A proposito di fatture elettroniche e di leggi sulla “Semplificazione”

Vorrei che qualcuno mi aiutasse a capire perché l’Italia è un paese tanto retrogrado da rifiutare o mal combinare anche le riforme più semplici. Mi riferisco per esempio alla legge sulla cosiddetta tutela della “privacy”. Hanno per mesi e mesi azionato i tromboni per convincere il popolo bue che tutto andava nella direzione di una maggior tutela della gente normale, quella che lavora silenziosamente e non rompe le palle e poi invece noi tutti ci siamo accorti che le palle le rompono sempre più insistentemente proprio a noi che siamo i “tutelati”.

Quante intrusioni pubblicitarie tra una mail e l’altra, quanti squilli di telefono che ci presentano i vantaggi di cambiare gestore telefonico, elettrico o che so io, quante proposte di aderire a questo o a quel gruppo di consulenti che sarebbero pronti a darci consigli su ogni problema della nostra esistenza! -Ci tolgono letteralmente il fiato.

Adesso si è aperto il fronte della “fattura elettronica” che dovrebbe portare ad una quasi totale scomparsa delle fatture cartacee, quelle brutte pezze giustificative che anche un modesto imprenditore doveva stare ben attento a compilare e poi diligentemente conservare per almeno una decina d’anni, non importa se pagate oppure ancora in attesa del recupero del credito.

Sì, perché tanto i cosiddetti insolventi (in dialetto mio nonno li chiamava “i brusa pajion”) alla lunga l’hanno sempre avuta vinta, data la lunghezza esagerata dei processi ed i ritardi delle sentenze. Un tempo almeno c’era la pubblicazione del “Bollettino dei protesti cambiari” e se uno ci finiva dentro era commercialmente bollato per sempre, a meno che poi non si fosse messo con successo in politica.
In certe zone del Sud Italia non funzionava, perché laggiù la solvibilità non la dava la nomea acquisita nel commercio, ma la patente elargita dai mammasantissima del luogo. Qui da noi almeno il Bollettino, riportato anche sui giornali locali come il Piccolo, ha funzionato per decenni, ma poi si decise che non era giusto sputtanare uno in piazza solo perché era andato in crisi, a volte non per colpa sua, poiché andava tutelata la “privacy” sua e della sua famiglia.

Ricordo che al tempo di quando lavoravo c’era però gente che per anni e anni è rimasta un abitüé del foglio dei protesti del Piccolo e qualcuno addirittura si passava la bandiera di padre in figlio. Bene, intanto in fondo siamo tutti figli di puttana, visto che il nostro paese è un “Casino”, o no?

Adesso sul problema della “fattura elettronica” si antepongono gli stessi discorsi fatti a proposito della limitazione dell’uso della moneta cartacea. Ah!, come era bello poter pagare con dei bei bigliettoni da 500 e 200 Euro, niente, sono spariti completamente dalla circolazione e si vedono solo più in televisione quando fanno vedere le riprese del ritrovamento delle mazzette dei corrotti e dei mafiosi. E pensare che in molti paesi avanzati civilissimi e pure in paesi “emergenti” come Turchia e Cina il denaro contanti sembra quasi sparito ed è facile vedere gente che utilizza la carta di credito per pagare perfino un caffè al bar. Anzi, se ti presenti per pagare con un foglio verde da 100 euro ti guardano con diffidenza, perché credono che sia falso.

E’ la stessa storia in fondo di quando hanno preso piede i bancomat e le aziende hanno deciso di accreditare gli stipendi sui conti correnti.
All’inizio ricordo che ci fu un’autentica levata di scudi, perché a tutela dei poveri illetterati si diceva che sarebbe stata una cosa brutta obbligarli a confessare la propria incapacità a tenere a memoria e poi utilizzare una password o un numero segreto. Poi però è finita che gli operai della Montefluos di Spinetta si abituarono tutti ed in pochissimo tempo ai prelievi elettronici, mentre gli insegnanti avevano preteso fino all’ultimo di difendere il loro diritto ad assentarsi per qualche ora al mattino per poter andare alla Banca d’Italia a ritirare lo stipendio in contanti, soldi che poi regolarmente il giorno dopo andavano a riversare sul libretto alla Posta o sul conto corrente in banca. Ma vuoi mettere il gusto di accarezzare quei pochi bigliettoni da 10.000 lire che sembravano lenzuolini per bambole! Una goduria impagabile, anche se era per solo un giorno al mese.

Che siamo un paese retrogrado ai massimi livelli lo dimostra il fatto che la “fattura elettronica” è già in vigore non soltanto in molti paesi europei (anzi il Portogallo fu addirittura il primo), ma anche in quasi tutti i paesi dell’America Latina, compreso il Messico.

Se noi abbiamo il diritto di lamentarci è perché abbiamo una ragnatela di norme di legge inestricabile, a volte contraddittorie, messe lì apposta per far tribolare la gente onesta e occultare i disonesti, ma questa è un’altra storia.

Lo vediamo anche dalle manfrine sui condoni, sulla “Pace Fiscale”, sulla fame di contributi fasulli che torme di lupi famelici vogliono pretendere, ricattando i governanti, locali e statali, con l’arma del misero voto. Ma non sarebbe meglio togliere il diritto di voto ai corrotti ed ai mafiosetti anche piccoli di casa nostra che li intruppano per agitare le bandiere di certi movimenti politici?

I nostri governanti, se solo fossero un poco onesti, non farebbero prima ad ammettere la loro inadeguatezza a legiferare e decidersi a copiare tale e quale la legge in vigore nei paesi dove funziona? Se funziona in Portogallo, il paese dei portoghesi che in antico sappiamo non avevano fama di solerti pagatori, funzionerà perdinci anche in Italia, o no?

Abbiamo avuto qualche anno fa addirittura un ministro per la “Semplificazione legislativa”, un certo Calderoli, che aveva la faccia del bottegaio scaltro che voleva rifilarci un prosciutto crudo appena discreto al prezzo del “jamòn serrano Pata Negra”.

Per la carità, il buon uomo non è stato il peggiore che abbiamo visto, ma quali sono stati i risultati? Non c’è un imprenditore che dica di aver notato una qualche “semplificazione”
Ma quel Ministero che fine ha fatto? Magari a Roma c’è ancora la sede con tanto di uscieri a servizio.

Buona notte!

Luigi Timo – Castelceriolo