Internazionale Football Club

Ma perché mi tocca scrivere un pensiero sull’Inter, proprio io che sono, anche se molto laicamente, un tifoso juventino? Perché conosco alcuni tifosi interisti ai quali si dovrebbe fare un esame di storia della società che amano prima di consentire loro di fare il tifo per la maglia nerazzurra. Per par condicio aggiungo però che bisognerebbe fare un esame anche a molti tifosi di altre squadre di calcio, a cominciare dagli juventini stessi, per non parlare dei torinisti, almeno quelli che vivono solo di odio anti-Juve o come gli ultras che non guardano che una parte della partita sul campo poiché, come documentano le telecamere, sono spesso girati per gridare slogan di incitamento al pubblico e porgono quindi la schiena al campo di gioco.

Sono molto d’accordo con i dirigenti dell’Inter e con lo stesso allenatore Spalletti che tra l’altro ha dichiarato: “Internazionale,  com’è nella sua indole e nella sua storia. Al contrario di tanti pseudo-tifosi che sostengono di amare una squadra, ma che in realtà non fanno altro che generare solo odio. E continuando di questo passo solo il progresso tecnologico potrà andare avanti e correre alla velocità di una Ferrari, mentre l’evoluzione mentale sarà comunque destinata a proseguire il suo percorso a piedi.”

Dal sito ufficiale della società Inter ho avuto modo di leggere quanto segue:

“Il Club ribadisce che dal 9 marzo del 1908 Inter significa integrazione, accoglienza e futuro.  La storia di Milano è fatta di questo, di inclusione e di rispetto. Assieme alla nostra città noi lottiamo da sempre per un futuro senza discriminazioni”.

Mi viene da aggiungere una verità che ho avuto modo di sperimentare anch’io durante la mia vita di immigrato milanese dal 1961 al 1969: “Milan, cun el cœr an mån” una città fatta di gente aperta, ottimista, tutt’altro che razzista.

Andando alle origini della fondazione del Club, avvenuta una sera al ristorante milanese “L’Orologio”, ritrovo di artisti, risulta scritto prima dello statuto che sarà per sempre una squadra di grande talento. Poi più avanti: ”Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero della notte e l’azzurro del cielo, sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché siamo Fratelli del mondo“. L’essenza dell’Inter e dei suoi valori è racchiusa nel testo di fondazione del Club, scritto da un gruppo di intellettuali nel lontano marzo del 1908.

Già, gli intellettuali. Da qualche tempo non sono più di moda, da quando un famoso ministro del governo Berlusconi (guarda caso un rivale milanista) ebbe a dichiarare in conferenza che “la cultura non si mangia” per cui qualche taglio ai finanziamenti alla cultura ci stavano perché il popolo ha altre priorità. Certo le priorità sono la difesa del territorio, della razza, della religione (se almeno sapessero cosa fosse, anche senza praticarne gli insegnamenti) il tutto affidato a gente che conosce solo slogan gridati e si è data un titolo associativo che ricorda sinistri programmi di matrice infame: ”Sangue e Onore”. Ma quale onore?

Per difendere il sangue di solito amano presentarsi, in puro stile squadrista, in gruppo e  mai da soli, perché individualmente valgono meno di zero. Sono soltanto degli ignorantoni con la vocazione del teppista. Infatti non hanno mai avuto il tempo di leggere i documenti di fondazione dell’Inter, perché avrebbero imparato che:

 “Lo sport è da sempre sinonimo di integrazione, di valori positivi, di rispetto reciproco”.  Concetti dimenticati da parte della gente che la domenica va a sfogare il suo odio per il “diverso” sopra le poltroncine di uno stadio dopo che per tutta la settimana ha puntato il dito sul nemico comune, spesso identificato nell’immigrato di turno.”

Sempre dal sito della società Inter leggo queste sacrosante parole:

“Ora, 110 anni dopo, c’è ancora chi non ha ancora colto il messaggio e i principi della società che sostiene, ma preferisce mettersi negativamente in luce con ululati degni del miglior troglodita e buu razzisti che non fanno altro che alimentare i dubbi sull’effettivo sviluppo del genere umano. In più, mettendo tutto nel calderone, c’è anche l’aggravante del danno concreto all’Inter – stangata dal Giudice sportivo con le giornate a porte chiuse – e a chi la ama, come le famiglie, i bambini e quella parte di tifo sano che continua a tenere alti i valori dello sport presentandosi allo stadio e comportandosi con rispetto e voglia di limitarsi al godimento dello spettacolo.

Suggerirei a qualche mio amico interista di riflettere un minuto prima di sparare cavolate sugli immigrati neri, ma non solo neri. Si deve leggere la formazione di ieri quando con merito hanno vinto la partita, grazie ad una rete proprio di un atleta così nero che più nero non si può, il senegalese Keita Baldè. Ebbene sono entrati in campo con la maglia nerazzurra tutti atleti stranieri, con la sola eccezione di Politano. Ma la parola d’ordine non doveva essere una sola: “prima gli italiani!”?

(…..)

 

Concludo dicendo che per un giorno almeno mi sento di essere un simpatizzante interista (tifoso sarebbe troppo). Buon anno nuovo.

     

Luigi Timo – Castelceriolo