Le vittime sul ponte di Genova

Vigilia di Ferragosto, sono appena superate le 12,00 sento mia figlia che urla: “è crollato un ponte, è crollato il ponte di Genova … quello che chiamiamo il ponte Brooklyn”.

Il giorno prima visto il maltempo, non potendo andare in spiaggia, per accontentare il mio nipotino Ivan che è un appassionato di Genova, partendo da Savona andata e ritorno su quel ponte erano passati ben due volte, un brivido nella schiena e poi il pensiero va subito in questa direzione: “chissà quante vittime”. Le prime immagini le vediamo sui telefonini poi le varie reti tv iniziano a fornire immagini e cronaca.

Chiamo mia nuora per sentire la voce e rassicurarmi che la famiglia di mio figlio sia al sicuro. Poi il dolore che si prova per le vittime, il terrore di intraprendere qualsiasi viaggio utilizzando autostrade con viadotti e gallerie di cui la Liguria abbonda e tanta rabbia verso colpevoli di cui si percepiscono nomi, cognomi, società titolari di autostrade, solo ‘buone’ ad aumentare le tariffe e fare profitto e che in questo grave momento cercano di tirarsi fuori da reali responsabilità. Si aggrapperanno alle voci che ingenuamente parlano di un fulmine visto cadere sul ponte, si aggrapperanno al maltempo o meglio alla bomba d’acqua.

La prima cosa che faccio è accendere il computer e andare ad accertarmi chi sia il gestore o proprietario di quella tratta autostradale.
Spero che la magistratura per una volta sia veloce e non guardi con occhio ossequioso i nomi “blasonati” che paiono intoccabili. Oltre i nomi “blasonati” vi è la politica che ha enormi responsabilità nel non controllare strutture delicate ed importanti anche quando sono private, e responsabilità anche per il lasciar correre quando un “cane sciolto” lancia un allarme inascoltato.

Nel web viene fuori Maurizio Rossi (ex senatore ligure di Scelta Civica): “Lo dicevo dal 2013. La rabbia dell’ex senatore”.

Governo Renzi: un’istanza Morando sul ponte autostradale al Ministro Delrio il 20 ottobre 2015 e una seconda istanza il 28 aprile 2016, risposta? Nisba! Nel web trovo pure un ingegnere genovese, docente dell’Università di Genova, che già da tempo denunciava il pericolo del ponte e che anche lui è stato mandato a “spazzar il mare”, Antonio Brencik: “Quello del ponte Morandi è un crollo annunciato (da Antonio Brencich)

 

Ci si siede a tavola col magone e in silenzio si ascolta la cronaca. Si notano grossi condomini sotto ai piloni ancora in piedi, fatti sgomberare per sicurezza. Ponti con stazze enormi costruiti sulle città, sotto di essi palazzi, attività, viali, viabilità e tanta umanità che vive senza pensare a quei piloni dove sopra scorrono veicoli normali e tir. Ma chi autorizza a costruire autostrade sopra alle case? Oppure: chi autorizza a costruire case sotto autostrade? Il Governo tanto vituperato dalla grande informazione di regime e dai radical chic è presente sul posto. Le parole del Ministro Salvini sono ciò che penso: “oggi pensiamo alle vittime, domani le responsabilità, chi le ha deve pagare!”

Se gli sarà permesso di governare, se i potenti intrallazzoni in Italia, in Francia, in Germania e associati non riusciranno nell’intento evidente di affossare questo Governo, sono sicura che questa volta il vertice di Autostrade, dovrà mettere mani nelle proprie casseforti per far fronte alle proprie responsabilità.

Ritengo scontare e di rito le solite parole del capo dello Stato sul crollo ponte: “Disgrazia spaventosa e assurda, esame serio di cause e responsabilità”. Stonate altre voci di politici al potere per anni, a cui la sicurezza di certe infrastrutture non è mai passata neanche per il cervello. Esame serio e responsabilità? Ma chi ci crede, ma quando mai…. In passato “cane non ha mai mangiato cane”, poteri politici, di giustizia e lobby l’hanno sempre fatta franca, nessuno ha mai pagato nell’Italia delle grandi tragedie, con verità blindate per l’eternità. Oggi 15 agosto, abituale giorno di festa e allegria, nel mio intimo c’è dolore e tristezza nel pensare alle innocenti vittime di ingordigia. Ognuna di quelle creature potevamo essere noi.

Graziella Zaccone Languzzi