La sfida della sostenibilità [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

Chris Andersen, giornalista dell’Economist, scrisse alcuni anni fa che “Un’economia di servizi è buona cosa, ma eliminate la manifattura e diventate una nazione di banchieri, camerieri e guide turistiche”.

Nel territorio piemontese il settore manifatturiero presenta forti cicatrici, ma al contempo anche sintomi, per ora ancora isolati, di un rinascimento industriale.

La crisi economica ha rilanciato il filone di pensiero keynesiano, che va da Stiglitz a Krugman, con una forte critica all’ineguaglianza distributiva, e ha dato forza ai nuovi concetti di scarsità delle risorse, della difesa degli ecosistemi naturali e delle energie rinnovabili.
Si tratta di una transizione storica dalla quantità alla qualità in cui si possono cogliere nuove opportunità attraverso la chiave della sostenibilità.

La sfida consiste nel saper cogliere le nuove frontiere che si apriranno grazie a Industria 4.0, all’applicazione della green economy nei suoi aspetti legati all’agro-industria, all’ecoefficienza e alla chimica verde e tradurle in nuova occupazione. Efficienza energetica, prodotti e tecnologie green registrano una crescita degli investimenti, generando secondo i dati Unioncamere Symbola valore aggiunto per 15 milioni di euro.

I settori privilegiati sono quello delle energie rinnovabili, della bioedilizia, della mobilità sostenibile, grazie anche all’apporto del Polo di innovazione Clever (all’interno del Parco Scientifico dell’Environmental Park), dedicato all’energia e alle produzioni pulite. La fabbrica del futuro non sarà solo intelligente ma anche smart e green, e tale processo non riguarda solo filiere specifiche come quelle dell’agroalimentare e della produzione di energia rinnovabili, ma è trasversale a tutti i settori produttivi.

Nel settore della componentistica auto, ad esempio, vi sono aziende che stanno lavorando a sistemi di propulsione elettrica o alla progettazione di veicoli a idrogeno; nella plasturgia si stanno sviluppando sistemi di lavorazione sostenibile della plastica, incentrati sull’ottimizzazione design del manufatto, sulla scelta del materiale più performante e sul riuso. Nell’agroalimentare ci si sta focalizzando soprattutto sulla ricerca di qualità e di riuso dei prodotti smaltiti in vari settori (farmaceutico, chimico, alimentare).

“La crisi non è finita”, come sosteneva il celebre economista turco Roubini, ma se ancora una volta troveremo la forza e il coraggio di saperci reinventare integrando la tecnologia con i principi antichi che ci insegnavano le nostre famiglie contadine (che già praticavano senza saperlo l’economia circolare) potremmo guardare al futuro con meno pessimismo.