Presentato a Palazzo Rosso evento culturale e artistico di grande prestigio: una installazione/performance intitolata “La.forma.del.caos.” proposta dall’artista alessandrino Angelo Pelizza e curata da Lucia Olivero.
Invitati all’incontro, oltre ad Angelo Pelizza e Lucia Olivero, sono stati Gianfranco Cuttica di Revigliasco, Sindaco della Città e Assessore alla Cultura di Alessandria, Cherima Fteita, Assessore comunale alle Manifestazioni ed Eventi di Alessandria, e Pier Angelo Taverna, Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che, insieme all’Amministrazione Comunale, sostiene fattivamente il progetto espositivo: un progetto che si inserisce a pieno titolo negli eventi artistico-culturali di prestigio del programma celebrativo per l’850° anniversario della fondazione di Alessandria per il quale la stessa Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria — per i giorni del compleanno cittadino (lo scorso 3-6 maggio) e non solo… — continua a non far mancare il proprio decisivo apporto e il proprio rilevante sostegno.
L’intallazione/performance verrà allestita presso la Biblioteca Civica “Francesca Calvo” di Alessandria (piazza Vittorio Veneto 1) e sarà inaugurata sabato 3 novembre alle ore 17 con una specifica performance che si svolgerà pure il giorno di chiusura (24 novembre, sempre alle ore 17).
Si potrà dunque apprezzare l’ultima opera di Angelo Pelizza fino al 24 novembre, secondo gli orari consueti di apertura della Biblioteca: il lunedì dalle ore 14 alle ore 18; il martedì e il giovedì dalle ore 9 alle 18; il mercoledì e il venerdì dalle ore 9 alle 14; il sabato dalle ore 9 alle 13.
“La.forma.del.caos.” si avvale della collaborazione di Sergio Angelo Notti (video), di Roberto Orsetti (musica) di Lisa De Bernardi (grafica e foto) nonché della associazione culturale “Ombre Rosse” e del circolo “Perla Nera” di Alessandria.
Secondo la curatrice Lucia Olivero «l’installazione/performance “La forma del caos” segue il filo conduttore del lavoro che, da più di trent’anni, è alla base del percorso artistico di Angelo Pelizza.
Questo percorso si sviluppa sui temi fondamentali e caratterizzanti di spazio – segno – suono e mantiene costanti le radici artistiche che affondano nell’adesione al pensiero di Cage legato alle suggestioni dei quadri bianchi di Rauschenberg.
“La forma del caos” parte da una riflessione sulla ricerca di una ricomposizione del caos, di quel caos reale e psicologico che governa il mondo in cui viviamo e che vede nella società tutta e nell’uomo singolo crescere la confusione e la difficoltà di trovare certezze e valori cui fare riferimento.
Il percorso dell’artista presuppone lo sforzo di trovare, partendo da sé ed estendendo la sua ricerca agli spettatori, una strada che aiuti a dare una qualche risposta ai dubbi che tormentano il mondo contemporaneo. Obiettivo è quindi indagare sulla complessità dell’uomo e della società e andare appunto alla ricerca di una forma che accolga il caos.
Così suggerisce la frase di Samuel Beckett che si trova all’entrata del Trinity College di Dublino: “To find a form that accomodates the mess the task of the artist today”- (Trovare una forma che accolga il caos è il compito dell’artista oggi).
E la ricerca di una forma in cui accogliere il caos ha suggerito all’artista l’idea della trasformazione del tumultuoso, liquido, mobile scompiglio del mare in una forma immobile, solida. Questa forma si concretizza in una lastra di lava vulcanica solidificata, di colore azzurro, un pezzo di mare cristallizzato.
Questa lastra, che ha già attraversato altri eventi raccogliendone il prana vitale, secondo la logica cagiana, che affermava: ”un’opera finita è appunto finita, le occorre una resurrezione”, rappresenta la capacità di un oggetto di rinascere acquisendo un nuovo significato. Alla lastra si legano, nell’installazione, una serie di formelle di plexiglas su ciascuna delle quali è riportato un frammento della stessa che, in una sorta di puzzle, metaforicamente la ricompongono. Oserei paragonare ognuno di questi “pezzi” al frame di una vecchia pellicola fotografica che, impressionata dalla luce, dà una rappresentazione della realtà diversa da quella che, sempre attraverso la luce, consente di ottenere la foto vera e propria.
Il risultato è il passare da una realtà “fantasma” ad una realtà fisica. Il dovuto silenzio del luogo scelto per l’evento, una biblioteca, ha suggerito l’inserimento di un video muto da proiettarsi durante gli orari di apertura della stessa che presenta l’artista in una sorta di spazio onirico in cui, come in un rinvenimento archeologico della mente e dell’anima, recupera quei frammenti del caos che si ritrovano nell’installazione finale. Lo scopo è volto ad attivare una comunicazione non solo visiva ma emozionale con il percorso di ricerca dell’artista che, nel momento live, vedrà il suo intervento gestuale accompagnato dal suono.
La focalizzazione sul lavoro interiore guidata dagli elementi visivi e dal “suono” consentirà di diventare artisti e creatori allo stesso tempo tutti i destinatari dell’operazione.
La possibilità di vedere, sentire e partecipare al momento artistico vuole essere di stimolo a comprendere come, oggi più che mai, la fruizione dell’arte e il mantenere saldo il messaggio culturale rappresentino un’occasione di riflessione e di conseguenza un elemento di crescita».
————————–
Angelo Pelizza
Nasce ad Alessandria nel 1950. Musicista, libero creativo, regista, compositore di atmosfere fuori dagli schemi, inizia la sua attività di performer nel 1980 fondando l’associazione culturale Scene Art Productions con artisti che si occupano di spazio, segno, suono.
Da John Cage, compositore di musica contemporanea raccoglie l’eredità del “Silenzio” da cui nascono, dal 1999, anno in cui fonda il gruppo Alchemia realizzazioni come La scuola del silenzio Presente, nel 2003, alla 50 Biennale d’Arte di Venezia. Nei suoi lavori realizza una sorta di formula alchemica che crea, attingendo da simboli ed archetipi di altre culture, un nuovo linguaggio cui unisce la passione per la composizione pittorica che caratterizza la performance-ambient suo attuale strumento espressivo.
Con le sue performance è presente ad Alessandria, Trieste, Pordenone, Napoli, Mantova, Imola, Torino, Milano. Fra le ultime opere Sceneggiatura per la mente, del 2011, una specie di décollage dell’immaginifico del mare, Il volo giallo del 2012, in cui affronta la trasmutazione da alchimista a sciamano, Filastrocca per 7 chiavi del 2013, storia zen, Lettera 22 – partitura Fornasetti del 2014, gioco scaramantico sulla scia dell’ironia del designer italiano, Il sarto bianco del 2014 e La cena di Khayyam del 2015 in cui l’artista “veste” le sue operazioni con le tele di Nadir Montagnana e di Bruno Cassaglia, realizzando un percorso di integrazione della pittura con l’azione performativa, fondamentali per l’approdo, in collaborazione con Nadir Montagnana, a Le Cento tele del 2016, Yellow streep del 2017 omaggio al performer scomparso Giorgio Parodi. Con Lucia Olivero decide di raccontare il suo “Viaggio nella performance” nel libro “Spazio Segno Suono”.