Paola Italiano (La Stampa): “I miei primi cento giorni ad Alessandria. Città splendida: deve solo crederci di più e progettare il futuro”

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di Ettore Grassano

 

“Fino a pochi mesi fa di questa provincia conoscevo solo i casi Eternit, e Erika-Omar: di entrambi mi sono occupata a lungo come cronista, a Torino. Ora che ci vivo e lavoro mi sono resa conto che l’Alessandrino ha grandi eccellenze e potenzialità, a partire dal capoluogo: deve solo crederci davvero, e imparare a fare rete, per valorizzare le sue qualità”. Paola Italiano ha un osservatorio privilegiato: dallo scorso febbraio è a capo della redazione di Alessandria del quotidiano La Stampa, e la nostra provincia la racconta, per mestiere, giorno dopo giorno. Le ampie vetrate del suo ufficio si affacciano su piazza della Libertà, tra comune e Provincia/Prefettura. “Ma perché una piazza così bella la usate come parcheggio?”, sorride mentre chiacchieriamo. E ci racconta quanto il giornalismo è cambiato, in questi vent’anni, ma anche come in fondo il compito del giornalista vero (“soprattutto oggi, circondati di fake news”) sia sempre lo stesso: “osservare, cercare di sapere, capire, e poi spiegare: il proliferare di giornalisti improvvisati, sulla rete, rende ancora più necessaria la presenza di un’informazione professionale, a qualità garantita e certificata”.

Partiamo dal suo percorso professionale: chi è Paola Italiano?
Intanto arrivo anch’io dalla provincia, sono nata e cresciuta a Fossano, in provincia di Cuneo. Mi sono trasferita a Torino ai tempi dell’Università, e lì ho imparato il mestiere, facendo un po’ di tutto…

Passione precoce, quella per il giornalismo?
Assolutamente sì, al punto da sostenere all’Università un sacco di esami, in facoltà diverse, ma senza conseguire la laurea: nel frattempo la professione mi ha travolta, e ci credo sempre di più.

Ottenendo risultati notevoli: è raro arrivare così giovani a capo di una redazione…
(sorride, ndr) Non sono così giovane, ho 42 anni. E ho cominciato a poco più di venti, nel mondo delle radio, e delle agenzie di stampa, dopo aver frequentato i corsi della scuola di giornalismo di Torino. Si figuri che quando mandavo i primi pezzi a Kataweb, Agi, Reuters c’erano ancora i dimafonisti, a cui si dettava il lancio al telefono. Ho vissuto appieno la trasformazione avvenuta nei primi anni del Duemila, con un’informazione sempre più veloce, accelerata, in tempo reale.

Questo non va a scapito della qualità?
Dipende. Dal momento che indietro non si torna, e che oggi il giornalismo deve per forza correre, si tratta di distinguere, come sempre, tra chi lo sa fare professionalmente, e chi no. In rete c’è tutto: l’eccellenza, e la più bieca disinformazione.

In tutto ciò, quale sarà il destino dei giornali cartacei?
Ci sono studi in tutto il mondo che stanno analizzando l’evoluzione del comparto. Io ritengo che oggi la carta, e in particolare quotidiani autorevoli come La Stampa, abbiano un ruolo sempre più centrale. Certo, questo significa riuscire ad offrire ogni giorno ai lettori un reale valore aggiunto, la capacità di approfondire la notizia che in tanti hanno già letto on line, anche sul nostro stesso sito…

A proposito, Paola: è solo una casualità se da alcuni mesi, in coincidenza con il suo arrivo ad Alessandria, le pagine locali del sito della Stampa sono decisamente più ‘vitali’ ed aggiornate?
Certamente non è un caso, e non succede in realtà solo ad Alessandria, ma anche in altre province. Merito del lavoro di squadra, e di colleghi e colleghe davvero ‘sul pezzo’ capaci appunto di fare subito il ‘lancio’ di una notizia che non ha senso tenere nel cassetto fino al mattino dopo. Quando invece chi compra il giornale trova l’approfondimento, le interviste ai protagonisti, il ‘dietro e dentro la notizia’.

