‘Dove si fa ricerca, si cura meglio’ fra Irccs e università. Alessandria, Centini, l’ospedale e il futuro della sanità [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

«Dove si fa ricerca, si cura meglio». Giacomo Centini, direttore generale dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ va diritto al punto, dopo avere tracciato il quadro generale dell’attività aziendale. E lo fa guardando a un obiettivo del 2023 che non vedrà perché l’incarico è triennale e lui è stato nominato dalla giunta regionale nel mese di maggio del 2018. Ma quello che ha voluto fare subito dopo l’insediamento è stato imprimere una svolta manageriale e gestire una riorganizzazione che ha trovato, dopo alcuni mesi, una sintesi nel piano strategico 2018 – 2023. Un impegno di cinque anni «perché il piano non è della direzione, ma di tutti gli operatori che lavorano all’interno dell’azienda» come aveva detto lo stesso Centini in apertura della presentazione.

Un concetto ribadito durante la relazione svolta di fronte ai soci del Lions Club Alessandria Marengo (presidente è Giuliana Cellerino), dove è stato invitato per una serata intitolata ‘Aso 2023, sfide e opportunità in anni di crescita e trasformazione’. Per il direttore generale dell’azienda ospedaliera è stata l’occasione per tracciare un quadro aggiornato delle attività e focalizzare una ampia parte dell’intervento sugli sviluppi possibili legati alla ricerca. Per un’azienda da 574 posti letto, 20.700 ricoveri e 64.500 accessi al Pronto soccorso fra ‘civile’ e infantile, 10.200 interventi chirurgici e 260 milioni di valore di produzione (i dipendenti sono circa 2.200), la svolta sul fronte dell’innovazione e della ricerca ruota intorno a due pilastri: l’avvio del corso di medicina dell’Università del Piemonte Orientale (50 posti) che produrrà i primi effetti con l’ingresso in corsia degli studenti dopo il triennio di didattica frontale e il percorso avviato per il riconoscimento di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) per patologie ambientali.

Il via delibera definitivo, dopo anni di lavoro prima all’interno dell’azienda e poi con la progressiva sensibilizzazione e mobilitazione delle istituzioni alessandrine, è arrivato a marzo con la delibera della Regione Piemonte che ha fatto scattare il semaforo verde «per l’avvio del percorso di costituzione e riconoscimento di un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per patologie ambientali e mesotelioma». La candidatura è stata presentata dall’azienda ospedaliera e dall’Asl Al sulla base «del ruolo di Hub del ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’, e la forte integrazione con l’Asl Al, del modello organizzativo realizzato in ambito di assistenza e ricerca attraverso l’Infrastruttura Ricerca, Formazione e Innovazione nell’ambito della patologie asbesto- correlate».

Giacomo Centini ha stimato in un anno il tempo necessario per consolidare la candidatura («Questo riconoscimento è un punto di partenza»), dopo l’inizio dell’iter per completare il dossier da consegnare al ministero. «Si stanno aprendo opportunità nuove per l’azienda e per il territorio. L’avvio dell’Irccs, del corso di medicina e il parallelo e costante rapporto con il tessuto socioeconomico potranno fare compiere il salto di qualità» ha aggiunto Centini. L’area di ricerca (patologie ambientali e mesotelioma) per la quale dovrebbe essere riconosciuto l’istituto è «scoperta a livello nazionale». In Piemonte quello di Alessandria sarebbe il primo istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di tipo pubblico (l’unico altro esistente è Candiolo, ma è privato). Anche la Regione Piemonte lo ha messo nero su bianco. «Attualmente in Italia – si legge sulla delibera – gli istituti che hanno ottenuto tale riconoscimento scientifico sono in totale 49, di cui 21 pubblici e 28 privati. Gli istituti effettuano una ricerca che deve trovare sbocco in applicazioni terapeutiche negli ospedali, in aree di expertise definite, tra cui a oggi non risulta essere presente una specifica area dedicata alle patologie ambientali».

All’interno dell’azienda ospedaliera il motore intorno cui ruota l’attività che ha permesso di raggiungere questi primi traguardi è la struttura semplice ‘Formazione, promozione scientifica e comunicazione’ diretta da Antonio Maconi, che, fra l’altro, ha progettato e curato per anni iniziative come ‘Le giornate scientifiche’, ‘I mercoledì della salute’ che hanno messo in stretta correlazione il mondo ospedaliero, quello universitario e il mondo delle imprese.

Il 2018 si è concluso con diversi segni ‘più’ per l’azienda ospedaliera, a partire dal numero di interventi (+358), dell’attrazione da fuori regione aumentata dal 4 per cento e dalla produzione all’insegna di un più 4,5 milioni di euro. I numeri della ricerca sono anch’essi in costante incremento con 150 studi clinici attivi e mille pazienti che hanno potuto usufruire di nuovi farmaci e protocolli terapeutici innovativi. Ecco perché «dove si fa ricerca, si cura meglio» ribadisce Centini. Però senza dimenticare l’attività quotidiana perché è anche l’ospedale del capoluogo e non solo il centro di riferimento del quadrante delle province di Alessandria e Asti. Su questo fronte non mancano i limiti di una struttura datata e non sempre funzionale, ma se lo sviluppo legato alla ricerca e all’innovazione darà i suoi frutti, non è da escludere, in un prossimo futuro (comunque non immediato) che si riprenda lo studio per un nuovo ospedale. Che non è detto debba per forza essere costruito lontano dal centro storico.