Prima del volere divino [Lo Straniero]

di Angelo Marenzana

 

 

Si dice che l’anima di chi muore prima del tempo prescelto dal Padreterno sia destinata a vagare inquieta fino al momento fatidico. Forse l’amico Danilo Arona ne sa più di me in merito.

E allora perché forzare la mano al destino?
Perché insistere ad accettare la logica di scelte cieche fatte dagli amministratori e alla sordità di un’intera collettività capaci solo di trascinarci verso un’inquietante eliminazione collettiva prima del volere divino?

L’inquinamento atmosferico che incombe sulla città classifica Alessandria tra quelle più a rischio, il traffico urbano e la conseguente necessità di posteggi sono le due facce di un mostro che oltre a divorare la bellezza delle nostre poche architetture scampate alle scelte dissennate delle speculazioni edilizie, si sta trasformando in un’arma letale.

Già la nostra provincia deve sopportare le conseguenze di un clima che non ci siamo scelti, ma certo un’intera collettività sta mettendo il classico carico da novanta a una situazione geografica di per sè complessa. Risultato? Lo dice la cronaca, lo dicono le statistiche mediche ufficiali al pari dei medici curanti in chiacchierate a quattr’occhi.
Traffico selvaggio e industrie chimiche sono la causa della crescita di tumori, focolai di polmoniti spesso asintomatiche e per questo più pericolose. Polveri giallastre colorano i balconi di casa se non addirittura i pavimenti all’interno quando spirano i venti ormai sempre più prepotenti.

Copia di A Tortona, per una settimana, due nuove centraline CorriereAl

Non ho particolari conoscenze tecniche e neppure di chimica. Ma qualcosa mi puzza visto che ho dedicato parte del tempo dei mesi invernali a pulire una macchina posteggiata sotto casa eternamente sudicia di polveri neri, spesse, quasi bituminose, a inalare boccate d’aria fetida non appena messo il piede fuori dalla porta di casa per il giro mattutino con i cani, a scivolare su tratti di marciapiedi unti di non si capisce bene quale sostanza diventata appiccicosa con l’umidità della notte.

Senza contare il dover fare i conti con l’isteria e la maleducazione di autisti/padroni della strada fin dalle prime ore della giornata con genitori che si sentono autorizzati a qualunque comportamento scorretto solo per il fatto che il figlio/principe deve andare a scuola.

A farmi il segno della croce, seppur ateo, ogni volta che devo attraversare sulle strisce pedonali. E tutto sotto gli occhi bendati delle autorità preposte dimostrando che regole e codici hanno perso ogni loro valore.

Chi desidera una città in queste condizioni? Io no.

Alessandria sta perdendo la sua caratteristica sfumatura un po’ romantica di grigio per piombare in un abisso più vicino a una dimensione nera. Unica nel suo genere, basta vedere le macchine posteggiate in terza fila nel cuore della città, davanti alle scuole, gli ingorghi alle dieci del mattino attorno alle piazze e lungo i viali per capire che è poco sentita la necessità di mettersi una mano sulla coscienza. Con una domanda che non trova mai una risposta: è più comodo guidare in queste condizioni o andare a piedi o in bici?

Desiderare una città salubre è il primo atto d’amore e di rispetto verso sè stessi e la propria città, così come uno stato di buona salute è quanto si augura e si desidera come prima cosa a chi si vuole bene.

Non dico nulla di nuovo. Tutto è già stato detto e ripetuto mille volte (anche da più voci e da chi riveste un ruolo più autorevole del mio) eppure la sordità insiste a farla da padrona. Ad ogni livello.

In questa situazione da muro di gomma cresce l’idea di lasciare la “città mia” pur senza rinunciare a continuare a raccontarne la storia passata, piuttosto che invischiarmi nel maleodorante pantano della sua contemporaneità.

Ad Alessandria ci sono nato e cresciuto, l’ho lasciata per un periodo per motivi di lavoro, ho scelto di tornare, di criticarla, di proporre, di farne protagonista dei miei romanzi scavando nelle sue emozioni passate, di tentare di riportare a galla una memoria sempre più sopita.

Un lavoro letterario che ho comunque ferma intenzione di proseguire. Ma che il buon senso mi suggerisce che può essere svolto anche a distanza.