con una cessione che ha riportato la vita e l’occupazione (38 i posti salvati su 42) nello stabilimento che sorge nella zona industriale del paese. Così è scomparsa la 3M ed è tornata la Grafoplast, grazie all’operazione che ha visto protagonista la famiglia genovese Piana.

L’azienda specializzata nella produzione di sistemi di identificazione per cavi e componenti per impianti elettrici civili e industriali è stata fondata nel 1963 da Giovanni Piana che ha brevettato il primo sistema di identificazione di cavi elettrici chiamato ‘Trasp’. Durante la guida della seconda generazione, con Silvano Piana, lo stabilimento viene ceduto nel 2008 all’americana 3M. Fino a quando questo ramo d’azienda è stato strategico per la multinazionale, tutto è filato liscio, poi è arrivata la svolta repentina e senza segnali premonitori: la direzione di 3M Italia annuncia di volere uscire dal business con la diretta conseguenza della chiusura dell’impianto di Predosa. La reazione non si è fatta attendere, mettendo in campo non solo le organizzazioni sindacali confederali, ma anche il Comune, con il sindaco Giancarlo Rapetti in prima linea, Confindustria, parlamentari alessandrini e la Prefettura.

Fra alti e bassi la vicenda si conclude positivamente con la cessione e l’ingresso in azienda della terza generazione della famiglia Piana rappresenta dai fratelli Giovanni, 30 anni, che ha assunto la carica di amministratore delegato (ha maturato una esperienza all’estero) e continua a seguire la Grafoplast Europe Limited con sede in Inghilterra, e Valentina, 32 anni, responsabile della risorse umane e dell’amministrazione. «In realtà – dice Giovanni Piana – non abbiamo ruoli rigidi, facciamo tutto insieme. Io oggi – aveva aggiunto sorridente parlando con i cronisti dopo l’incontro in Prefettura – ho risposto per tutto il giorno anche al centralino. Siamo pronti a ricostruire una parte dell’attività, a partire da quella commerciale e amministrativa – puntualizza Valentina – e lo faremo con i dipendenti e tutti coloro che ci sono stati vicini». Con a fianco il padre Silvano che rappresenta non solo un costante supporto, ma l’esperienza e la memoria indispensabili per una realtà che, tornata italiana, ha riportato il motore produttivo a pieno regime.

Grafoplast è «parte della storia di Predosa, non solo per il lavoro e l’occupazione, ma anche per il ruolo sociale come nel caso della sponsorizzazione della squadra di tamburello del Castelferro» è stato commentato ripetutamente in paese, mentre c’è stato chi ha voluto sottolineare un altro aspetto: la capacità di mettere in campo un autentico gioco di squadra fra istituzioni e parti sociali, oltre il ricorso a delle buone pratiche indirizzate esclusivamente all’interesse del territorio. Il sistema di relazioni industriali ha funzionato davvero e il messaggio, forte, verso l’intero territorio è stato preciso: grazie a buone prassi è possibile migliorare il tessuto economico della provincia.

Durante il 2018 gli sviluppi non sono stati che positivi. Non solo per la produzione, che è continuata ed è in fase di implementazione, ma soprattutto per la ricomposizione del tessuto umano aziendale. Una volta tornata alla guida della Grafoplast, la famiglia Piana si è resa conto che l’azienda era solo uno stabilimento di produzione, senza uffici amministrativi e commerciali (avevano fatto capo alla 3M). «Il primo impegno – racconta Silvano Piana – è stato ricontattare vecchi e nuovi impiegati amministrativi e commerciali. A loro abbiamo chiesto se erano pronti a condividere con noi questo progetto in un anno abbiamo assunto una dozzina di persone e con il rientro di un altro paio di unità siamo ora a 52 occupati». Subito dopo aggiunge, non senza un po’ di emozione: «È stato bello il ritorno delle persone perché tutte quelle che abbiamo cercato non ci hanno detti di no, anzi sono state ben felici di condividere questa avventura». Parallelamente è stata poi ricostruita la rete degli agenti, plurimandatari, e riallacciati i contatti con i distributori, con hanno detto chiaramente di essere «contenti che Grafoplast sia tornata italiana». E non mancano figure nuove, come un web manager, per preparare al meglio il lancio di nuovi prodotti Grafoplast.