Lentamente muore una città senza futuro e senza identità

Ma poi cosa succede fra Tanaro e Bormida? [Centosessantacaratteri] CorriereAlPrendendo spunto da una riflessione apparsa su un giornale online qualche giorno fa, dove l’autore si poneva giustamente una domanda “quale futuro e quale vocazione avrà la nostra città nei prossimi anni?”, vorrei portare il mio contributo alla discussione.
Alessandria, a differenza di altre città, in questi ultimi vent’anni non è stata capace di prosperare, pianificare e realizzare il proprio futuro.

E pensare che a Palazzo Rosso sono transitati sindaci di tutte le espressioni politiche che hanno messo in campo, ognuno a suo modo di vedere, un’idea di città e un‘idea di sviluppo strategico in grado di traghettare Alessandria fuori dal tunnel. Tanti progetti, tante idee che sono rimasti solo sulla carta, chiusi in un cassetto o chissà dove, e gli unici che ne hanno tratto beneficio sono stati quei professionisti, pagati con i soldi dei cittadini alessandrini.

Due esempi su tutti, progetto Alessandria 2018 – giunta Fabbio, Piano strategico della mobilità sostenibile–giunta Rossa.

Credo che all’interno di quei documenti voluminosi qualcosa di buono ci sia stato scritto e per chi ha avuto modo di leggerli ci ha trovato argomenti interessanti che se fossero stati realizzati avrebbero reso la città più appetibile sia sotto l’aspetto economico, culturale e sociale.

Qualcosa di buono si è fatto dove l’unico investimento degno di nota negli ultimi vent’anni è stato quello di aver portato in città l’Università, un grande risultato che ha dato ad Alessandria un valore aggiunto sia in termini formativi che qualitativi, risultando tra gli atenei migliori a livello nazionale.
Oggi più che mai la città deve avere la consapevolezza di essere una “città universitaria vera” e con l’attivazione di un corso di laurea di medicina, il territorio non potrà che incrementare le proprie specificità in ambito sanitario.

Molto è stato fatto sia in ambito infrastrutturale che logistico, e molto ancora si dovrà fare per raggiungere l’eccellenza. Una proposta che feci a suo tempo era quella di realizzare nell’ex Caserma Valfrè un campus universitario che potrebbe essere la giusta sede e il naturale sviluppo dell’università alessandrina 3.0.

Collegamenti, viabilità e logistica sono temi fondamentali per lo sviluppo delle politiche dell’accoglienza. Abbiamo da sempre affermato che trovandoci al centro di tre capoluoghi di regione la città ne avrebbe giovato, ma nessuno se ne mai accorto realmente. I collegamenti ferroviari di media e lunga percorrenza negli ultimi anni sono diminuiti e addirittura peggiorati e questo ha di fatto disincentivato a venire in Alessandria, come pure ad investire.

Una città accogliente, aperta, vivace e dinamica, che si riempie di gente, che attira turisti e visitatori, che da opportunità di lavoro è questa la città che immagino. Occorre a mio avviso partire dalle persone e dalle loro esigenze in modo da costruire una città a misura d’uomo, ma allo stesso tempo essere di stimolo per chi amministra la città.

Per guardare al futuro il primo intervento è quello di mettere mano al Piano Regolatore della città, fermo dal 1993. E’ lo strumento principale della pianificazione urbanistica e dello sviluppo di un comune; i tempi sono maturi per pensare ad un nuovo PRG anche perché in questi ultimi anni abbiamo assistito ad uno stravolgimento del territorio attraverso approvazioni di varianti che hanno di fatto permesso di realizzare opere ma allo stesso tempo si è fatta la fortuna di pochi sulla pelle della città.

Altro aspetto che vorrei prendere in considerazione è quello della logistica. In questi ultimi vent’anni abbiamo sentito parlare di progetti, accordi, intese ma alla fine tutto è andato nel dimenticatoio. Tanta carta inutile, tante parole quando ad Alessandria esiste a pochi passi dal centro il più grande scalo ferroviario d’Italia che a mio avviso è strutturalmente e strategicamente l’area naturale per realizzare una logistica di qualità.

Oggi sottoutilizzato ma che potrebbe rappresentare un elemento di grande importanza nel prossimo futuro alessandrino. La presenza in città di un’infrastruttura ferroviaria già dotata di un terminal modale rappresenta un elemento di forza per il territorio e non solo, basta solo crederci. Pensiamo alle regioni confinanti come Lombardia e Liguria che stanno soffrendo un problema di tipo spaziale potrebbe essere un punto di forza per la nostra economia e sviluppo.

Altra area che non bisogna sottovalutare per incrementare la logistica è l’area di San Michele con i suoi 800 mila mq, potrebbe presentare una buona dotazione infrastrutturale dal punto di vista stradale: dista 4 km dallo scalo ferroviario, dista circa 80 km dall’area milanese che rappresenta oggi il mercato di produzione e consumo più importante del nor Europa. Inoltre l’area di San Michele potrebbe essere utilizzata, oltre alla semplice movimentazione delle merci, anche ad operazioni di manipolazione e lavorazione delle stesse con un incremento dell’occupazione.

Questa opportunità la ritengo plausibile per diverse ragioni: la vicinanza all’area del milanese, il basso costo dei terreni nell’alessandrino, la saturazione di aree logistiche costringendo gli operatori a immigrare altrove.

Penso che oggi sia opportuno guardare al Nord Europa con sempre più interesse a fronte anche della prossima entrata a regime dei nuovi valichi alpini in territorio svizzero, che consentiranno alle merci sbarcate nei porti del Northern Range di raggiungere la pianura padana e quindi sui mercati del nord Italia.
Non penso che ciò che ho espresso sia il solito “libro dei sogni”, e neanche di dire cose nuove, ma si abbia una volta per tutte la consapevolezza che non possiamo più permetterci di fallire. È giunto il momento che la politica, le istituzioni, tutti gli attori coinvolti si rendano conto che bisogna agire ed intervenire per evitare il declino che non è solo politico ma anche economico culturale, sociale. La città non si rialza solo con nuovi centri commerciali. Ai politici locali dico “Alessandria ha bisogno di una scossa per rialzarsi e di idee serie” in grado di dare una speranza alle nuove generazioni che del futuro hanno sempre più paura.

Vincenzo Costantino – Alessandria