Fiaip lancia l’allarme: “L’intermediazione immobiliare è una professione qualificata e normata da una legge speciale dello Stato: l’Europa vuole riportarci indietro di trent’anni”. Paolo Papi e Franco Repetto ci spiegano perché

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di Ettore Grassano

 

“Da trent’anni lavoriamo per essere professionisti sempre più qualificati, responsabili e identificabili, al servizio dei nostri clienti, e ora la nuova normativa dell’Unione Europea, se applicata, rischia di mandare tutto in fumo: no, ci spiace ma non ci stiamo, e ci faremo sentire, eccome”. Hanno il classico ‘diavolo per capello’ (“un po’ ingrigiti, gli anni passano anche per noi”) Paolo Papi e Franco Repetto, da sempre esponenti ‘di punta’ della Fiaip (la Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali), ma nessuna intenzione di arrendersi, anzi.

Paolo Papi è oggi presidente regionale della Federazione, di cui è stato negli anni scorsi anche vice presidente nazionale. Franco Repetto è stato a lungo presidente provinciale ad Alessandria (carica oggi ricoperta dalla figlia Alessandra), e attualmente oltre che past president è anche responsabile della comunicazione e dei rapporti istituzionali. Tocca a lui ad introdurre il tema: “La nostra legge professionale risale al 1989, è la numero 39 del 3 febbraio per la precisione. Papi ed io la conosciamo a memoria, e l’abbiamo anche insegnata a lungo nei corsi di formazione per i nuovi agenti. Poi arrivò Bersani con le sue geniali liberalizzazioni, e ora i burocrati europei, con il loro ‘tana liberi tutti’: mercato libero senza regole insomma. Gli iscritti a qualsiasi ordine professionale, dai geometri agli avvocati, fino ai giornalisti magari, dal 2019 potrebbe chiedere e ottenere di fare, non in esclusiva si intende, il nostro mestiere: alla faccia della specializzazione”.

La vicenda, in effetti, è più che curiosa addirittura paradossale. Ovviamente tralasciamo le ‘tecnicità’ normative, da addetti ai lavori, e cerchiamo di capire la sostanza del problema. Fino al famoso 1989, esistevano i ‘venditori di case’, da noi noti come ‘sensali’: talora erano geometri, altre volte persone senza specializzazione di sorta, ben relazionate nel loro paese, quartiere o territorio, che giravano bar e altri luoghi di aggregazione. A loro ti rivolgevi se volevi vendere, comprare o affittare casa: “conosci qualcuno? Per te quanto vuoi?”.

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“Confermo, funzionava proprio così – sorride Paolo Papi -, e la ‘piaga’ dell’abusivismo e dell’approssimazione non è ancora del tutto sanata neanche oggi. Ma strada verso la professionalizzazione ne abbiamo percorsa davvero tanta: da decenni non siamo più ‘venditori di case’, ma Mediatori Immobiliari, parte terza ed equidistante dai due soggetti interessati alla compravendita, e all’affitto. Professionisti seri insomma, che conoscono le normative, le applicano, e le insegnano nei corsi a chi oggi desidera intraprendere la professione: i giovani ormai sono quasi tutti laureati, e da anni ci battiamo anche per un corso di laurea specialistica ad hoc sull’intermediazione immobiliare, come esistono quelli sulla mediazione culturale, per fare un esempio”.

Ma in nome di cosa l’Unione Europea ‘spinge’ perché sia applicata, anche in Italia, una normativa tanto ‘deprofessionalizzante’? Negli altri paesi continentali che succede? “La nuova normativa è in vigore dal 2006 in Spagna – spiega il presidente di Fiaip Piemonte che ha recepitole indicazioni dall’Unione Europea, con risultati disastrosi: milioni di cause pendenti, il caos. Altrove invece, dal Belgio alla Svezia, fino alla stessa Germania, si guardano bene dal ‘depotenziare’ la nostra professione: anzi, l’obiettivo è qualificarla sempre di più, e noi siamo d’accordo. Per fare un esempio: oggi puoi chiedere di diventare Mediatore Immobiliare (con iscrizione al registro della Camera di Commercio) solo se sei in possesso di diploma di scuola media superiore, e se hai frequentato un apposito corso professionale di almeno 200 ore, con esame finale, scritto e orale. A noi piacerebbe che la formazione diventasse almeno biennale, e di tipo universitario: solo così si potrebbe garantire ai clienti finali una professionalità adeguata, e sempre maggior serietà. Altro che ‘aprire’ a chiunque, o quasi, come prevede la normativa comunitaria”.

Qualche dato ulteriore per riflettere sul tema: nel 2006, l’anno del ‘boom’ del mercato delle ‘transazioni’ in Italia, la stima del patrimonio immobiliare privato nel nostro paese era di circa 8.800 miliardi: oggi si parla di una ‘forbice’ fra i 5.200 e i 5.500 miliardi. “Come dire – sottolinea Franco Repetto -, che in 12 anni la crisi generale ha ‘bruciato’ circa il 40% del valore dell’immenso patrimonio immobiliare del paese: che non sono solo i grandi fondi di investimento, si badi bene, ma la prima e la seconda casa di tutti noi. Dal dopoguerra in poi i nostri vecchi ci hanno sempre raccontato che la casa è un bene rifugio, il suo valore è stabile, e cresce nel tempo. Ma nell’ultimo decennio non è stato così, anzi. E oggi la strada per tornare a creare valore non è certamente una deregulation che quanto meno ‘allenta’ di molto la professionalità richiesta per operare su questo mercato’.

Peraltro sul mercato dell’intermediazione immobiliare sono già entrati, da anni, anche i grandi gruppi bancari, aprendo una ‘breccia’ (“con risvolti problematici evidenti, e un vistoso conflitto di interessi”, si limita ad evidenziare Papi) che ora la nuova normativa europea potrebbe trasformare in una ‘voragine’: con geometri, avvocati, ingegneri, commercialisti e architetti (solo per citare alcuni ordini professionali fra i tanti del nostro paese) che potranno acquisire l’abilitazione, e svolgere anche quella professione, in contemporanea alla loro professione principale.

Ma la politica italiana che fa? E’ ancora Papi a precisare: “Nei giorni scorsi abbiamo avuto diversi incontri, a livello sia regionale che ministeriale. Ci auguriamo che l’attuale governo, molto attento a difendere le prerogative italiane a livello europeo, si renda conto del caos che l’applicazione delle regole europee creerebbe a casa nostra, e che sia al nostro fianco in questa battaglia in difesa della professionalizzazione del nostro settore. Certamente non siamo stati con le mani in mano, e abbiamo pronta come associazioni di categoria (non solo Fiap, ma anche Anama e Fimaa, ndr) una nostra proposta di modifica, molto concreta, della legge del 1989: un documento finalizzato ad assumere responsabilità professionali, etiche, formative ancora più forti. Per far sì che la professionalità e specificità del ruolo del Mediatore Immobiliare durante le compravendite immobiliari non si indeboliscano, ma diventino invece sempre più chiare e riconosciute. Nell’assoluto interesse del cliente finale”.