Pulizia caditoie, finalmente dalle parole ai fatti! Sui fiumi invece….[Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) Dopo anni, ma dopo tanti tanti anni,è iniziata la pulizia dei tombini o caditoie tanto annunciata e mai effettuata in passato: “Pulizia tombini in centro ad Alessandria: il via da martedì”.
A mia memoria, riferito al mio quartiere ma suppongo sia valevole per la città, l’ultima amministrazione che ci ha messo le mani fu Francesca Calvo. Quando mi fu proposta questa rubrica settimanale che iniziò il 20/12/2014 in quel mio “primo numero” una delle tre pagelle destinava voto 3 proprio sull’argomento dell’intasamento delle caditoie e tombini: “Caditoie abbandonate: perché?” Al tempo l’assessore di riferimento era l’ing. Claudio Lombardi, e nel 2014 essendo una necessità sentita, speravo che si attivasse per questo tipo di manutenzione, ma sono trascorsi quattro anni abbondanti ad arrivare ad oggi. Quando piove è sempre più difficile scendere dai marciapiedi, e sono molti i ‘laghetti’ che rendono difficili i normali tragitti. Provate ad uscire ad esempio dall’Ospedale Civile lato circonvallazione. Basta un maltempo o la cosiddetta improvvisa “bomba d’acqua”, magari usciamo indenni dai nostri corsi d’acqua ad allagare cantine, garages interrati, magazzini etc., ma ci pensano i tombini e le caditoie intasate. E’ accaduto la mattina del 4 luglio scorso, quando alle 7,29 Radiogold registrava la notizia: “Bomba d’acqua nella notte. Temporale violentissimo. Interventi in tutta la provincia”. Come primo atto avevo fatto un giro di telefonate a due nuclei di miei famigliari, in due zone distinte del quartiere Cristo a cui sono ‘andati a mollo’ box e cantine, e hanno dovuto buttare via ciò che è stato danneggiato. I danni hanno colpito ‘a macchia di leopardo’ dagli Orti al Cristo, e in diversi sobborghi. Nel 2016 caditoie e tombini li abbiamo pure visti ‘catramati’ in alcune parti della città: tre badilate di catrame sulla vicina buca, e i tombini sparivano per sempre. Due anni fa li ho pure fotografati e pubblicati su facebook. Cosa significa? Che i lavori comunali dati in appalto vanno controllati e verificati. Meglio tardi che mai, e comunque nonostante alcune critiche di immobilismo piano piano questa amministrazione continua a mettere le “bandierine” su settori da tempo congelati. Ottimo.
Voto: 8

2) A chi fa giornalismo sentendo il dovere di portare alla conoscenza dei cittadini quello che succede nel nostro paese e nelle realtà locali. Informare su scelte inidonee per il bene pubblico, sprechi ed inefficienze economiche e corruzione esistente all’interno degli apparati istituzionali tutti, soprattutto quando il “popolo sovrano” è tenuto accuratamente all’oscuro, è un dovere del giornalista che per far questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità dei fatti documentati. Questa precisazione va a chi “patisce” quando un giornalista professionalmente onesto scrive la cronaca nei fatti. Il 10 va a Monica Gasparini, giornalista di indagine de Il Piccolo nel caso specifico per l’articolo pubblicato il 23/11/2018 a pag. 5, titolo: “La Corte dei Conti bacchetta l’ex amministrazione – I conti del Comune riferiti al consuntivo 2016 sembrano presentare diverse e critiche anomalie”. Ma non ci avevano detto che era tutto in regola? Su questo argomento ci tornerò appena ci saranno aggiornamenti, però nell’articolo spunta una questione per niente conosciuta ai molti mentre è giusto parlarne. Mi riferisco alle operazioni di finanza derivata: “Sui conti del Comune pesano ancora strumenti finanziari derivati stipulati dall’amministrazione Scagni nel 2003 e in scadenza nel 2027. Risulta che nel 2016 il contratto abbia generato solo flussi negativi pari a euro 5.596.486,56 in peggioramento rispetto al 2015 pari a euro 837.284,70”, e qui mi fermo perché ho rispolverato un articolo de La Stampa firmato da Piero Bottino nel 2014 a titolo: “Alessandria, il Comune fa i conti: “sconticino” di 1744 euro sulla scommessa dei derivati – Ma Palazzo Rosso contesta le banche per i costi “nascosti”: 3,5 milioni”. Che ci raccontava Piero Bottino nel dicembre 2014? Non sono esperta in materia ma dall’articolo rilevo che noi cittadini abbiamo sul ‘groppo’ un debito da anni che si concluderà nel 2027, e non sono rate di bruscolini. Gli alessandrini hanno diritto di conoscere questa storia che pare archeologia, ma di cui stiamo ancora pagando il conto. Nel 2003 Palazzo Rosso entrava pesantemente nel mondo dei derivati o “swap”. Sui derivati tossici siamo in buona compagnia: “La strategia degli avvocati della Regione nel processo londinese: derivati, «erano in inglese, non capivamo». L’ultima difesa della regione Piemonte. L’ex giunta Bresso decise di finanziarsi emettendo sul mercato 1,8 miliardi di bond, proteggendosi con strumenti “derivati”. Capito? Firmavano senza comprendere ciò che firmavano, e ora nessuno ne risponde, e i cocci sono nostri. E “io pago” diceva Totò.
Voto: 10

