Pura Razza Bastarda 65-66-67 [ALlibri]

a cura di Angelo Marenzana

 

 

Per il nostro consueto appuntamento letterario di ALlibri torna a farci compagnia un autore già nostro ospite, Paolo Grugni, autore di Pura razza bastarda, la sua ultima fatica pubblicata da Laurana nello scorso mese di giugno. E che si va ad aggiungere alla sua ricca produzione a partire da Letit be (Mondadori, 2004; Alacràn, 2007, Laurana, 2017), ItalianSharia (Perdisa, 2010), L’odore acido di quei giorni La geografia delle piogge entrambi editi da Laurana, L’Antiesorcista (Novecento Editore,2015), Darkland (Melville, 2015).

Con Pura razza bastarda, Grugni ci propone un lungo viaggio, appassionante quanto sconvolgente, a cavallo della recente storia italiana ricostruita nei suoi tragici passaggi. Si tratta di un progetto destinato a svilupparsi su una serie di romanzi che puntano a ricostruire la storia d’Italia dal 1965 fino al 1994. Dal ‘65 perché nel maggio di quell’anno si tenne a Roma, presso l’Hotel Parco dei Principi, un convegno sulla guerra rivoluzionaria in cui fu presente tutta l’estrema destra. Si finisce 30 anni dopo con l’avvento del governo Berlusconi.

Milano, 1965: una città tranquilla, che pensa all’esordio di Pavarotti alla Scala. Una città abituata alla ligera, impreparata all’arrivo della malavita pesante dal Sud o di bande criminali come quella di Cavallero. Siamo nello stesso anno in cui quella che verrà chiamata «la strategia della tensione» diventa programmatica da parte della destra. Strategia che negli anni successivi porterà l’Italia allo scontro diretto con lo Stato (nemico e complice al tempo stesso) e con le forze politiche avversarie. Protagonista del romanzo è il commissario della questura di Milano Sergio Malfatti, ex partigiano delle Brigate Garibaldi. La sua vicenda personale e di poliziotto si legheranno sempre più indissolubilmente a quella dell’Italia. Bombe, stragi, terrorismo nero e rosso, golpe, Gladio, P2, servizi deviati e paralleli, corruzione, a cui fa da collante la storia della mafia.

 

1967 GENNAIO

 

1 gennaio, domenica

 

Se c’è un giorno in cui mi appare tutto senza speranza è questo. Il giorno che per tutti è quello della ripartenza, dal lasciare indietro il vecchio per il nuovo, non è che l’eterna conferma dell’inutilità di un passaggio nemmeno più simbolico, ma solo retorico.

 

L’anno nuovo porta comunque una bella novità. La minigonna, data già al capolinea, si accorcerà ancora di 3-4 centimetri. La notizia giusta per affrontare con spirito critico e ribelle la messa in onda della prima delle otto puntate dello sceneggiato I promessi sposi. Già immagino tutti i plausi del mondo bigotto e cattolico. Lo seguo con un occhio, con l’altro leggo i giornali. Spengo non appena leggo che, dopo il trasferimento di Fortuna, nella prevista riforma del dritto di famiglia non c’è alcun accenno alla possibilità di divorziare.

 

4 gennaio, mercoledì

 

Sono arrivate le foto scattate al mercato di via Fauché. Del Matteoli nemmeno l’ombra, ma un paio di tizi hanno attirato l’attenzione dei miei. Hanno girato con troppa insistenza presso il luogo dell’appuntamento. Nessuno di noi sa chi sono, stona l’aspetto fin troppo sciatto in evidente contrasto con il taglio di capelli perfettino. Aspetto che Gloria passi da casa per vedere se li riconosce. C’è anche il suo compleanno da festeggiare.

 

Li riconosce entrambi, lavorano all’ambasciata come analisti, in realtà sono a libro paga della CIA. Jeremy Moss e Brad Kranic. Le cose prendono una piega sempre più oscura. Uomini della CIA a proteggere il segreto che Matteoli è in probabile combutta coi Cannizzaro. Non mi stupirei se a dirigere e a finanziare l’operazione ci fosse l’Agenzia.

Il compleanno passa ancora una volta in secondo piano. Ci limitiamo a una fetta di dolce e un bicchiere di moscato. Quando ci guardiamo negli occhi vediamo nuove ombre agitarsi sul fondo.

 

Nr. Prot. 8/67

 

Il ministro della Difesa Tremelloni ha affidato a una commissione d’inchiesta amministrativa composta dai generali Aldo Beolchini e Umberto Turrini il compito di indagare sulle attività dell’ufficio D del Sifar.

 

6 gennaio, venerdì

 

Ore 12. Carcere di San Vittore. Giornata tetra, dalle inferiate non entra un filo di luce. Lampade al neon già accese. L’Eloi è davanti a me, la bocca pendente rende il suo sorriso ancora più stanco. “Il processo non mette bene per lei. Nonostante la sua collaborazione, sta emergendo che lei è un contrabbandiere a livello internazionale”.

