Alessandria, quando sul turismo si scopre l’acqua bollita… E poi, l’importante è restare divisi. Su tutto [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

 

Adesso tutti troveranno scuse per difendere e giustificare le rispettive posizioni. C’è chi scaricherà le responsabilità sull’ultimo dei sottoposti. E chi si appellerà a oscure congiure contro il territorio. E diranno che si mobiliteranno tutti insieme.

Ma una cosa resta ben chiara, soprattutto dopo il dibattito in Commissione regionale: Alessandria divisa su tutto non andrà mai da nessuna parte.

Parliamo di turismo e della decisione dell’Atl (agenzia turistica locale) di Asti di accorparsi con quella di Alba e Bra, dando vita ad una sola Agenzia di promozione turistica locale di Langhe, Monferrato e Roero. Il Comune di Asti ha condiviso il progetto con gli altri soci maggioritari, la Fondazione Cr Asti, la Provincia e la Camera di Commercio, decidendo di portare in dote 150.000 euro. “Il territorio albese in questi anni ha saputo crescere e farsi conoscere nel mondo, accrescendo di volta in volta il numero delle presenze e del fatturato turistico”. Parole di Antonella Parigi, assessore regionale al Turismo. Ma restiamo sui numeri e sul valore economico del progetto.
L’accorpamento prevede una Atl con venti dipendenti, oltre due milioni di euro di fatturato e più di un milione di presenze turistiche da gestire. Al contrario, la realtà alessandrina si presenta frammentata, con due soggetti il consorzio ‘Mondo’ (Monferrato Domanda Offerta, capitale pubblico – privato con soci che vanno dai Comuni del Monferrato e della Lomellina, all’Ente Aree Protette del Po vercellese – alessandrino, all’Enoteca Regionale del Monferrato e a un pool di privati) per il Casalese e Alexala per il resto della provincia.
“Quest’ultima ha poi manifestato criticità di governance” è stato detto in Commissione. Antonella Parigi ha dichiarato di essere “disponibile a imbastire un tavolo di confronto”, manifestando “apertura verso un’unica Atl legata ai territori Unesco”, ma ha sollecitato “l’avvio di un processo in cui Alessandria dimostri di credere realmente a una strategia turistica. Soprattutto dagli imprenditori ci si aspetta che inizino a dimostrare sensibilità economica”. Ecco la contraddizione irrisolta di Alessandria.

 

Che per una volta viene messa nero su bianco anche da chi siede sui banchi della maggioranza.
Domenico Ravetti, consigliere regionale e capogruppo del Pd, dice, senza giri di parole, che “nella provincia alessandrina però sarebbe bene raccontarci la verità circa il fatto che c’è troppa frammentazione che non permette di fare sistema come invece dovremmo fra istituzioni, soggetti privati e territori differenti. Per promuovere turismo nel mondo bisogna unire le risorse economiche e non solo i pensieri e le risorse umane. Chi organizza il turismo nei territori dove il turismo funziona porta a sintesi le tante esigenze rafforzandole tutte”.

Pare poi che Asti abbia invano tentato per mesi di parlare con Alessandria, ma nessuno avrebbe mai risposto dall’altra parte del telefono. Comunque sia andata, resta il fatto che ancora una volta Alessandria si è accorta di quanto stava avvenendo solo a cose fatte.

E adesso, i bilanci giusto per fare capire il divario abissale fra chi parla e basta e chi parla e mette le risorse. Alexala, l’Atl alessandrina (oggi, come tutte, è una società consortile) nel 2016 ha chiuso con un valore della produzione (vendite e prestazioni) pari a 454.058 euro e un utile di 3.042 euro. L’anno scorso la produzione è invece scesa a 380.090 e l’utile a 1.066 (il bilancio chiude a pareggio perché la forma consortile è senza scopo di lucro).

Questi invece i numeri dell’Atl Langhe e Roero: nel 2016 ha chiuso con una produzione pari a 1.375.788 euro, mentre il 2017 è leggermente sceso a 1.330.539. Fenomenali? Non proprio. I ricavi per vendite e prestazioni sono stati pari a 28.567 euro l’anno scorso e a 75.396 euro nel 2016.

La differenza clamorosa è tutta nella voce ‘contributi in conto esercizio’ all’interno del capitolo della ‘produzione’. Altissimi per gli albesi, ridotti al lumicino per gli alessandrini.

Morale? Alessandria ha una produzione elevata, ma quasi niente contributi. Alba, invece, l’esatto contrario visto l’alto livello contributivo che arriva da tutti i soggetti, pubblici e privati, del territorio.

Il risultato lo hanno sintetizzato, sempre in Commissione, i consiglieri eletti nell’alessandrino: Ravetti, Luca Rossi (Fi), Paolo Mighetti (M5s) e Valter Ottria (Leu) esprimendo preoccupazioni “per i possibili danni alle imprese e alle opportunità del territorio e hanno proposto di cogliere il confronto apertosi per ripensare il sistema”.

Non va infine dimenticato che Asti e e Alba non sono sulla luna. I loro enti enti locali, fondazioni, imprese, hanno problemi analoghi a quelli alessandrini rispetto alle risorse pubbliche disponibili e alle difficoltà sui mercati. Anche in questa zona del Piemonte non tutto quello che luccica è oro (basta pensare alle diatribe, anche legali, di Alba rispetto al tartufo o alla gestione turistica giudicata in alcuni casi troppo cara rispetto ai servizi).
Però hanno spirito di corpo e idee chiare. E così le risorse a disposizione vanno in una sola direzione con i progetti che sono messi a fattor comune. In provincia di Alessandria, invece, trionfano miopia, campanili esasperati, incapacità di programmazione e di visione. Eppure non è sempre stato così. In passato è stato dimostrato che l’unione poteva fare la forza. Ma era un’altra stagione economica e politica. Di quel periodo sono comunque rimaste alcune idee progettuali sempre valida. Però pare non interessino ad alcuno.