A proposito di spiriti: un racconto da Castelceriolo

Non avrei mai immaginato di dover parlare di un argomento così impalpabile come la presenza di spiriti e fantasmi a Castelceriolo, in luoghi precisamente raccontati dai nonni ed un tempo conosciuti come sedi abituali di certe “inspiegabili presenze” che si manifestavano in occasioni speciali davanti agli occhi increduli e spaventati degli abitanti del paese. Non possiamo attribuirci l’importanza che streghe e fantasmi hanno avuto in certi paesi delle Langhe, dove annualmente ancor oggi organizzano manifestazioni in ricordo della presenza delle “masche” , come chiamano le streghe delle loro parti.

Ma anche noi qualcosa potremmo dire, perché anche nelle nostre contrade una famosa strega, chiamata Micilina, era ancora nota ai tempi in cui io ero bambino.

Ne ho parlato poco tempo fa a proposito del gelso delle streghe della borgata di Cascinali, quello che si trovava lungo la stradina che affiancava il fossato denominato “Foss ‘d la Majen-na” che adesso non esiste più ma che un tempo portava le acque piovane dei Cascinotti a sfociare nella roggia del Baraccone. Qualche anno fa la nostra amica Rosanna Reale, attenta alle storie della nostra antica tradizione dei racconti orali che i nostri nonni facevano nelle veglie serali nelle stalle più frequentate del paese (quelle più di moda in quei tempi erano “U stalòn ‘d Novelli” e “la Stala ‘d Sacått” ma ce n’erano tante altre sia in paese che ai Cascinali), mi aveva chiesto di regalarle, visto che nel mio giardino nascono spontaneamente, una giovane piantina di gelso da trapiantare sull’angolo della Cappelletta della Guardia.

Adesso il gelso è diventato grande e nell’immaginario di chi ci crede pare abbia ereditato i diritti di quello delle streghe di tanti anni fa, al punto che Rosanna si è sentita in dovere di parlarne come un ricordo speciale nella ricorrenza di settembre scorso per gli ottant’anni di fondazione della Cappelletta tanto cara agli abitanti della borgata, ma anche cara a tutti i castelceriolesi.

Dal racconto di Rosanna sembra poter intuire che la costruzione della chiesetta della Madonna della Guardia sia stata incentivata dal desiderio del popolo dei Cascinali di esorcizzare la presenza delle streghe che, secondo la leggenda, si riunivano intorno al famoso grande gelso forse per il rituale del sabba, convegno demoniaco per eccellenza, durante il quale si materializzavano presenze infernali.

Poichè sono ormai considerato fra le persone prossime alla vecchiaia e fra i pochi in grado di riportare ancora alcuni ricordi del passato del paese, prima che la demenza senile mi porti lontano, aggiungo che dai racconti delle nonne sono in grado di riferire di alcuni altri luoghi speciali in cui si diceva che si erano manifestate presenze strane di voci e di figure non meglio riconosciute nella storia del nostro paese. Una delle strade più chiacchierate era senza dubbio quella che veniva chiamata “la Cuntrà dei Bôs”, cioè quella strada di campagna che si dirama a destra della strada Barbotta e che punta diritta verso la Cascina Massona.
Adesso si ferma contro la roggia Ressiga, ma esiste ancora il ponticello che la conduceva fino alla Massona. Lì, si diceva un tempo, che non era opportuno passare di notte perché, così riferivano i vecchi del paese, c’era il rischio di imbattersi in coloro che iss favan vôg, cioè figure di fantasmi, luci e bagliori strani. E’ curioso che nel nostro dialetto il fantasma fosse chiamato ei vüst, con un termine che significa semplicemente visto, cioè colui che si fa vedere.
Bisogna pensare che fino a settant’anni fa le nostre campagne erano dalla sera in poi immerse in una oscurità totale e le luci delle strade erano fioche e rade come adesso non ci rendiamo più conto. Ad esempio in tutta la via san Giuliano non c’erano più di tre o quattro lampadine dell’illuminazione pubblica, una a distanza di cento metri dall’altra e per di più sovente oggetto di tiri con la fionda da parte dei monelli del tempo.

Dal castello in avanti non c’era assolutamente più alcuna luce, per cui la zona del Bôs, con le frasche, i filari delle vigne e di salici selvatici (le gabe) che affiancavano le due rogge, quella del Rio Sambuy e quella del Rio Boggio ora scomparso (in dialetto Bôs appunto) era particolarmente tenebrosa. In più forse si sentiva ancora la presenza dei fuochi fatui delle tombe del camposanto della antichissima chiesa conventuale di Santa Maria in Grevis Terrae quella ormai da secoli scomparsa forse in seguito ad una piena disastrosa della Bormida, chiesa che diede il nome di Santa Maria a tutta la regione del contado agricolo intorno. I contadini degli anni 50/60 si ricordavano delle tombe rivoltate nel campo dove un tempo c’era stata la chiesa conventuale di Santa Maria quando dai leggeri aratri a trazione animale passammo al grossi aratri a trazione meccanica.

E poi non è detto che eventuali fuochi fatui siano anche stati originati dai cadaveri dei soldati francesi ed austriaci sepolti alla bell’e meglio dopo la grande battaglia di Marengo, che proprio lì visse il famoso episodio del difficile passaggio del Fontanone allagato dalle forti piogge del giorno prima della fatidica data del 14 giugno 1800. Per chi non lo sapesse “fuochi fatui” sono chiamate le fiammelle solitamente di colore blu che si manifestano a livello del terreno in particolari luoghi come i cimiteri.

