“Non parteciperemo al Bando CAS”

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Da diversi anni le nostre realtà lavorano con la Prefettura, i Comuni e altre realtà istituzionali e private per promuovere e realizzare percorsi di accoglienza e inclusione sociale dignitosi, con l’obiettivo di prenderci cura dei richiedenti asilo e rifugiati accolti e – al contempo – dei territori che abitiamo.

Abbiamo sperimentato, innovato e prodotto modelli di inclusione che hanno suscitato interesse e ottime valutazioni sia nel nostro Paese che all’estero, modelli che in alcuni casi sono stati presi come esempi virtuosi tanto da essere replicati anche in altri contesti. Modelli che si sono rivelati importanti per la tutela dei diritti dei singoli e della crescita della comunità, divenendo un’opportunità per i territori che li hanno ospitati.

Purtroppo, da qualche tempo a questa parte, stiamo rilevando le criticità di un sistema sempre più popolato da soggetti provenienti dal mondo profit, sensibili a logiche differenti e totalmente disinteressati al benessere dei Territori. Criticità potenziate dalle nuove regole imposte dal Decreto Sicurezza che taglia drasticamente i fondi destinati all’accoglienza, di fatto, sottraendo alle nostre realtà quegli strumenti e quelle risorse professionali necessari a condurre percorsi di inclusione efficaci.

Ci siamo trovati, quindi, davanti a una scelta difficile ma che tuttavia abbiamo deciso di compiere: abbiamo ritenuto importante identificarci in una rete di soggetti che ha scelto consapevolmente, in maniera sofferta, di non partecipare alla gara d’appalto della Prefettura per l’affidamento dei servizi di accoglienza.

Il nuovo capitolato, a nostro avviso, rischia di togliere ogni forma di dignità umana alle persone richiedenti asilo, e diventa ancora più drammatico se letto con gli occhi di tutte quelle ragazze, quei ragazzi, quelle madri, donne, uomini che tanto più spesso si presentano a noi come portatori di traumi generati da violenze e fatiche inimmaginabili e che si ritroveranno a breve impossibilitati ad accedere ai servizi di istruzione, lavoro, sanità, trasporti, fin tanto da non essere considerati residenti sui territori dove cercano a fatica di ricostruirsi un futuro. Infatti, le nuove direttive del governo limitano i servizi di accoglienza a garantire la sussistenza minima, escludendo ogni investimento di risorse sulla costruzione dei percorsi di inclusione, così necessari a garantire stabilità e sicurezza ai richiedenti asilo e alle comunità locali. In poche parole, nuove regole che non riconoscono all’altro la dignità di essere umano e che mettono a rischio la serenità e crescita dei territori.

In Italia un posto in pensione per un animale costa mediamente una ventina di euro con l’aggiunta dei costi per il cibo. Le nuove regole imposte dal Decreto Sicurezza riducono a meno di venti euro giornalieri i costi per l’accoglienza di un essere umano.

Abbiamo riflettuto a lungo e abbiamo provato a cercare il modo di partecipare alla gara d’appalto per il bene dei nostri beneficiari e del territorio, ma avremmo dovuto rinunciare a principi e modelli Etici ed educativi che appartengono alla nostra storia e al nostro lavoro, oltre che partecipare da protagonisti ad attività che concorreranno all’insicurezza dei territori. Ci saremmo ridotti a divenire soggetti economici con dinamiche mercantili, stravolgendo i nostri modelli che non si adattano ad economie di scala e profitto. Modelli e progetti per cui negli anni abbiamo assunto e formato operatori qualificati e che hanno permesso a molte persone di essere inserite nel mondo del lavoro, sociale e culturale, sia in Alessandria che in tutta Italia. Professionisti che hanno lavorato quotidianamente a contatto con i migranti, coloro che il governo addita come quelli per cui “è finita la pacchia”.

Le nuove regole imposte creano un danno collettivo, agli operatori, alle persone che chiedono accoglienza, alle realtà – come le nostre – che in questi anni hanno lavorato per creare modelli virtuosi, ai territori. Perseguendo le nostre finalità e i nostri progetti cercheremo di non esserne vittime, sicuramente non vogliamo esserne complici.

Comunità San Benedetto al Porto, Cambalache, Ostello e Coompany&