Alessandria: provincia policentrica, al bivio tra innovazione e decadenza [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

 

Una provincia policentrica così, solitamente, viene definita Alessandria, per la presenza di sette città piccole e medie che costituiscono un punto di riferimento per i relativi territori per quanto riguarda i servizi e la vita amministrativa. Colui che viene considerato da Cicerone il “padre della storia”, Erodoto, circa 2500 anni fa colse il ruolo fondamentale delle polis nella vita di un territorio, considerando anche le realtà minori: “Racconterò la storia delle città che andrò visitando, tanto delle grandi quanto delle piccole. La maggior parte di quelle che un tempo erano grandi, sono ora diventate piccole; e quelle che nel corso della mia vita ho visto crescere e diventare potenti, avevano prima dimensioni molto ridotte.”

 

 

Questo passo tratto dalle Historiae pare ben adattarsi alle città dell’alessandrino che, nel tempo, hanno visto ridimensionato il proprio ruolo, come testimonia un dato inequivocabile, ossia quello demografico. Il capoluogo, che ai tempi dell’Unità d’Italia superava di poco i 50.000 abitanti, ha conosciuto fino agli anni ’60 una dinamica di crescita continua per poi arrestarsi tra nei primi anni 2000 e assestarsi oggi sopra i 90.000 abitanti, seppur con un tasso di crescita, nell’ultimo periodo, molto contenuto, riuscendo a mantenere una sua centralità, grazie all’attrattività derivante dalla presenza dei servizi e dell’Università del Piemonte Orientale. Invece solo Casale che, tuttavia ha perso dagli anni ’60 ad oggi 7.000 abitanti, Novi e Tortona mantengono una popolazione superiore ai 20.000 abitanti. Un declino che pare inesorabile, connesso alla scomparsa di molti stabilimenti manifatturieri, che nel secolo scorso avevano attratto manodopera dal Sud Italia, ma che oggi può trovare un rimedio grazie al ridisegno dei servizi legato alle nuove tecnologie

 


 

Si è concordi nell’affermare che le città rivestiranno sempre più una funzione basilare, come luoghi di connettività, centri di conoscenza e dell’innovazione dell’economia, creando effetti spillovers anche sul circondario. La smart city e l’economia e la sharing economy sono le direttrici sui cui riorganizzare le funzioni nei centri urbani. Le città intelligenti sono comunemente descritte attraverso una serie di azioni dinamiche verso obiettivi dichiarati, ad esempio, assistenza ambientale, buon governo, amministrazione pubblica online, pianificazione urbana, mobilità migliorata, un modo migliore di vivere, maggiore sicurezza, risparmio energetico, ecc. In tale contesto anche le città medio-piccole possono tornare ad assumere un ruolo decisivo per gli abitanti stessi, tornando ad essere attrattive, e per i territori rurali contigui, evitandone lo spopolamento.