Il busto a Felice Cavallotti [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina.

In queste ultime puntate della nostra rubrica storico-cartolinistica ho parlato di busti e monumenti varî… presenti e passati, collocati fra le aiuole dei Giardini pubblici della nostra bella (una volta!) città.

Voglio narrare qualcosa di relativo ad una interessante cartolina che da anni posseggo in collezione. Cartolina scovata chissà dove e già pubblicata sul volume Album Alessandrino – Cartoline e Cronache d’epoca, che tanto successo e sorpresa aveva destati all’atto della pubblicazione nel lontano 1992.

E qui voglio ricordare l’Onorevole Professor Giovanni Sisto, che fu l’attento e importante prefatore di questo volume ormai introvabile, scomparso ad una settimana di distanza dall’alluvione che ha colpito questa sfortunata città venti anni or sono.

Bene, come scrivevo poco sopra questa bella cartolina mostra uno scenario completamente cambiato e difficilmente contestualizzabile. Niente più di ciò che si osserva grazie all’immagine qui pubblicata esiste ancora. Diverse vicissitudini hanno portato alla scomparsa del povero Cavallotti[1], o meglio del busto a Felice Cavallotti, opera dello scultore Cavallero, eretto il 18 giugno 1899, distrutto nel 1934 ed in seguito sostituito con il marmo che ancora può essere visitabile in un’aiuola poco oltre lo sbocco di Via Trotti, opera dello scultore-poeta Giovanni Rapetti (allievo di Manzù), recentemente scomparso[2].

Della costruzione alle spalle del monumento si sa poco o nulla; una delle ipotesi è che questa possa raffigurare il Poliorama dei Giardini, citato in diversi documenti d’epoca e descritto sul verso di una interessante fotografia di fine Ottocento in mio possesso.

Esiste un’altra cartolina, in cui si osserva una diversa costruzione, posizionata in un luogo a poca distanza da questo – sempre appartenente allo stesso periodo – che potrebbe mostrare il Poliorama.

Quindi, due distinte ipotesi per catapultarsi in un interessante studio che possa chiarire oltre l’ubicazione anche ciò che all’interno del Poliorama accadeva.

Questa volta non voglio farla troppo lunga, per il motivo che ricordi personali, su questo monumento e sul luogo in cui sorgeva, per forza di cose non ne posso avere.

Voglio soltanto far notare che per motivi politici o per motivi economici tante opere del passato (e del recente…) sono stupidamente sparite e voglio aggiungere non sono molto ottimista nel pensare che il periodo della fase negativa sia definitivamente tramontato.

Nel panorama politico attuale vedo ben pochi uomini illustri che a mio giudizio saranno in grado di guidare la Città (per non parlare della Nazione) verso un luminoso e sereno avvenire.

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[1] Nato a Milano il 6 Ottobre 1842, morto a Roma il 6 Marzo 1898.

[2] A proposito di questo nuovo busto a Cavallotti vorrei aggiungere che pettegolezzi e commenti goliardici volevano attribuire a questo busto una diversa dedica: Monumento al cappello Borsalino, per il motivo che il copricapo di Cavallotti era forse un po’ troppo ridondante.

Altra curiosità a metà strada fra scoop e cronache rosa: l’attrice Elisabetta Cavallotti, diventata famosa a cominciare dagli anni ‘90 del secolo passato è una diretta discendente dell’uomo politico di cui si parla in questa pagina.
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Giardini-Felice-Cavallotti-02
Come “Servizio d’epoca” ho pensato, per questa occasione, di dar la parola al vecchio sindaco di Alessandria: Nicola Basile.

Felice Cavallotti

Nacque a Milano nel 1842: morì in duello con l’onorevole Màcola, a Roma, 56 anni dopo. Deputato ed oratore formidabile di fede repubblicana. A 12 anni scriveva poesie contro l’Austria. A 17 pubblicò il suo primo libro: Italia e Germania. Fu nella spedizione dei Mille con Garibaldi e combatté a Milazzo e sul Volturno; e poi nel 1866 fu al combattimento di Vezza, in Valcamonica. Polemista inattaccabile e caustico, giornalista veemente, di vasta e profonda cultura, drammaturgo e poeta eccellente. Le poesie Anticaglie hanno un fascino particolare. Fra i drammi si notano: I pezzenti, Alcibiade, Agnese, Guido, La Figlia di Jefte, Il Cantico dei Cantici. Contro il ministro Crispi fu implacabile, svelandone le corruzioni politiche e bancarie. Fu di animo purissimo e intemerato. Il popolo alessandrino gli aveva eretto, nei Giardini pubblici, un mezzobusto di marmo. La barbarie fascista lo frantumò durante il periodo del suo regime (1922).[1]

[1] [da La Città mia – a cura di Nicola Basile – Tipografia Ferrari-Occella & C. – Via Oberdan N. 1 – Alessandria – Seconda Edizione: 1959]