Il valore della riflessione [Il Flessibile]

 CorriereAldi Dario B. Caruso

 

Chagall, un nome che in maniera recalcitrante e ostinata collegavo ad un’esperienza di teatro della scuola.

Si parlava di un violinista sul tetto (se ben ricordo), esperienza tanto deludente quanto inutile.

Un bel giorno decido di visitare Asti e la mostra dedicata a Marc Chagall.

Entro in un mondo completamente sconosciuto e oltremodo affascinante.

Il percorso della mostra si dipana attraverso quattro grandi filoni: le acqueforti ispirate dalle fiabe di La Fontaine, i fatti e i personaggi della Bibbia, i sette vizi capitali e il mondo del circo.

Quando una serie di opere ti coinvolgono, inglobano in una narrazione che ti aiuta ad entrare nel modus vivendi dell’artista, senza artifici. Non posso certamente parlare di sindrome di Stendhal ma ad un tratto sono stato dimentico delle persone intorno, del bambino che stancamente mugugnava appoggiandosi alla parete, dell’anziana signora che spingeva per accaparrarsi una vista migliore sull’asino blu, dei due fidanzati che a voce alta si scambiavano impressioni su quegli innamorati volanti.

E rifletto sulla riflessione.

Gli animali in bianco e nero scoprono la loro vera natura solamente osservando la propria immagine riflessa nei laghetti, nei corsi d’acqua.

Re David afferma la propria grandezza semplicemente riflettendo sulla propria forza interiore.

L’accidioso, pensieroso su un letto scabro, si ritrova nudo e inerme di fronte alle bellezze della vita senza poterne godere.

Il clown – definito da linee quasi infantili – è la rappresentazione di un felice ricordo lontano nel tempo, frutto di un uomo vecchio dalla mano giovane.

Queste e altre immagini sono circondate su tela da uomini e piccoli oggetti che si librano a testa in giù nel cielo, come in uno specchio appeso al soffitto della vita di ciascuno di noi.

Se la riflessione ha un valore, ho sicuramente dato valore al mio tempo: ho conosciuto una grande personalità ad oggi a me ignota.