Sibilla Aleramo: una vita come un romanzo [Alessandria in Pista]

Copia di Cento cannoni per Alessandria [Alessandria in Pista] 33di Mauro Remotti

 

La vita di Sibilla è un susseguirsi frenetico di legami sentimentali e forti emozioni.[1] E’ lei stessa a dichiarare: «Che cosa io sarei senza questi incontri, senza le strade che ho percorso». Fino a quando non conosce Franco Matacotta[2] con il quale intraprende una relazione che durerà quasi un decennio.

I due si incontrano nel gennaio 1936. Matacotta, attratto dal mondo letterario, le ha inviato i suoi versi. Nonostante la differenza d’età (lei ha sessant’anni, lui venti) nasce una forte attrazione. Sibilla gli dedica poesie, poi raccolte in Orsa minore. (Note di taccuino): «Odore dei tuoi vent’anni che su te respiro ben desta e l’aurora t’è intorno, sei tu stesso aurora», scrive. Dopo un primo periodo di serenità iniziano le inevitabili tensioni che si faranno sempre più profonde sino al definitivo distacco. «Sei dell’Ottocento», le rimprovera con un po’ di sadismo il giovane amante.

Nel 1945 viene pubblicato Un amore insolito. Diario 1940-1944 che contiene il racconto del suo amore tormentato per Matacotta e i difficili anni della seconda guerra mondiale. Proprio in quel periodo matura un’importante scelta: l’iscrizione al Partito comunista italiano. Si dedica con molta intensità al nuovo impegno politico che la porterà a intraprende lunghi viaggi nel paesi dell’Est. Collabora inoltre con diversi giornali, tra i quali «l’Unità», e tiene conferenze.

Con Selva d’amore, una selezione di liriche, ottiene il Premio Viareggio nel 1947. Qualche anno dopo esce una raccolta di prose, Il mondo è adolescente, e una di poesie, Aiutatemi a dire. Viene anche ristampato per la settima volta la sua opera migliore, Una donna, con la prefazione di Emilio Cecchi.

A metà degli anni ‘50 lascia la soffitta di via Margutta per trasferirsi in un appartamento in via Val Cristallina (poi lasciato per un alloggio più confortevole in via Panama) e decide di cedere i diritti per la pubblicazione dei diari all’editore Giangiacomo Feltrinelli in cambio di un vitalizio di 30.000 lire al mese.

Intanto la sua produzione letteraria, e specialmente poetica, assume toni sempre più accesi, d’ispirazione marxista, con una marcata attenzione alle condizioni delle persone umili e fragili.

La grande considerazione che aveva di sé è ulteriormente confermata da una lettera indirizzata all’editore Arnoldo Mondadori, che si rifiutava di ristampare alcuni suoi libri: «Il 14 corrente io compio ottanta anni. Stanotte mi sono destata sognando che vi scrivevo: doveva essere a una bella lettera, ma non ebbi la forza di stenderla. Vi dicevo che se fossi nata in un qualunque altro paese, avrei in quest’occasione onoranze nazionali. Perché sono un poeta, la sola donna poeta oggi nel paese, perché il mio primo libro “Una Donna” avrà a novembre cinquant’anni, perché i giovani si stupiscono ch’io, mezzo secolo fa, scrivessi per i giovani d’oggi e per quelli che vivranno il secolo venturo. (…) Io ho dinanzi a me il futuro, anche se voi non lo credete».

Nell’ultimo di una lunga serie di testamenti, datato 7 dicembre 1959, Sibilla destina al Partito comunista italiano il trattamento postumo delle proprie carte, nominando esecutori testamentari Palmiro Togliatti e Ranuccio Bianchi Bandinelli. Circa un mese dopo, Sibilla Aleramo si spegne a Roma all’età di ottantatré e viene sepolta nel Cimitero del Verano.

Una sintesi della sua scintillante esistenza la si può trovare in questa frase annotata nel diario: «Ho fatto della mia vita come amante indomita, il capolavoro che non ho avuto così modo di creare in poesia».

La Provincia e il Comune di Alessandria le hanno dedicato, nella primavera del 2003, una mostra a palazzo Guasco intitolata «Sibilla Aleramo per pensieri, per immagini», a cura di Alba Morino.

(fine)

 

[1] Vedi Mauro Remotti, Sibilla Aleramo: gli anni giovanili, un matrimonio riparatore e la scrittura come via di fuga, 2018 e Sibilla Aleramo: una donna e i suoi amori, pubblicati sul blog Alessandria in Pista di CorriereAL rispettivamente il 25/10/2018 e il 29/11/2018.

[2] Franco Matacotta (Fermo11 ottobre 1916 – Genova1 maggio 1978) è ricordato per la sua relazione con l’Aleramo, ma anche per le sue composizioni poetiche e l’opera in prosa La lepre bianca.