 

 CorriereAl3) “Politica inefficace per la sicurezza del nostro territorio”, diceva “Il Monferrato” di venerdì 30 novembre a pag.11 in una lunga lettera dell’ex sindaco di Trino Giovanni Ravasenga.
Giovanni Ravasenga è ancora uno dei pochi, al pari del Comitato C.AL.CA. (Comitato Alluvionati del Casalese) a non ‘mollare la presa’ nella richiesta di attenzione per la difesa del territorio e da chi ci vive. L’intervento di Ravasenga mi dà l’opportunità di portare a conoscenza alcune informazioni che ho appreso nel mio vezzo di curiosare in siti di mio interesse. Il sito è quello dell’ADBPO (Autorità di Bacino del fiume PO). Giacchè la parola d’ordinanza che ci viene puntualmente detta dall’AIPO (Agenzia Interregionale per il Fiume Po) da parte del nostro referente territoriale Ing. Carlo Condorelli è ‘mancano i fondi’. Mancano i fondi per tutto, a partire da opere progettate che paiono finanziate da anni ma mai cominciate, oppure mai completate, pulizia dei corsi d’acqua e anche per fare le cose più semplici, ma è proprio così? Leggo da un comunicato stampa congiunto tra ADBPO e AIPO del 4 luglio scorso: “Argini del PO: una priorità per il paese”.
In sostanza: l’obiettivo è raddoppiare la sicurezza con interventi per adeguare le arginature a piene fluviali. Un “progetto speciale” da oltre 500 milioni di euro per raddoppiare la sicurezza degli oltre mille chilometri di argini del Po”. Ripeto: oltre 500 milioni! Cito pure questa news del 19 ottobre da ADBPO: “Oltre al piano di manutenzione triennale strategico la notizia di un ulteriore ed inatteso stanziamento dal Ministero di 10 milioni di euro complessivi per “Finanziamenti straordinari per la sicurezza: manutenzione del reticolo idrografico e dei versanti. Elenco di tutti gli interventi straordinari e urgenti che saranno finanziati e realizzati nei prossimi 12 mesi grazie al nuovo stanziamento del Distretto del Po”Interessante leggere. Ci sono gli stanziamenti per Regione. Al Piemonte toccano n. 41 interventi per l’importo complessivo di euro 2.788.000,00, di cui briciole per alcune località della Provincia di Alessandria, e per Alessandria città quattro soldi per il Lovassina. Tanti euro che girano stanziati ma a richiesta di interventi la risposta “non ci sono fondi”! Tolti i costi di gestione, gli stipendi, premi e compensi di questi Enti, rimane qualcosa per fare manutenzione?
Voto: 2