Gentrificazione [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

”La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento/e puzza di sudore dal boccaporto e odore di mare morto”. Il Titanic di De Gregori descriveva una società divisa in classi sociali ben distinte, in cui per accedere alla prima classe la ragazza che voleva essere invitata al tavolo del Capitano doveva sborsare 1000 lire.

In molte città i quartieri residenziali mantengono ancora una distinzione per classi sociali (i famosi centri storici in cui vive la borghesia composta da professionisti) ma si sta sempre più diffondendo la cosiddetta gentrificazione. Il termine è stato utilizzato per la prima volta dalla sociologa Ruth Glass in merito ai cambiamenti sociali che stavano accadendo in un quartiere popolare di Londra quando iniziarono a insediarsi accanto agli operai anche certi medi e alti.

La gentrificazione comprende una serie di fenomeni, in cui un gruppo di persone della middle class emergente inizia a trasferirsi in una zona che in passato è stato storicamente operaia o multirazziali. I prezzi cominciano a salire, ed è un processo che coinvolge attori diversi. Gli investimenti correlati servono a riqualificare il quartiere anche per le fasce più disagiate.

La gentrificazione può generarsi con piani di riqualificazione strutturale di aree disagiate o invece può sorgere in modo autonomo attraverso fenomeni di rigenerazione ambientale di un’area che di solito viene scelta da un gruppo sociale legato al milieu culturale e creativo.

Questo processo è avvenuto nelle grandi metropoli mondiali (a Chelsea e Dumbo a New York) e si è esteso alle maggiori città italiane: a Roma a Testaccio e San Lorenzo, a Milano a Isola e poi in zona Tortona, a Torino nella zona del Quadrilatero, per poi passare a San Salvario e ora a Borgo Dora stanno conoscendo queste contaminazioni, che generano esternalità positive non solo dal punto di vista della crescita dei valori immobiliari ma soprattutto sotto il profilo delle contaminazioni culturali e della maggior vivibilità delle città. Il tessuto sociale muta gradualmente, si stratifica e nascono nuove attività commerciali.

Al contempo, tuttavia, possono ingenerarsi anche esternalità negative: il rincaro degli affitti spesso induce gli abitanti originari del quartiere altrove. Rispetto agli Stati Uniti, tuttavia, nel nostro paese la gentrification pare avere più aspetti positivi: infatti il 77,4% degli italiani risiede in una una casa di proprietà, per cui non comporta la migrazione forzata della popolazione.