L’assedio della Cittadella di Alessandria 1745-46 [Alessandria in Pista]

Copia di Cento cannoni per Alessandria [Alessandria in Pista] 33di Mauro Remotti

 

Dopo due secoli di dominazione spagnola, all’inizio del XVIII secolo la città di Alessandria passò sotto il controllo dei Savoia.

Nel 1728 il re Vittorio Amedeo II[1] ordinò all’ingegnere generale Ignazio Bertola[2] la progettazione e la costruzione di una Cittadella militare che sarebbe dovuta sorgere nell’area del quartiere Bergoglio, situato oltre il Tanaro, che rappresentava da sempre il punto debole per la protezione di Alessandria: “caduto in mano nemica diventava un baluardo da cui poteva battersi la città e metterla in serio pericolo”[3].

 

 

Una fortezza ubicata in quella posizione strategica avrebbe infatti permesso una migliore difesa della città e il controllo delle strade che conducevano verso Torino.

 

A causa della demolizione di Bergoglio, i suoi abitanti furono costretti a trasferirsi nel contado, in particolare nei borghi di Solero, Quargnento, San Michele, Valmadonna e Valle San Bartolomeo, mentre i nobili ricostruirono le proprie residenze all’interno della città[4].

 

I lavori di realizzazione della nuova Cittadella (per distinguerla da quella di epoca medioevale che collegava Porta Marengo con Porta Genovese) durarono all’incirca quattordici anni, e proprio quando la fortezza poteva ritenersi ultimata ebbe subito il suo battesimo del fuoco.

In seguito alla guerra di secessione austriaca, il territorio alessandrino venne investito dalle truppe franco-spagnole guidate dal marchese di Maillebois, che dopo aver sconfitto l’esercito di Carlo Emanuele III[5] nella “battaglia di Bassignana[6] il 6 ottobre 1745 arrivarono sotto le mura di Alessandria.

Il governatore Ignazio Caraglio[7], considerata l’impossibilità di poter procedere alla difesa dell’intera città (come invece era accaduto nel precedente assedio del 1657)[8], decise di impegnare l’esercito nemico asserragliarsi con circa tremila uomini all’interno della Cittadella, non prima di aver fatto saltare due arcate del ponte sul Tanaro e disposta la distruzione di tredici mulini fluviali. La drastica scelta provocò un forte risentimento nella popolazione che si sentì abbandonata al proprio destino.

La resistenza, tra l’ottobre del 1745 e il marzo 1746, fu eroica: Caraglio non esitò a condividere con i soldati ogni genere di privazioni. Fra i suoi provvedimenti va ricordato l’ordine di coniare moneta ossidionale su cui veniva apposta la scritta: “Bloc. Arcis Alex. Gub. Marchio de Caraglio 1746”. I pezzi erano veri e propri buoni di pagamento che sarebbero stati rimborsati dall’erario[9].

Proprio quando la resa nelle mani del generale spagnolo Caravacal stava diventando inevitabile (le scorte di vettovaglie erano terminate e i soldati quasi decimati dallo scorbuto), l’imperatrice Maria Teresa d’Austria – siglata la pace di Dresda che pose fine alla seconda guerra di Slesia – inviò in soccorso trenta battaglioni di fanteria e alcuni reggimenti di cavalleria agli ordini del barone von Leutrum[10], che una volta espugnata Asti, marciò su Alessandria rompendo l’assedio.

La gioia per la vittoria non bastò a placare l’ira del sovrano sabaudo verso gli alessandrini, rei di avere tenuto un comportamento un po’ troppo arrendevole verso gli antichi padroni spagnoli. Difatti, dopo soltanto cinque giorni di assedio, una delegazione di deputati alessandrini, con la mediazione del vescovo mons. Alfonso Miroglio, si era recata a rendere omaggio a don Filippo consegnando le chiavi della città[11].

Per questo motivo, il 4 maggio del 1746 gli organismi comunali vennero sciolti e sostituiti da un Consiglio di 14 membri di nomina regia con competenze di carattere generale e dalla Ragioneria[12], la quale provvedeva principalmente agli appalti e al disbrigo degli affari. Tale assetto amministrativo rimase in vigore sino al 1775.

 

 

[1]  Vittorio Amedeo II (Torino14 maggio 1666 – Moncalieri31 ottobre 1732) mutò radicalmente la politica sabauda, fino ad allora caratterizzata dalla sottomissione alle potenze straniere, rivendicando l’indipendenza del piccolo Stato.

[2]  Giuseppe Francesco Ignazio Bertola, conte d’Exilles (Tortona1676 – Torino22 maggio 1755) progettò importanti manufatti militari, tra i quali, oltre alla Cittadella di Alessandria, il Forte di Exilles e il Forte di Fenestrelle.

[3] Giovanni Iachino, Vicende militari della città di Alessandria 1168-1878, Industria Grafica O.Ferrari & C., Alessandria, 1929.

[4] Molte famiglie nobili, confraternite e congregazioni religiose s’inserirono a forza nel tessuto cittadino preesistente modificando così il volto urbano attraverso la costruzione di dimore aristocratiche e chiese nell’area di antichi agglomerati medioevali.

[5] Carlo Emanuele III (Torino27 aprile 1701 – Torino20 febbraio 1773) proseguì la politica militare di Vittorio Amedeo II al fianco delle grandi potenze nelle guerre di successione polacca e austriaca, ottenendo considerevoli acquisizioni territoriali.

[6] La battaglia di Bassignana venne combattuta il 27 settembre 1745 nel corso della campagna militare italiana della Guerra di successione austriaca. Si fronteggiarono l’esercito franco spagnolo, agli ordini del marchese di Maillebois e l’esercito austro-sardo al comando del re di Sardegna, Carlo Emanuele III. La vittoria arrise all’esercito franco-spagnolo.

[7] Ignazio Giovanni Battista Caraglio (1687 – 1749), marchese e conte di Sanfrè, diventò comandante della piazza di Alessandria nel 1736 e badò a migliorarne le fortificazioni. Dopo aver brillantemente difeso la Cittadella dall’assedio dell’esercito franco-ispanico, assunse il comando di quella di Torino.

[8] Vedi Mauro Remotti, L’assedio di Alessandria del 1657, pubblicato su CorriereAL il 28 luglio 2018.

[9] Egidio Lamenta, L’assedio della Cittadella di Alessandria (1745-46) attraverso le monete, Rassegna Economica, n.4 del 1991.

[10] Il generale tedesco Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum (Dürrn27 giugno 1692 – Cuneo16 maggio 1755) prestò i propri servigi nell’esercito sabaudo.

[11] Ricorda Fausto Bima nella Storia degli Alessandrini: “che il generale occupante Alessandria, l’irlandese Guglielmo de Lascy, quando partì, essendosi condotto correttamente con la popolazione, cosa eccezionale, venne affettuosamente salutato da essa”.

[12] Prese il posto della Provvisione. Era costituita da due sindaci (il conte Giovanni Battista Conzano e il cavaliere Stefano Mantelli) e tre consiglieri (il conte Baldassarre Conzano e i marchesi Giuseppe Cuttica di Cassine e Vittorio Amedeo Ghilini).