E se poi, come si dice in Veneto, vien fora che “el tacòn xe peso del buso”?

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Per fine anno 2 ai politici, ma anche a noi cittadini! [Le pagelle di GZL] CorriereAlMeno male che un articolo della nostra Costituzione dice ed afferma solennemente che la Repubblica Italiana tutela il risparmio dei cittadini. Tutela nei confronti di chi non si sa, specie se non siamo in grado di riconoscere il rapinatore!

Si dice e si ripete che a causa dell’enorme debito pubblico ogni cittadino italiano che viene al mondo dovrà confrontarsi con un debito personale di circa 35 mila euro, superiore addirittura a quello che grava sulle spalle di un povero cittadino greco, che pare ne abbia solo 29 mila. Noi che abbiamo già una certa età abbiamo qualche speranza di non pagare il conto prima di morire, ma i nostri figli ed i nostri nipoti non potranno sfuggire.

Il guaio è che nel frattempo li carichiamo di ulteriori gravami derivanti da mancate soluzioni di nodi che da anni vengono rinviati e non sappiamo quindi quale sarà la loro reazione quando si renderanno conto dello scherzo che abbiamo loro preparato.

Se ci andasse male, non è da escludere che potremmo vedere scene come quelle che ho visto in Argentina con i miei occhi all’epoca del primo default finanziario di quel paese, cioè code di persone, vestite anche decorosamente, davanti alle chiese in attesa della distribuzione di un piatto di minestra. Le loro pensioni, svalutate dalla crisi, ed i loro risparmi azzerati dal fallimento del debito pubblico, non consentivano di sopravvivere: o mangiare o pagare le spese, le bollette, eccetera.

Il fatto è che per reagire alla crisi ci vorrebbe molto di più di qualche scambio di ballerini politici, come succedeva nei balli ottocenteschi fra le diverse coppie impegnate nella sala da ballo, perché può anche cambiare la musica come ci sembra di capire, ma sono i tempi della ballata che rischiano di saltare e noi rischiamo di essere squalificati dal direttore di sala. A cominciare dagli Stati Uniti e poi nell’Europa che si sta prospettando dopo le elezioni della primavera prossima, chi comanda o si accinge a comandare non sembra in grado di compiere passi decisivi nella direzione del risanamento, ma pensa soltanto a mantenere il consenso con l’inganno, scaricando la colpa sul vicino di casa. Anzi, chi ha sempre solo speculato sulle disgrazie altrui ha un’ulteriore ghiotta occasione di approfittare del momento. Se ci illudiamo che vengano i cosiddetti sovranisti europei a dare una mano a noi italiani, è meglio che ci liberiamo subito di ogni illusione. Forse qualche consiglio giusto potrà darcelo chi è passato prima di noi dal dissesto del bilancio all’equilibrio, come i portoghesi o anche come i greci ed infatti ho letto con un certo interesse ciò che ha detto in un’intervista il premier greco Tsipras, il quale ci ha consigliato prudenza e ci ha fatto ironicamente gli auguri nell’ipotesi di un’uscita dalla moneta unica. Se qualcuno pensa di ricavare dei vantaggi da un ritorno alla liretta o è disinformato o è un avventuriero che ha già messo al sicuro il malloppo in qualche isola dei pirati.

C’è qualcuno che pensa che possa venire a darci una mano l’ex compagno Putin, ma in questo caso bisogna mettere in conto che dopo bisognerà fare come vuole lui, dato che è uno che ha dimostrato di avere pelo sullo stomaco e non so se sarebbe più giusto nei nostri confronti dei burocrati di Bruxelles.

Qualcuno più lucidamente ipotizza che l’Occidente intero sia in svendita e che gli acquirenti potenziali siano cinesi o giù di lì, i capitalisti del futuro, anche se si dichiarano ancora comunisti. In questo caso per salvare il valore dei gioielli di famiglia ci conviene sperare che prima il costo del nostro debito pubblico rimanga percentualmente il più basso possibile (guai se i tassi aumentano quindi!) ed in secondo luogo che il ricavato sia il più elevato possibile e non una svendita rovinosa.
Per reagire nella maniera giusta occorrerebbe riporre la fiducia prima nelle proprie individuali forze e poi nella forza morale di tutta la nostra società.

Ma di quale società stiamo parlando? Non è più quella che è venuta fuori dalla seconda guerra mondiale, che ha operato la ricostruzione, che ha generato uomini che sapevano ciò che volevano perché possedevano la forza morale necessaria per superare ogni avversità. Chi sa più da che parte stare?, chi è in grado di indicare obiettivi che non siano di pura e semplice arte di tirare a campare? Quale ruolo nella società può ancora giocare la famiglia in un contesto nel quale viviamo il paradosso che chi dovrebbe mettere su famiglia è sempre più riluttante a farlo, mentre l’attrazione dell’unione matrimoniale sembra stia diventando prerogativa riservata alle coppie omosessuali, le sole che abbiano un profondo desiderio di veder riconosciuto il loro diritto all’unione famigliare?

Quanta gente sbandata intorno a noi, senza più legami né familiari né di comuni interessi di classe!

Abbiamo sperperato la nostra forza sociale mutandola in rancore sociale a tutti i livelli, a cominciare dalle opinioni scambiate nelle infinite forme di comunicazione. Se poi comunicare diventa soltanto scambio di insulti, allora è meglio stare zitti a guardare.

Ho l’impressione che il limite del buon senso sia stato superato da tempo e che la dilatazione mediatica abbia influito molto negativamente sulla visione delle cose. Forse abbiamo messo gli occhiali sbagliati, che ci fanno sembrare normale una società che normale non è più.
Stiamo però attenti che la pezza che siamo chiamati a cucire sia sufficiente a coprire il buco, perché se no non ci basteranno soluzioni severe di tipo greco ma solo lacrime e sangue di tipo argentino.

A proposito, ho letto che gli argentini, approfittando della crisi nei rapporti europei, a causa della Brexit e non solo, stanno nuovamente progettando tentativi di conquista, stavolta senza dichiarare guerra, delle cosiddette Islas Malvinas, quel pugno di isolette spelacchiate che gli inglesi chiamano Falkland. Secondo voi, con tutti i problemi che hanno già per tirare avanti, è un problema prioritario o soltanto un modo che distrarre l’opinione pubblica e indirizzarla verso obbiettivi sovranisti del cavolo?

Ho conosciuto parecchia gente che abita in Argentina: qualcuno con le pezze al culo, altri no, ma tutti avevano una caratteristica comune: un nazionalismo esagerato ed incomprensibile non giustificato da nulla se non dalla propaganda politica falsa e truffaldina.
Siamo noi vaccinati per evitare tanto? Ho paura di no.

Luigi Timo – Castelceriolo