Unione Europea e Piemonte: un po’ di storia, e di numeri [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

Domenica prossima si terranno le Elezioni Europee; la maggior parte dei commentatori politici sembrano interessati più che altro ai risvolti nazionali, mentre troppo poco in realtà si parla d’Europa.

Ormai siamo abituati a passare le frontiere con la Francia senza dover esibire un documento d’identità, a non dover più cambiare la valuta se ci rechiamo all’estero, senza essere consapevoli che tutto ciò è il frutto di un processo nato molti anni fa, precisamente nel 1951, quando, su proposta del Ministro degli Esteri francese Robert Schumann fu istituita la CECA (Comunità Europea del carbone e dell’acciaio) da Belgio, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Francia e Germania.
I Trattati di Roma del 1957 istituirono la Comunità economica europea (CEE) e la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) e nel 1965, il Trattato di fusione subordinò CECA, CEE ed Euratom alle istituzioni comuni (Commissione, Consiglio dei Ministri, Parlamento europeo, Corte di giustizia), ossia la Comunità Europea.

Anche se la storia recente da Maastricht in poi è più nota, l’Europa, talvolta, ci appare ancora come un‘entità lontana, evocata in periodo elettorale o nei casi di infrazione o di tenuta dei conti pubblici. In realtà l’Europa incide profondamente sulle nostre vite in quanto una parte della legislazione nazionale deriva dal recepimento di direttive e regolamenti, non ultima, ad esempio, la direttiva europea per la messa al bando della plastica monouso nell’Unione Europea a partire dal 2021.

Ma anche a livello di fondi, il contributo dell’Europa allo sviluppo dei territori non è secondario. Nella stagione di programmazione in corso, per il solo Piemonte, la UE finanzia con fondi indiretti, per rilanciare la competitività delle imprese, un miliardo di euro circa, destinato alla crescita economica, puntando soprattutto sull’innovazione.

Sempre l’Unione Europea, con un cofinanziamento di 76 milioni di euro, contribuisce anche all’efficientamento energetico degli edifici pubblici.

Infine la regione partecipa a 10 progetti del programma transnazionale Central Europe, di cooperazione territoriale dotato di 246 milioni di euro (2014-2020). E ci sarebbero molti altri fondi diretti cui enti locali, associazioni, enti di ricerca potrebbero accedere. Purtroppo spesso l’accesso ai finanziamenti non è così semplice e soprattutto nei fondi indiretti si sono accumulati colpevoli ritardi.

Ma l’Europa ci appare lontana non solo perché non siamo in grado di misurare l’entità dei fondi da essa stanziati o di intercettarli tutti pienamente. C’è qualcosa di più. Steiner in un bellissimo saggio a un certo punto parla di “l’Europa è i suoi caffè”, riferendosi alle piazze e ai punti di incontro delle principali capitali, come luogo di scambio, confronto di culture e costruzioni di valori. Ecco, in questi anni, forse è mancato proprio questo: l’Europa dei caffè.