Punto nascite di Casale a rischio? Dal centro destra interrogazioni ‘parallele’ in Parlamento, Regione, Provincia e Comune

“Lo scorso anno 120 donne hanno deciso di non partorire a Casale, ma di farlo in altre strutture ospedaliere come quella di Alessandria e, soprattutto, di Asti. Una scelta operata perché il centro nascite dell’ospedale Santo Spirito versa in condizioni strutturali sempre più preoccupanti, mitigate solo dalla grande competenza, disponibilità ed abnegazione del personale operante all’interno del reparto e alla presenza di un Primario di livello come Piero Guido Grassano“. Con questa premessa l’On.Paolo Tiramani e i capigruppo di Lega e Fratelli d’Italia Emanuele Capra e Federico Riboldi, annunciano battaglia in ogni sede.

A far pendere l’ago della bilancia verso le altre strutture sono la mancanza di un reparto di Pediatria con un Primario strutturato, un servizio di rianimazione pediatrica e l’impossibilità di effettuare il parto indolore. Oltre a queste due criticità pesa sulla scelta anche il fatto che la struttura sia vecchia e ormai poco accogliente, con assenza di zanzariere alle finestre e condizionatori nelle stanze che rendono pesanti i mesi estivi. Tutto ciò nonostante le reiterate segnalazioni già avanzate alla direzione sanitaria anche attraverso i media.

A peggiorare la situazione poi, il fatto che il Santo Spirito, vittima sacrificale della gestione della Sanità regionale del Pd e del Presidente Chiamparino, che ha trovato terreno morbido nell’Amministrazione Palazzetti, sia in condizioni generali sempre peggiori. Una situazione che si ripercuote sul reparto di ostetricia, costretto a ricevere anche pazienti di altri reparti, spesso uomini, che versano anche in gravi condizioni cliniche.

Riboldi/Capra versus Palazzetti/Ravetti: 'volano stracci' nella sanità casalese. E ad Alessandria? CorriereAl 1

“Dal 2010 il numero delle nascite è in continua diminuzione e non può essere giustificato con il solo calo generale della natalità. Si è passati dai 539 parti del 2010 per arrivare ai 401 del 2017. E il dato del primo semestre del 2018, che conta soli 160 parti, è allarmante. Se oggi la fuga non è completa è solo grazie alla professionalità ed alla passione del personale medico ed infermieristico del reparto. Bisogna assolutamente potenziare il centro nascite e migliorare le condizioni di ricovero affinché le donne possano sentirsi sicure di far nascere il proprio bambino a Casale. Perdere questo reparto sarebbe gravissimo. Non nascere più a Casale sarebbe la sentenza definitiva e inappellabile di un declassamento che Casale Monferrato non merita, ma soprattutto causerebbe la perdita del DEA di Primo livello con l’ennesimo impoverimento della nostra struttura ospedaliera”, commentano i tre esponenti del centrodestra.