Martedì ad Alessandria convegno sull’Europa del Movimento Cristiano Lavoratori

Da quando è nato il Movimento Cristiano Lavoratori in provincia, cioè dagli anni Settanta, oltre un quarantennio fa, si è sempre registrata una profonda relazione tra la dirigenza nazionale e quella provinciale.

Si rinnova questa tradizione martedì 21 maggio, alle ore 17,30 al Borsalino di Alessandria, il Centro Sportivo Comunale di viale Massobrio, con l’arrivo di Carlo Costalli, Presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori, che sarà in Alessandria per parlare di Europa.
Anzi per commentare il Manifesto “Sì all’Europa per farla”. Un documento che, senza mezzi termini, sposa l’idea di un’Europa nuova, fuori dagli schemi che fin qui l’hanno caratterizzata tra burocrazia e dimenticanza delle radici.

Un’iniziativa che vedrà impegnati relatori di grande qualità per commentare il Manifesto lanciato dall’Associazione Esserci e sostenuto dal MCL. “Sì all’Europa per farla” è più di un semplice appello, è un vero e proprio richiamo ai valori fondanti dell’Europa ed uno sforzo per poterla innovare dopo la stagione dell’accordo fra popolarismo e socialismo.
Carlo Costalli, insieme a Giancarlo Cesana, leader laico di Comunione e Libera-zione, hanno firmato il Manifesto, che sarà illustrato durante l’incontro alessandri-no da Carlo Amedeo Tabellini.
Ne discuteranno, dopo i saluti di Piercarlo Fabbio, Mauro Bovone, consigliere comunale di Alessandria, e Marco Margrita, Presidente regionale MCL, Michele Rosboch e Maurizio Sciaudone, consigliere delegato della Provincia di Alessandria. L’introduzione sarà affidata al Presidente Costalli, mentre le conclusioni saranno tratte da Massimiliano Salini, parlamentare europeo, in lizza per il voto del 26 maggio.

A seguire pubblichiamo il Manifesto Sì all’Europa per farla”:

Manifesto Sì all’Europa per farla – MCL/Esserci

Le elezioni europee del maggio 2019 rivestono un’importanza decisiva per il no-stro futuro. All’Europa, infatti, sono legate speranze e preoccupazioni: speranze per un progetto che ha garantito oltre 70 anni di pace e di sviluppo; preoccupazioni per un’unità incompiuta e burocratizzata, dimentica delle sue radici.

Come cristiani l’ideale europeo lo sentiamo totalmente consono alla nostra natura e alla nostra storia e non vogliamo rinunciarvi soprattutto per le opportunità di cre-scita, benessere e libertà che ha promosso e dovrà promuovere: diciamo sì all’Europa, nella consapevolezza che si deve continuare a farla e farla meglio.

La storia recente dell’integrazione europea è iniziata con i padri fondatori, De Gasperi, Schuman e Adenauer, basata su un’idea popolare e condivisa di unità cul-turale e politica, da cui far discendere gli aspetti economici e organizzativi; questo modello voleva soprattutto armonizzare la politica estera e di difesa, far crescere la solidarietà e l’integrazione tra le nazioni e le persone con un sistema libero di mercati ed economie differenziate. Purtroppo, l’idea di un’Europa dei popoli – è stata presto abbandonata, con l’adozione dei principi del politicamente corretto nella cultura e nel costume, il dettaglio delle regole del “mercato unico” e la con-seguente enfasi burocratica nei rapporti tra gli Stati.

Il rifiuto di menzionare le “radici ebraico-cristiane” nel progetto di costituzione eu-ropea (trattato di Nizza) ha sancito una rottura con l’idea originaria di Europa; la conseguente spaccatura fra élites divenute tecnocratiche e il sentimento popolare – insieme all’affrettato processo di adesione di molti Stati – hanno acuito lo scettici-smo verso Bruxelles e la richiesta di ritornare alle “identità nazionali”. Più di recente la Brexit ha ulteriormente complicato il quadro. La crisi economica del 2008, il deficit demografico, con la prevista conseguente insostenibilità dell’attuale si-stema di welfare, stanno peggiorando la situazione; ma è soprattutto la pressione migratoria (prima sottovalutata e poi non adeguatamente affrontata da alcuni fra i maggiori Stati europei e dalla stessa Unione) a provocare una profonda sfiducia verso l’Europa.

Da un punto di vista politico l’alleanza strategica fra popolari e socialisti è oggi in crisi perché il modello socialista, a cui troppo spesso anche i popolari hanno ceduto, ha dimostrato di deprimere la libertà economica e sociale delle persone e dei gruppi, mortificando talvolta anche le specifiche eredità e tradizioni popolari in nome di un’artificiosa omogeneità culturale. Hanno così preso piede forze conservatrici, più che identitarie, le quali raccolgono il diffuso malcontento dei cittadini, cadendo però in nazionalismi. Vista l’interconnessione degli Stati europei, in particolare l’Italia, da sola, non riuscirebbe a sostenere la competizione globale e si metterebbe fortemente a rischio il suo raggiunto livello di benessere.

Noi continuiamo a guardare con speranza all’Europa, confidando che la sua radice fatta di democrazia, promozione della pace, dello sviluppo e della solidarietà possa essere recuperata e che l’Europa unita possa così rispondere alle giuste esigenze di libertà, identità e sicurezza sociale.

Siamo per un PPE attento alle nuove esigenze di riforma a favore del rispetto delle culture nazionali e popolari e per un’economia sociale di mercato, capace di equilibrare il liberismo e la finanza senza regole; siamo lontani, invece, da proposte che mettono paradossalmente insieme collettivismo ed estremismo identitario, egualitario e giustizialista.

Alle forze politiche in vista delle elezioni europee chiediamo di promuovere:
– una concezione della cosa pubblica sussidiaria, capace di valorizzare il protagonismo della persona e il suo potenziamento attraverso le associazioni e gli altri corpi intermedi;
– un’attenzione alla famiglia come fondamentale fattore di stabilità perso-nale e sociale;
– una politica che metta al centro il lavoro e il suo significato, con investi-menti speciali per i giovani;
– una libertà di educare a partire dalle convinzioni e dai valori che sono consegnati da una ricchissima tradizione popolare;
– il rispetto dell’identità anche religiosa dei popoli, certi che questa è in grado di accogliere ed ospitare, con equilibrio e realismo;
– una ripresa del ruolo centrale dell’Europa nel mondo, attraverso una politica estera e di difesa comune;
– il rafforzamento delle competenze del Parlamento europeo.

Apriamo una discussione su questi temi, fino ad individuare – nelle liste a noi più vicine – candidati a cui attribuire le nostre preferenze.