Un paese dai molti risvolti misteriosi

Per fine anno 2 ai politici, ma anche a noi cittadini! [Le pagelle di GZL] CorriereAlIl tono delle domande che molti cittadini italiani si pongono da qualche tempo a questa parte è unanime. Si sente dire anche a proposito di argomenti fra i più disparati: “ma come è mai possibile una roba del genere?”

I fatti di Palermo, con gente consenziente che si fa rompere le ossa solo allo scopo di incassare in maniera fraudolenta un risarcimento assicurativo, peraltro decurtato dalle mani avide di delinquenti in combutta con gestori del business ramificati anche nel settore della pubblica assistenza, paiono incredibili vertici di un degrado morale mai raggiunto da nessuna società civile che non sia allo sbando come la nostra.

Ma sono tante le domande che potremmo porci, ad esempio sul perché certe misure di limitazione di sovranità accettate da paesi ad economia debole come Spagna, Portogallo, Irlanda e perfino Grecia, abbiano avuto effetti positivi per merito di riforme strutturali adottate anche solo in parte, mentre nello stesso periodo e per gli stessi motivi di crisi dell’economia, nel nostro paese ci si ostini ad andare nella direzione contraria, vale a dire nella direzione di un sempre maggior irrigidimento di toni difensivi di una pseudo sovranità che non solo non possiamo meritare, ma che, visti i sempre più preoccupanti segni di degrado, gioca in fondo a nostro danno. C’è da chiedersi: “siamo ancora in grado di governare questa zattera alla deriva affidandoci ad epigoni del comandante Schettino?”

In questi giorni un articolo del noto giornalista economico Danilo Taino ha attirato la mia attenzione, dopo che da più parti si sentiva dire, sempre a proposito della Sicilia, ma con argomenti validi per l’Italia tutta, che bisogna investire maggiori risorse nell’agricoltura e nel turismo, settori nei quali l’Italia avrebbe ancora un futuro di sviluppo.

Sempre con toni sovranisti, sentiamo dire che bisogna difendere i nostri prodotti agricoli dalla concorrenza sleale straniera, che bisogna privilegiare le nostre aziende nell’erogazione dei contributi comunitari e nazionali, che bisogna difendere i nostri consumatori dalle truffe di qualità di molti prodotti, come ad esempio una delle bandiere del nostro orgoglio di paese guida della famosa “dieta mediterranea”, la mitica passata di pomodoro made in Italy.

Da anni notiamo che la strada seguita per difendere tale presunta eccellenza italiana è quella dello sfruttamento dei braccianti occupati nella raccolta dei pomodori nelle nostre regioni del mezzogiorno, in grande maggioranza emigrati da noi dalla vicina Africa, con l’unico scopo di reggere la concorrenza del prezzo e pubblicizzare la qualità senza tanto preoccuparci dei costi sociali di tale battaglia commerciale.

Poi veniamo a scoprire che i nostri maggiori concorrenti non sono i cinesi, che secondo la vulgata diffusa sarebbero i responsabili dell’invasione scorretta del mercato del pomodoro qui da noi, ma – guarda un po’ – gli olandesi.
Infatti, come affermato dal giornalista economico citato, che avrebbe riportato statistiche fornite da organismi internazionali neutrali, l’Olanda, un paese che sappiamo molto attivo nel settore agricolo ma tutto sommato limitato come estensione territoriale e con un clima non del tutto favorevole, è fra i primi posti al mondo nell’esportazione di prodotti agricoli ed alimentari, primo come valore monetario nel settore dei pomodori, delle patate e delle cipolle e secondo per tutto il resto dei prodotti vegetali in genere. Ma come è possibile?

La chiave del successo, secondo la ricerca riportata, è l’innovazione tecnologica sostenuta da organismi nazionali olandesi, fra cui un noto centro di ricerca scientifica fra i più avanzati al mondo per la selezione delle sementi, per lo studio di sempre più avanzate tecniche colturali rivolte alla diminuzione dei pesticidi, al risparmio di energia, ma soprattutto all’aumento delle rese per ettaro di prodotto. Pare che le rese per ettaro siano di sei volte quelle registrate in paesi come la Spagna e gli Stati Uniti ed addirittura quasi dieci volte di più di quelle italiane. In quanto a resa per ettaro sempre l’Olanda risulta prima al mondo anche per peperoncini e cetrioli, seconda nel settore delle pere ed ai primi posti in genere nella frutta e nella verdura, anche grazie al sistema delle serre molto diffuso da tempo.

Non è un caso quindi che anche da noi nei negozi specializzati in agricoltura-orticoltura si trovino solo più oramai sementi olandesi a garanzia di una buona riuscita della campagna.

Pare infatti che addirittura il trenta per cento delle sementi commercializzate nel mondo sia di origine olandese.
Un paese piccolo come l’Olanda riesce a battere la concorrenza dei colossi americani.

Questo io non l’avrei mai sospettato.

La politica dei prezzi non paga quindi se si bada solamente ai costi della manodopera ed allo sfruttamento dei poveri braccianti vittime del caporalato nostrano, purtroppo diffuso anche qui vicino a noi in Piemonte e nel Nord Italia e dovremmo smetterla di far finta di non vedere certe barbarie giustificandole con la difesa di un non ben definito orgoglio nazionale (gli italiani prima di tutto!), ma invece di riempirci la bocca di slogan inutili dovremmo incominciare a capire come fare della nostra agricoltura una eccellenza di qualità puntando sull’innovazione e sulla ricerca come hanno fatto gli olandesi senza vantarsi di supremazia fasulla e di furbizia truffaldina come troppo spesso è successo e succede ancora nella gestione dei pubblici sussidi.

In Europa siamo diventati famosi per aver inventato truffe di ogni genere per arraffare contributi in ogni settore agricolo e solo da qualche anno forse siamo stati superati da qualche paese dell’Est recentemente entrato nella Comunità.

E’ arrivato il tempo di svelare i troppo misteri che accompagnano la gestione di una attività che dovrebbe diventare il fiore all’occhiello e non la vergogna di un paese come il nostro.

Per ottenere ciò io sarei disposto anche a rinunciare ad una fetta di sovranità, perché sentirmi guidato da condottieri o troppo ignoranti o troppo furbi in senso negativo non mi tranquillizza per nulla, se poi so che devo accettare dei sacrifici per risalire la china.

Luigi Timo – Castelceriolo