Conclusa mercoledì in Regione Piemonte l’Audizione in II e III Commissione con le organizzazioni sindacali in merito alle ricadute occupazionali connesse alla realizzazione del Terzo Valico.
Ecco il commento di Mimmo Ravetti, capogruppo PD: “Ho ribadito che è impensabile fermare l’Opera e che il Governo deve aiutare il Piemonte e l’intero Nord Ovest a terminarla per connettere il nostro territorio con il resto del mondo. Serve tenere alta l’attenzione su legalità, rispetto dell’ambiente e della salute, certezze economiche e sviluppi stabili legati in particolare alla logistica. Sono preoccupato dell’atteggiamento di Lega e M5S e lo scrivo dopo averlo detto chiaramente durante la Commissione, non per l’analisi costi – benefici ma per i pregiudizi. Peraltro la reazione dei colleghi del M5S al mio intervento mi ha lasciato basito. Hanno sostenuto che io li ho “presi per i fondelli”. Carissimi, io esprimo opinioni liberamente, come si dovrebbe fare in Democrazia e continuerò a farlo finché avrò voce. E, se proprio cercate lo scontro politico, vi dico che vorrei evitare a 2394 lavoratori impegnati nell’opera il vostro incerto “reddito di cittadinanza” a causa di licenziamenti improvvisi. In ogni caso per conto del Gruppo PD del Consiglio Regionale formalizzerò la richiesta di un Consiglio Regionale “aperto” sul tema delle Infrastrutture che meritano manutenzione, che devono essere completate o realizzate ex novo”.
Preoccupate anche le osservazioni di Walter Ottria (LeU): “Il Consiglio regionale si preoccupi dei lavoratori e non delle sterili polemiche politiche sulle scelte del Governo nazionale. Nell’incontro in Regione Piemonte i sindacalisti hanno evidenziato come tale scelta avrebbe ripercussioni pesantissime sull’occupazione e sul territorio. Infatti se il blocco fosse confermato immediatamente perderebbero il lavoro oltre 400 persone e non si assumerebbero più le 1200 previste per i lotti successivi oltre che lasciare sul territorio, in gran parte alessandrino, una situazione territoriale gravemente compromessa.
Premesso che non si è ancora capito se questo blocco sia ufficiale o meno e che, comunque la si pensi, è un dato di fatto che metà dell’opera è stata realizzata ed è presente sui nostri territori – ha affermato Ottria – non possiamo non cogliere le preoccupazioni lanciate dai sindacati. Il Governo si preoccupi un po’ meno di fare annunci senza presentare poi atti concreti, magari efficaci e non da modificare continuamente (vedi Genova). Nell’ipotesi di blocco dell’opera e delle relative conseguenze occupazionali che questo produrrà, c’è bisogno che il governo nazionale per primo si ponga il problema di questi lavoratori e del loro futuro occupazionale.
“Il Piemonte ha sicuramente un grosso problema di infrastrutture che poi si ripercuote quotidianamente sui cittadini piemontesi, basti pensare ai problemi che devono affrontare i pendolari tutti i giorni – prosegue Ottria – ma se non si vogliono le cosiddette “grandi opere” c’è bisogno che il Governo metta in campo altro come ad esempio un piano straordinario per la manutenzione del territorio che potrebbe anche dare delle risposte occupazionali. Il problema è che fino ad ora nulla di questo si è visto e il rischio che molti, piemontesi e non, rimangano senza lavoro è purtroppo assolutamente reale”.