Amianto dalla Russia agli Usa. E l’asbesto ringrazia [Centosessantacaratteri]

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10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

ll tasso di mortalità dei lavoratori esposti all’amianto negli Stati Uniti d’America è il doppio rispetto alle stime degli ultimi anni. Emerge da una ricerca presentata a Washington, durante la quattordicesima Conferenza annuale sulla sensibilizzazione delle malattie da amianto, da Jukka Takala, presidente della Commissione internazionale per la salute sul lavoro (Icoh).

Lo riporta l’Asbestos disease awareness organization (Adao – Organizzazione per la consapevolezza delle malattie in amianto), organizzazione no-profit indipendente dedicata alla prevenzione dell’esposizione all’amianto. In base ai dati della ricerca, le malattie legate all’amianto causano 39.275 decessi negli Stati Uniti ogni anno, più del doppio delle precedenti stime di 15.000 all’anno. In particolare, l’amianto causa 34.270 decessi per cancro al polmone, 3.161 morti per mesotelioma, 787 decessi per cancro ovarico, 443 morti per cancro alla laringe e 613 decessi per asbestosi cronica.

Ed è questo lo scenario che è arrivata la decisione dell’Agenzia di protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (Epa) che ha reso legale l’utilizzo dell’amianto nei materiali per l’edilizia (era proibito dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso). Perché? Business, ovviamente. E convenienza politica. Per chi, questo invece è da vedere.

La storia è stata raccontata l’11 luglio dal quotidiano Washington Post, come da altri giornali americani, e ripresa ora da alcune testate italiane. Si parla della russa Uralasbest, la fabbrica ha centoventi anni e la sede è nella regione degli Urali chiamata Sverdlovsk, che produce amianto e che ha una forte esportazione negli Stati Uniti d’America. Una foto dei sacchi di crisotilo (uno dei minerali di amianto più estratti al mondo) imballati con un nastro trasparente su cui compare l’immagine di Trump e la scritta “approvato da Donald Trump, 45° presidente degli Stati Uniti” è stata pubblicata il 25 giugno sulla pagina Facebook della Uralasbest.

Una pagina che riporta foto ed eventi che sembrano usciti, rivisti e aggiornati, dalla tipica bacheca aziendale dell’Unione Sovietica dei tempi migliori in cui va tutto bene, lavoratori e familiari sono felici, si svolgono gare di cucina con protagoniste le cuoche della mensa, i bambini di un sanatorio giocano felici mentre si ribadisce ‘la cura della salute dei lavoratori’ sia al primo posto e non mancano i premi a giovani ingegneri, i complimenti ai medici aziendali perché ‘grazie al lavoro di prevenzione e allo stile di vita sano’ il cinquantasette per cento dei dipendenti non ha fatto un giorno di malattia in un anno (gli occupati sono circa cinquemila).

Ottimo business per la Uralasbest, quindi, che continua a vendere in uno dei pochi paesi al mondo in cui l’amianto è ancora utilizzato. D’altronde lo stesso Donald Trump nel libro ‘The Art of the Comeback’, pubblicato nel 1997, ha prima scritto che l’amianto è “cento per cento sicuro” e poi che “il movimento contro l’amianto è stato diretto dalla malavita (in alcune traduzioni si legge mafia) perché spesso le società che si occupano della rimozione sono legate alla malavita”. E la Uralasbest ringrazia.