Lei ha una formazione da cronista?
Completamente. Dopo una decennale gavetta tra agenzie e radio nel 2009 cominciai a collaborare con La Stampa, dai quartieri di Torino. Poi, entrata in redazione attraverso il classico percorso di sostituzione ferie e contratti a termine, mi sono occupata a lungo di giudiziaria. Il primo alessandrino che ho conosciuto, e frequentato professionalmente quasi tutte le mattine, è stato Raffalele Guariniello, di Frugarolo, fino al 2015 Procuratore aggiunto a Torino. Per anni ho seguito la complicata vicenda giudiziaria dell’Eternit di Casale Monferrato, e il dramma umano di un’intera comunità.

Oggi come vede Alessandria? Sia sincera…..
Non ho motivo per non esserlo. Alessandria è una città ricca di bellezza, e di potenzialità. Forse però ci crede poco, c’è in giro una certa rassegnazione: ci vorrebbe (dico sempre forse, come chi sta ancora cercando di capire) un po’ più di coraggio, e di capacità di programmare il futuro, da parte della classe dirigente. Politica, ma non solo.

I luoghi più suggestivi?
Ne cito due che mi hanno davvero colpita. Il primo è la chiesetta della Madonna del Monserrato, in fondo a via Milano se ben ricordo. Incantevole. Il secondo è certamente facile: la vostra Cittadella. Un luogo magico, e appunto una risorsa che potrebbe essere sfruttata molto meglio, con ricadute importanti. Quando posso vado a correre sul percorso dei bastioni, e ad un certo punto mi compare dinanzi il ponte Meier, opera notevole. Uno scorcio bellissimo, l’ho anche fotografato. Semmai sono quei due semafori all’ingresso e alla fine del ponte che sono ‘un pugno in un occhio’. Ma è tutta la viabilità alessandrina che andrebbe rivista, con un po’ di coraggio, non trova? A partire dalla realizzazione di una Ztl vera per le vie del centro.

E gli alessandrini, Paola? Cos’hanno di diverso dai torinesi?
La riservatezza piemontese c’è qui come là. A Torino, come ad Alessandria, un personaggio noto o famoso, penso ad un calciatore o cantante o politico, può girare tranquillamente senza essere ‘assaltato’ dai fans: al più un’occhiata furtiva, un cenno di saluto e via. Ma ho colto una differenza fondamentale. Torino, in maniera forse un po’ ‘provinciale’, ama vantarsi dei suoi cittadini illustri, li valorizza a fondo, forse talora eccede anche. Qui però ho constatato l’opposto: Umberto Eco, un genio assoluto per tutto l’Occidente, da voi viene quasi ‘liquidato’ con sufficienza, mi pare non ci siano grandi progetti neanche alla memoria e ho accolto con un certo sollievo la notizia dell’inaugurazione della statua di Lodola a lui dedicata tra un paio di mesi. Gianni Rivera non parliamone. E l’elenco credo potrebbe continuarlo meglio lei che è del posto: ma perché fate così?

La Stampa di Alessandria nei prossimi mesi ci regalerà qualche sorpresa?
Con tutti i colleghi della redazione cercheremo di realizzare un giornale sempre più completo, tempestivo in rete, approfondito sulla carta. Senza nessuna tesi precostituita da sostenere, ma anche senza sconti, e atteggiamenti compiacenti verso nessuno. Una bella novità c’è già, ed è molto apprezzata. Sono le interviste della domenica di Emma Camagna, una pagina che abbiamo chiamato La mia Alessandria: Emma sa individuare e raccontare personaggi che rappresentano davvero l’anima più profonda della città, della sua storia. I lettori mostrano di gradire moltissimo.