Commercio di vicinato: riforma subito

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10 a Manuela Ulandi, 9 agli abitanti di via Galimberti [Le pagelle di GZL] CorriereAl 1di Manuela Ulandi*

 

 

Luglio è il mese dei bilanci sull’andamento economico del primo semestre: così arrivano i dati regionali raccolti dalla CCIAA, quelli comunali e anche l’Istat stima come stabile il clima di fiducia dei consumatori e delle imprese. Incoraggia il segno positivo nel saldo tra aperture e chiusure dei negozi di vicinato, questo mostra il fermento che esiste tra gli imprenditori per raccogliere le sfide di un settore, quello appunto del commercio al dettaglio che deve interpretare i cambiamenti radicali e lanciare nuove e diverse strategie d’intervento.

Tuttavia dobbiamo constatare come questi dati rappresentino, prevalentemente, un turn over di attività economiche che aprono e chiudono, con una vita media molto ridotta.

La difficoltà di trovare lavoro, induce molte persone ad improvvisarsi imprenditori, senza un’adeguata formazione e questo inquina i dati di un settore economico, come se fosse florido e solido, invece è l’esatto opposto.

Dal 2007 è in atto una crisi che ha cambiato il mondo.
È cambiato il modo di fare impresa, di amministrare, di gestire i bilanci familiari.
Sono cambiate le nostre abitudini, i nostri gusti, i nostri stili di vita.

Si parla di riprese e ripresine che noi non vediamo, anzi per certo siamo consapevoli che nulla tornerà più come prima.

Questa situazione ci rende disorientati, fragili e spaventati per la precarietà economica, istituzionale, lavorativa, affettiva e valoriale in cui stiamo vivendo.
Lavoriamo sempre di più e guadagniamo sempre di meno; le cosiddette “intelligenze artificiali” ci stanno sopraffacendo, i telepass hanno fatto sparire i casellanti, i servizi bancari on line hanno ridotto il numero di sportellisti, i distributori automatici hanno sostituito i benzinai, ora le casse automatiche nei supermercati stanno prendendo il posto delle commesse e così via.

I numeri fotografano tutte queste parole in modo impietoso.

Dal 2007 al 2015 le famiglie hanno speso oltre € 57 miliardi in meno. La produzione tra il 2007 e il 2015 si è ridotta del 10%.

Con questi dati, fonte Nielsen, sorge spontanea una domanda, perché continuare ad autorizzare altri nuovi insediamenti?

Alessandria è circondata da GDO esistente e in costruzione. E’ sana competizione con i negozi di vicinato? Certamente no. E’ una scelta più vantaggiosa per i consumatori? Secondo noi no, perché l’insediamento di GDO porta con sé un impoverimento diretto ed indiretto del tessuto economico locale a fronte di pochi posti di lavoro che non sono compensativi del danno.

Le imprese edili, gli impiantisti, gli arredatori, gli assicuratori difficilmente sono della nostra città, ma sono aziende che operano su larga scala con le sedi principali di società di sviluppo immobiliare che non sono alessandrine.

Inoltre i pochi posti di lavoro che i colossi offrono non vanno a sostituire tutti quelli persi dalla rete commerciale delle Pmi. Ecco perché le nostre battaglie sono e continueranno ad essere quelle legate alla ristrutturazione dei centri storici e a fermare la cementificazione delle periferie.

Sviluppare, al contrario, l’agricoltura con la preziosa filiera dell’agroalimentare che è un’eccellenza italiana di tutti i territori e quindi il settore del turismo, che sta dando soddisfazioni in termini di crescita delle presenze. Esso genera il 10% dei posti di lavoro nel mondo e il 10 % del pil globale. E’ l’unico comparto che non vede crisi e che vale per le importanti e note location, quelle tradizionalmente vocate e anche per gli altri territori. Pensiamo, qui da noi, come cresce il il segmento del turismo bike, quello green, quello legato all’enogastronomia, quello ecosostenibile: i borghi minori, i parchi, i luoghi Unesco (in provincia ne abbiamo 2), i cammini, le ciclovie ecc.
Allora facciamo coralmente scelte di valorizzare il nostro patrimonio: le bellezze storico-architettoniche, i paesaggi mozzafiato, i prodotti enogastronomici, lo stile di vita italiano, le nostre città o borghi, questo rende l’Italia il Paese più bello del mondo.

Un capannone prefabbricato con marchi uguali in tutti i cinque continenti non è una ricchezza, serve solo a far diventare molto ricche poche società, con sedi nei paradisi fiscali, a scapito di interi territori.

Il commercio è da anni sottoposto ad un processo di trasformazione e abbisogna di una riforma seria ed urgente.

La nostra scommessa sta nella generazione di una vera e potente rete di esercizi di vicinato. Sempre più digitali, sempre più connessi, sempre più indispensabili per la rigenerazione del tessuto urbano delle nostre città.

Quindi dobbiamo essere noi i promotori di un vasto processo di trasformazione e modernizzazione della rete di commercianti al dettaglio.

Una modernizzazione della storia, della natura e delle tradizioni delle nostre città: un intreccio sinergico tra turismo, servizi e commercio.

* Presidente provinciale Confesercenti Alessandria