Un altro posto che si diceva frequentato di notte da luci strane e presenze di spiriti, oltre al piazzale davanti al Cimitero, era il ramo della strada dell’Olliana, che partendo poco avanti da dove adesso c’è il semaforo si dirigeva più o meno tortuosamente fino ad incrociare la diramazione della “Strà Fonda”, quella che veniva da monte della zona della discarica per ricongiungersi poi a valle della Vignagranda fino ai fossi che portavano acqua alla roggia Sambuy.
Lì c’erano quando ero bambino dei gelsi enormi che affiancavano da due parti la stradina e poi più avanti c’erano delle rive ricoperte di gaggie impenetrabili, alte e ricurve sulla Strà Fonda” a ricoprirla di verde come se volessero proteggerne i segreti. Anche lì di notte dicevano che era meglio non passare a scanso di forti spaventi ed il terrore degli spiriti forse aveva anche favorito a suo tempo le manovre di ladri di bestiame che provenienti da Mandrogne o da Litta avevano sfoltito alcune stalle del vicino Furnasòn.

Riporto soltanto quello che ho avuto modo di ascoltare allora nei racconti di vecchi testimoni, che dicevano di aver seguito alle prime ore del giorno le tracce sulla neve delle impronte delle bestie e dei loro accompagnatori.

Ad integrazione del mio racconto possono inoltre citare altri luoghi tenebrosi del paese, dove saltuariamente si diceva che iss favan vôg, come ad esempio il sentiero dei prati dei Morandini, la contrada della Castegna, la contrada dietro la Filanda, ma per quanto ne so io lì avrebbero potuto registrare la presenza di spiriti burleschi di giovanotti in attesa di appuntamenti galanti piuttosto che di streghe patentate.

Un’altra maldicenza registrata al tempo della mia infanzia, messa in circolazione da personaggi notoriamente anticlericali, era quella che insinuava che certe leggende erano state messe lì apposta dai preti che, si diceva, erano loro che facevano “ballare la fisica” cioè provocare fenomeni strani, apparentemente inspiegabili, per spaventare i poveri paesani ignoranti e tenerli all’oscuro della realtà.

Ma la cosa che mi ha obbligato, come si dice, a parlare di un argomento così inusuale e vagamente avvolto nelle nebbie dei ricordi, è un fatto che nessuno potrebbe supporre.

Ho ricevuto infatti pochi giorni fa dall’America un messaggio di un mio omonimo argentino, con il quale saltuariamente scambio delle mail, che mi ha inviato copia di un articolo di giornale locale di almeno cento anni fa che porta testuale questo titolo

“Gli spiriti a Castelceriolo”

Voglio copiarvelo integralmente:

“Nella casa di certa Maddalena Ricci in Armano, residente nel sobborgo di Castelceriolo, da qualche giorno “ ci si sente”….come dicono le buone e timorose donnette, ed altrimenti vi fecero lo loro apparizione gli spiriti… come asseriscono i più evoluti. Una cosa però è sicura, e cioè che si è alla presenza di strani fenomeni che se dovuti all’opera di qualche buontempone, gli si dovrebbe riconoscere una sorprendente abilità.
Dal 12 corrente la casa della Ricci è infatti soggetta ad un saltuario ma costante bombardamento da parte di una artiglieria invisibile come è nei concetti della guerra moderna e che ancora non fu possibile scoprire, malgrado il più attivo interessamento di vigili suburbani e di carabinieri. Le prime manifestazioni distruttive si ebbero contro le finestre della casa, i cui vetri andarono completamente in frantumi, ed i tiri successivamente si allungarono e presero come bersaglio un armadio sul quale erano diverse bottiglie piene ed alcune vuote, le quali fecero la stessa fine dei vetri delle finestre.
Il delegato municipale ed il vigile suburbano Buzzi Giovanni Battista, che furono edotti dell’accaduto, poco persuasi, vollero sincerarsene e si sono chiusi nella casa della Ricci in compagnia di certi Brezzi Giovanni e Granito Ernesto, ed hanno potuto “de visu” constatare il trasporto da un luogo ad un altro della casa di vari oggetti, per opera di una mano misteriosa, e tale constatazione fecero rilevare in un apposito verbale e di essa diedero anche avviso ai Carabinieri, che eseguirono a loro volta un sopralluogo, senza riuscire a rendersi conto dell’accaduto.
Anche il tenente Ribone, comandante un distaccamento di fanteria in quel sobborgo,volle accertare quanto di strano avvenisse nella casa della Ricci e constatò personalmente che alcuni libri, come per opera di un abile prestidigitatore, erano passati da una borsa ad una pentola. Le stranezze continuano e costituiscono, come è facile comprendere, il tema obbligato dei discorsi di tutti gli abitanti del paese.”

Cosa ne dite?

Io sono rimasto basito nel conoscere questa storia, di cui non avevo mai sentito parlare, per merito di uno che abita nella provincia di Buenos Aires a diverse migliaia di kilometri da Castelceriolo. Solo grazie al potere dei moderni mezzi di comunicazione le notizie anche del nostro passato possono trovare il percorso per ritornare a noi ed essere ricordate.

Voi direte: ma comunque sono tutte solo “balle” le storie di una volta, che parlano di apparizioni, di presenze occulte, di stregonerie. Concordo con voi solo in parte, perché ho sotto gli occhi di oggi gli effetti devastanti di moderne costruzioni di false notizie, di paure e miti negativi che purtroppo attraverso i social imperversano fra di noi guastando le menti di molti anche fra i giovani delle nuove generazioni. I racconti paurosi di fantasmi possono essere balle grossolane, ma gli effetti delle balle sono purtroppo una realtà tangibile.

Vi saluto, e se mi vedete girare di notte in paese con il cappello calato sulla fronte, dite pure che non mi avete veduto o che forse non ero io, ma un fantasma.

Luigi Timo – Castelceriolo