Egregi,
abbiamo appreso con stupore e preoccupazione la notizia della mozione pro-vita presentata dal presidente del Consiglio Comunale Emanuele Locci e dalla capogruppo del Quarto Polo Oria Trifoglio, avente per oggetto “Iniziative per la prevenzione dell’aborto ed il sostegno alla maternità nel 40° anniversario della Legge 194/1978”, e il cui contenuto ci ha profondamente indignate.
Proviamo, di seguito, a spiegare le nostre ragioni, forti del lavoro che svolgiamo ogni giorno da dieci anni, ad Alessandria e nel resto della provincia, al fianco di tante donne.
Il documento traccia un bilancio nefasto dell’applicazione della legge 194, dimostrando scarsissima obiettività, qualità che ci si aspetterebbe da chi è chiamato a ricoprire un ruolo istituzionale, quale il presidente di un Consiglio Comunale, e ha sempre fatto della trasparenza e della correttezza i suoi cavalli di battaglia politica.
Perché, pur riconoscendo dei limiti alla legge, è innegabile che il provvedimento, da un lato ha ampliato la libertà delle donne, dall’altro è riuscito a ridurre in maniera importante il fenomeno, diffusissimo prima del 1978, dell’aborto clandestino, salvando le vite di molte donne.
Proprio la donna, con la sua libertà di scelta e con il suo diritto a vivere o meno l’esperienza della maternità, è la grande assente della mozione. A lei si fa rifermento in rarissimi passaggi, mentre il testo è zeppo di termini quali “uccisioni nascoste”, “embrioni umani sacrificati”, “mancano all’appello 6 milioni di bambini”.
Questo lessico, come ha sottolineato in una recente intervista pubblica Giacomo Orlando, Coordinatore della Sezione di Novi Ligure della Consulta di Bioetica Onlus, “non considera affatto quanto stabilito dalla Corte costituzionale sin dal 1975 in linea con una lunga e articolata tradizione etico-giuridica, ossia che la tutela del nascituro non è equiparabile alla tutela dovuta alla donna e alle sue scelte”.
Colpisce, inoltre, come lo stesso linguaggio sottenda un giudizio particolarmente negativo nei confronti di colei che, pare scegliere l’aborto quale facile soluzione di problemi altrimenti risolvibili, senza mai considerare l’esistenza di difficoltà oggettive che la portano ad affrontare con dolore, senso di colpa e vergogna l’interruzione di una gravidanza, con le profonde conseguenze psicologiche che la decisione implica.
La mozione, inoltre, banalizza i problemi sociali ed economici che possono celarsi dietro a una scelta di aborto.
Si legge: “Basta un piccolo aiuto economico o la possibilità di un lavoro per restituire a una donna in difficoltà la serenità necessaria per accogliere il suo bambino”.
È inaccettabile che chi ha un ruolo politico si permetta una tale semplificazione, offendendo l’intelligenza e il buon senso dei cittadini.
Ancora più grave è il fatto che la mozione contenga grossolane inesattezze. Per esempio si afferma che “con la diffusione della pillola RU486 sono cresciuti gli aborti”, mentre in realtà – com’è noto – sono diminuiti.
A seguito di quanto espresso fin qui, riteniamo che tale mozione non sia degna di essere accolta dal Consiglio Comunale, istituzione che deve garantire i diritti di tutti i cittadini e preservare il loro benessere e la loro libertà.
Auspichiamo, dunque, il ritiro della mozione stessa e ci dichiariamo pronte ad opporci nei modi e nei tempi leciti, affinché esso avvenga.
Infine, un suggerimento: a fronte dell’intenzione dei firmatari di stanziare risorse economiche sul tema, suggeriamo di investire le stesse in politiche attive di educazione all’affettività, perché venga affrontato il tema della scelta consapevole della maternità, e in azioni di sostegno a favore non solo delle donne che vivono l’esperienza della maternità, ma anche di tutte quelle che si trovano ad affrontare l’assai poco piacevole scelta di interrompere una gravidanza.
Me.Dea Alessandria