Grigi: oggi si parla di maestrini, di DS vecchi e nuovi, di pantaloni corti, di ciabatte, di forma e di altre cose meravigliose

Grigi: dal libro Cuore alla tragedia del Poseidon CorriereAldi Jimmy Barco
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Domenica scorsa contro il Giana Erminio non ce l’abbiamo fatta e il turno l’ha passato il club lombardo. L’aspetto discutibile del pomeriggio canicolare non è stato però la sconfitta sul campo che, sotto alcuni punti di vista, ci poteva pure stare quanto invece una serie di situazioni che fanno pensare. Ho sostenuto a più riprese che dare oggi un giudizio su una squadra qual è adesso l’Alessandria, cioè un cantiere aperto nel quale ci sono tanti giocatori sul piede di partenza e altri che, seppur arrivati adesso, sono già nel reparto lungodegenti (vedi Checchin), è inutile quanto  ingeneroso.

Allo stesso modo diventa difficile valutare pure il lavoro del neo mister D’Agostino, anche perché, fino adesso, di calcio il nostro allenatore non ha mai parlato. Niente di male, sia chiaro, perché, se fin qui ha potuto mantenere i suoi interventi sulle generali  parlando di “mentalità”, “gestione delle risorse”, “mentalità vincente” e qualche altra minchiata del genere, significa  che nessun interlocutore che gli  si è parato davanti lo ha mai costretto ad entrare in temi prettamente calcistici e lui si è limitato ad esprimere triti luoghi comuni.  Al punto che le parole del mister riportate dai giornali possono valere per gestire al meglio un mattatoio, una cartoleria, una fabbrica di scarpe, un ufficio di consulenze varie e chi più ne ha più ne metta, così come una squadra di calcio.

E proprio D’Agostino, nella presentazione della partita contro il Giana, era stato chiaro circa quello che si sarebbe aspettato dai suoi, dichiarando testualmente: ” Aggressivi subito e in gol. Poi gestiamo i ritmi.” A parte il fatto che sfido a trovare un mister che si augura che i propri giocatori comincino una partita molli come le mutande della bisnonna, poi prendere un gol e patire l’avversario fino alla fine, mi piacerebbe sapere con quali presupposti aveva rilasciato quelle dichiarazioni  prima della partita. Purtroppo non mi è stato possibile chiederglielo in sala stampa domenica a fine incontro perché D’Agostino, 38 minuti dopo la fine del match, non si vedeva ancora all’orizzonte e così mi tengo la curiosità: la sua era quindi una preghiera, una speranza, un auspicio oppure quella dichiarazione era supportata da dati oggettivi? Sia come sia non vorrei avere di nuovo a che fare con un allenatore-maestrino (tipo Cusatis o  Stellini, per intenderci) in assoluto il prototipo di mister più incline a combinare disastri epocali visto che le parole di D’Agostino pronunciate fin qui sono quelle tipiche dei “maestrini” in servizio permanente effettivo.

Esaurito l’argomento squadra e allenatore e avendo sospeso il giudizio sull’una e sull’altro si va a commentare  alcuni aspetti curiosi che mi sono saltati agli occhi domenica scorsa. Partiamo dal nostro DS di rincalzo (o titolare?), tal Soldati. Stiamo parlando di un ragazzino che penso dotato ai massimi livelli di almeno due caratteristiche: la capacità di concentrazione e il colpo d’occhio del furetto applicato al calcio. Dico questo perché un DS di capacità normali si sarebbe guardato una partita come quella di domenica scorsa in perfetta solitudine, concentratissimo e sempre alla ricerca di spunti di valutazione, durante quella che era la prima partita ufficiale della propria squadra. Ma il nostro Soldati nella fattispecie non ha fatto così.

Evidentemente il personaggio, a dispetto della sua giovane età e della nessuna esperienza in quel ruolo, sa già tutto, non sembra aver bisogno di riprove e conferme e può quindi permettersi di passare tutto il tempo del match in questione a parlare, o meglio, a tentare di parlare con il Presidente. Ognuno è libero di parlare e guardare dove vuole nell’esercizio delle proprie funzioni, è chiaro, ma ricordo altri DS dotati di capacità ed esperienza al di sopra di ogni sospetto che, nella stessa situazione, li abbiamo visti isolarsi, concentrarsi sul campo di gioco  cercando di cogliere anche il più piccolo dettaglio della propria squadra. Allo stesso modo devo ammettere però che sono passati di qua altri DS che invece si potevano permettere, nelle stesse situazioni, di comportarsi come ha fatto domenica scorsa Soldati.

Uno di questi è stato Svicolone Menegatti e quando allora avevo stigmatizzato certi comportamenti esattamente come faccio adesso con Soldati, una cosa l’avevo ottenuta: da allora Svicolone mi aveva tolto il saluto. Rischio questo che non corro certo con Soldati perché già adesso non mi saluta, quindi …. Chiusa anche la parentesi DS passiamo alla penosa situazione in cui versa la tribuna stampa del Mocca. E per farlo parto da un concetto che credo condiviso: per un giornalista   sportivo il poter frequentare quella tribuna e, a fine partita, la sala stampa dello stadio è un onore e un privilegio. Suppongo che non ci sia all’interno dello stadio posto migliore per vedere attentamente le contendenti e cercare di capirci qualcosa. Inoltre quel settore confina con la Tribuna d’Onore per cui il giornalista opera in diretto contatto con i  dirigenti ed eventuali ospiti di riguardo.

Quando arrivano i primi caldi però la tribuna stampa del Mocca si trasforma e diventa una sorta di succursale di una piscina dopolavoristica, con alcuni dei suoi occupanti vestiti come bagnanti di Ferragosto e  ciabattanti alla moda di vecchie megere durante le pulizie casalinghe di Pasqua. Non contenti certi lor signori che occupano le postazioni a loro riservate urlano a tutto spiano prima e durante la partita parlando dei fatti loro ma giammai di quello che succede in campo.  E, al contrario di quanto queste colonne portanti dell’informazione sportiva paiono sinceramente convinte, lor signori  non stanno facendo un favore a chicchessia  imponendo la loro presenza agli astanti. Perché, vorrei ricordarlo, si accede in tribuna stampa gratuitamente e chi è accreditato dalla società è lì per lavorare e non per vedere “a gratis” le partite o fare salotto. Inoltre mi dite in quale luogo di lavoro aperto al pubblico sia consentito accedere vestiti come dei vacanzieri alla volta della spiaggia libera di Cogoleto? La forma spesso è anche sostanza e quando la sostanza latita … lo è ancora di più.