Il traghetto di Montecastello

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Egregio direttore, sembra uno scherzo del destino, ma pescando nel fondo di un archivio vecchio di decenni ho rinvenuto una mia poesia giovanile, di quando andavo a trovare nella seconda metà degli anni sessanta una morosetta di Pietramarazzi che mi aspettava a Montecastello, dove io arrivavo in bicicletta utilizzando il traghetto che univa le due sponde del Tanaro fra la sponda destra di Castelceriolo/Lobbi e quella sinistra dalla parte di Montecastello.Tale servizio è durato fino al 1972 ed è cessato con la morte di colui che chiamavano Vigiu (Luigi) il traghettatore che praticamente viveva sul fiume e di giorno utilizzava l’alloggio precario che stava sul barcone medesimo. La scena della moglie che gli porta il desinare è vera e le emozioni che descrissi all’epoca vissute realmente.
Il traghetto di Montecastello è pure una pagina di storia locale che non andrebbe dimenticata.

Luigi Timo

 

Lento….. il barcone respinge la corrente

per guadagnar l’opposta sponda;

ed io seduto a poppa, sulle scure funi,

le gambe penzoloni a sfiorar l’onda,

pesco fantasmi nel fondo della mente.

Incombe nell’aria una meridiana immobilità,

mentre mi par di sentire agitarsi nel gorgo

voci lontane di folletti, di fate e di giganti

ed i miei pensieri trascinati dalla sabbia

rotolano là sul fondo come ciottoli sonanti.

Anch’io comunque vivo, e spero trepidando

di arrivar da te all’appuntamento in tempo,

pensando che tutto sommato all’approdo finale

della vita succede di sbattere a volte in un lampo.

Alle cure del mio destino mi distoglie

ad un tratto, con accento fra lingua e dialetto,

la voce del vecchio: “ andata sola i son 50 franc,

ritorno compreso i son 80, bici compresa, o munsù”.

Povero Vigiu! A lui poco importa l’attesa

Sa soltanto che cinquanta franc alla volta

potrà forse comprare una nuova camicia di tela

al posto di questa che mal gli ripara le spalle

dal sole cocente di giorno, dall’umida bruma la sera.

Una bianca vecchina lo attende alla riva,

gli porge un fagotto e  timida e schiva:

“c’è dentro il tuo tonno, con uovo e fagioli”,

alzando gli occhi gli dice con voce contenta.

Lui stacca il fiasco della barbera che pende dal chiodo

e risponde: “oh cuntagg che bel mangià”.

E mentre la guarda gli vedo luccicare gli occhi.

 

Luigi Timo – Castelceriolo