“Aral si salva da sola”. Alessandria e rifiuti, terzo atto. E molte domande sul passato [Centosessantacaratteri]

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di Enrico Sozzetti

 

“Aral è in grado di effettuare il proprio salvataggio da se stessa, senza interventi di altre aziende o società partecipate”. La presentazione del terzo atto di indirizzo per Aral, approvato dalla giunta comunale di Alessandria e che inizia il percorso di esame in Commissione per poi arrivare in Consiglio comunale nell’arco di pochi giorni, coincide con un sospiro di sollievo del sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, e dell’assessore all’Ambiente, Paolo Borasio. “L’ingresso di Amiu Genova in Aral consente un conferimento di rifiuti per il trattamento con un tonnellaggio che permette un riequilibrio dei conti e le modifiche statutarie contenute nel terzo atto di indirizzo consentono di imboccare questo percorso” aggiunge Cuttica di Revigliasco. In sostanza, grazie ad Amiu Genova, che entra grazie alla cessione di Alessandria del due per cento delle quote azionarie per un valore di 7.700 euro, l’azienda alessandrina oggi guidata da Angelo Marengo può lavorare ‘in house’, con la quota del venti per cento riservata alla Srt di Novi Ligure. “In realtà la previsione – dice Borasio – è arrivare a un 88 per cento di fatturazione ‘in house’ e la rimanente undici per Srt”. Tradotto, significa un fatturato annuo medio di due milioni la società novese e di 15 milioni per la parte rimanente.

Ma come fa un’azienda che entro il 22 febbraio deve presentare il piano di concordato e che ha dei conti pesantissimi, riuscire a fare tutto da sola, uscire dal concordato, pagare i debiti e per giunta investire? “Tutti i dati sono certi perché il contratto con Genova è stato firmato e l’azione di risanamento è stata avviata con i primi importanti risultati” risponde Borasio.

Aral, lunedì in Prefettura incontro decisivo. Borasio: “Ma non esiste emergenza rifiuti per i cittadini” CorriereAl 1

È Angelo Marengo a tracciare il quadro tecnico, che lascia aperti non pochi interrogativi sulla gestione del passato. “Quando sono entrato in Aral, a ottobre, ho trovato – racconta – un impianto non operativo e pieno di rifiuti, dove non si poteva lavorare. Poi c’erano l’aspetto economico e gestionale, fra irregolarità amministrative accertate e altre border line, tutte comunque affrontate e regolarizzate, una massa debitoria di trenta milioni di euro e un patrimonio negativo per undici milioni (4,1 milioni di perdite nel 2018, un milione nel 2017 e 7,2 milioni di svalutazioni)”. Sul fronte del personale, undici persone, i rischi di esuberi pare non ci siano più, attraverso il reimpiego di 4-5 dipendenti.

E il futuro? Con un conferimento costante di rifiuti da trattare, le previsioni di Aral e amministrazione comunale parlano di un utile annuale che si potrebbe assestare sui sei milioni di euro e una capacità tale di saldare i debiti (circa 23 milioni di euro) nell’arco di cinque anni che consentirà anche di programmare investimenti per 7 milioni, sempre nell’arco dei cinque anni. Tra febbraio e marzo è prevista la ripresa regolare del conferimento degli ingombranti, mentre per l’organico Aral dovrà investire in attrezzature per tornare alla piena regolarità.

Sullo sfondo resta Amag Ambiente che dovrà presentare entro la metà di marzo al Comune uno studio relativo alle possibili modalità di raccolta dei rifiuti. “La revisione del sistema – osserva Borasio – è strettamente collegata al trattamento”.