Sexphone [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Si diceva (di studi scientifici e non di barzellette) che chi acquista un’auto grande lo fa per necessità.

La necessità di prolungamento del pene piccolo.

Devo essere sincero, ho sempre pensato che si trattasse di invidia. Almeno personalmente, da ragazzo, provavo quel sentimento nei confronti di chi passava coi macchinoni. Io e la mia fedelissima Panda 30 bianca ci sentivamo minuscoli.

Con ciò non voglio sottintendere nulla, sia ben chiaro.

Riflettevo solamente e facevo considerazioni tra me e me.

Con Flessibile modestia.

Quando Antonio Meucci un secolo e mezzo fa inventò il primo prototipo di telefono (il telettrofono) lo fece per soddisfare una sua esigenza e, da buon inventore economicamente spiantato ma generoso, provò a mettere a disposizione il suo brevetto per l’umanità.

Al fine di questa breve considerazione poco importa il fatto che ebbe a che fare con un altro inventore senza scrupoli che tentò – e ci riuscì fino al 2002 – di avere la paternità relativa a questo nuovo mezzo di comunicazione.

Oggi il telefono ha cambiato forma, dimensioni, potenzialità.

E l’uso che ne facciamo si è estremamente modificato.

Lo smartphone (così ormai dobbiamo denominarlo) ha molteplici funzioni; certamente possiamo utilizzarlo anche per telefonare ma è un elettrodomestico di cui non possiamo fare a meno poiché si presta a funzioni impensabili.

Correva l’anno 1927, l’anno di “The Jazz Singer” con Al Jolson.

“Il cinema sonoro? Per l’amor del cielo, sarà sicuramente un fuoco di paglia! Fra qualche anno non se ne sentirà parlare più…”

“Lei crede…? Dicevano così anche dell’automobile…”

Ecco a volte diamo per scontate molte cose, le nostre convinzioni paiono diventare assolute e non ci accorgiamo di come si evolve ciò che ci sta intorno.

Il telefonino di oggi è un prolungamento dell’organo sessuale sia maschile che femminile.

I nostri adolescenti lo maneggiano con la cura che normalmente si ha per una parte del corpo; le ragazze utilizzano cover sbrilluccicanti come una volta uscivano truccate, i ragazzi lo stringono in mano come una volta ci aggiustavamo la patta dei pantaloni.

Ma c’è qualcosa che va oltre l’apparente: è divenuto un mezzo di autoseduzione e un fine di soddisfazione erotica.

Il sesso virtuale è ormai passato di moda, ricordiamolo.

Siamo al passo successivo, il surrogato di un rapporto consumato senza più neppure il pensiero dell’altro essere umano ma con un oggetto che è e resta il solo pensiero di un oggetto.

Mi resta un dubbio: che queste nuove pratiche appartengano solo e soltanto agli adolescenti.

La risposta ce l’ho ma la tengo per me.