“Commissario, vada al dunque”.

Strafottente. Si sente sicuro. In carcere deve aver stretto nuove alleanze. “Uno dei più grossi contrabbandieri sulla piazza di Milano è Gerlando Alberti. Il mio sospetto è che sia in combutta anche con lui. Il che aggraverebbe la sua posizione”.

“Non sono in combutta con lui. Anzi, siamo concorrenti. Io le sigarette le faccio entrare dalla Svizzera. Lui fa assaltare i camion di bionde in arrivo al porto di Genova e poi le piazza sul mercato nero. Penso di averle dato una bella dritta. Ora vorrei tornare in cella”.

 

L’ultimo giorno di festa rende la città ancora più triste delle luminarie che fanno ancora mostra di sé a ogni angolo. Mi rintano in casa con Gloria. La tv accesa su Scala Reale. Morandi è presente nonostante poche ore fasia morta, subito dopo il parto, la figlia Serena. Vince Claudio Villa con Granada: non ci scostiamo dall’età della pietra. Anche in fatto di onestà: pure Villa è accusato di aver evaso il fisco.

 

8 gennaio, domenica

 

Non so chi me lo faccia fare a vedere certi spettacoli. Soprattutto quando la temperatura tocca anche i meno 8. Il Milan fatica anche con il Toro. Andiamo sotto, pareggia Rivera, Meroni ci grazia sbagliando un gol quasi a tempo scaduto. Il Napoli ferma l’Inter sullo 0-0.

 

10 gennaio, martedì

 

Carmelo Randazzo, l’uomo dei Cannizzaro che era stato incaricato di ritirare i soldi dalla Migliavacca, ha telefonato al Gracco in ufficio. Gli ha detto che ha dell’olio da consegnargli. Non sapendo di essere intercettato, il Gracco mi avvisa. Faccio finta di non sapere nulla. Si sono dati appuntamento il 30 gennaio alle 13 nella biblioteca comunale di Opera. Randazzo non ci arriverà.

 

12 gennaio, giovedì

 

L’anno nuovo non promette bene. D’altra parte non poteva durare oltre e non è durata. Davanti a me, in un capannone dismesso di Bresso, penzola impiccato a una trave Oreste Matrona, palermitano, uomo dei Nano.Sessant’anni, artigiano, utilizzato per riscuotere i soldi da scommettitori perdenti. A prima vista un suicidio, ma anche questo ha tutta l’aria della messa in scena. La trave è troppo alta per esserci arrivato da solo. Dalla bocca ha perso del sangue che gli è arrivato sulle scarpe in vitello spazzolato e da lì è gocciolato a terra. Vitale si avvicina dopo aver parlato con un ragazzino. “È stato lui a trovalo. Era in giro con il cane. Viene qui spesso e dice che ieri pomeriggio, almeno fino alle 14, non c’era. Mi ha anche detto un’altra cosa interessante”.

“Ovvero?”

“Di aver visto dei meridionali bazzicare da queste parti”.

“D’accordo. Non dire a nessuno che è stato il ragazzino a segnalare il cadavere. Alla stampa dì piuttosto che c’è arrivata una telefonata anonima”.

“Va bene”.

“Come si chiama?”

“Massimiliano Brosetti, anni 12”.

Mi guardo intorno. Pozze di benzina, latte di olio, preservativi usati. Il panorama di una morte.

 

14 gennaio, sabato

I milanesi sono già in cerca di negozi che anticipino i saldi. Frenesia da consumismo a basso prezzo. Mi fermo con Gloria al caffè Motta a bere qualcosa di caldo. Come immaginavamo, il Matteoli non ha rinunciato a recuperare le carte della Sanitate dai Nano o da chi per essi. “Mi ha chiesto se le ha poi comprate”.

“Cosa gli hai detto?”

“Quanto avevamo stabilito. Che è saltato tutto poco prima dell’incontro: hanno preferito annullare senza specificare il motivo. Che però ora posso fornirgli il telefono del venditore”.

“Gli hai anche detto in che modo?”

“Che ti ho visto prendere un appunto e metterlo nel portafoglio. E che se, accanto al numero, ci fosse stato un nome, gli avrei passato anche quello”.

“Perfetto. Chiamalo tra un paio di settimane. Che rimanga un po’ sulla graticola”.

“D’accordo”.

“Questa volta deve funzionare. Non avremo una terza occasione”.

 

I risultati della commissione antimafia in Sicilia parlano di una costante diminuzione dal ’60 a oggi di fatti criminosi legati a Cosa Nostra. Ci credo assai poco, sa di propaganda per tenere buona l’opinione pubblica. Anche se fosse, è la quiete prima della tempesta.

La notizia viene ribadita all’apertura del nuovo anno giudiziario a Palermo. Il procuratore generale ha affermato che l’opera dello Stato ha colpito nel segno e che il fenomeno mafioso è stato contenuto anche se non vinto. Cosa che avverrà solo quando verranno debellate povertà e ignoranza. Per cui, mai.