Non è un mondiale per giovani [Lettera 32]

di Beppe Giuliano

 

 

Difficile stabilire fino a che età si è giovani, nel fùtbol, scrivevo quattro anni fa in “I mondiali come non li avete mai letti”. E mi ero inventato un criterio, allora. Ovviamente quattro anni dopo l’ho cambiato, e quindi i giovani che impareremo a conoscere come futuri campioni al Mondiale che inizia oggi sono quelli che chiamiamo gli under-21.

Non sono molti, e pochi saranno protagonisti, credo.

Lo dico subito, anche vantandomi perché quattro anni fa segnalai il colombiano James Rodriguez (che intanto s’è un po’ perso): il più forte di tutti è lo spagnolo Marco Asensio, uno che manco farà il titolare (e peraltro senza fare il titolare ha già segnato in una finale di Champions).

Dico anche che il più giovane di tutti è un australiano, Daniel Arzani, nato il 4 gennaio 1999. Più “anziano” di mio figlio (Paolo, il grande) di poco più di un mese. Dai prossimi mondiali vedrò giocare ragazzi più giovani dei miei figli, brutto segno.

*****

Nel girone A, quello dei padroni di casa, il più giovane è anche il più promettente: Rodrigo Bentancur, classe ’97, uruguagio quest’anno alla Juventus, centrocampista dai piedi buoni. Da tenere d’occhio anche l’egiziano Sobhi, che gioca nello Stoke City. La Russia ha un ’96, il centrocampista Golovin. Tra l’altro: in un torneo dove tutte le squadre hanno parecchi giocatori che militano in club stranieri, la Russia ne schiera 21 su 23 dal proprio campionato. O sta facendo qualcosa di simile all’Argentina campione del 1978 (col solo Kempes preso all’estero, ma era un’altra era geologica) o è una delle squadre ospitanti meno forti di sempre.

Nel girone B è giovanissimo il Marocco allenato dal grande francese d’Africa Hervé Renard (bel personaggio), con sei convocati nati tra ’96 e ’97. C’è il già citato Marco Asensio nella Spagna, che esordisce contro il Portogallo al solito vecchiotto, tranne un paio di ragazzi tra cui Gonçalo Guedes, tipico esempio di quelli che da un paio di anni almeno potrebbero diventare molto forti, ma finora non l’hanno fatto (ne troveremo diversi altri).

Nel girone C con il più giovane di tutti, l’australiano Arzani già citato, c’è un ’97 potenzialmente fortissimo, il centravanti danese dell’Ajax Kasper Dolberg, quest’anno fermato da diversi problemi fisici. Il Perù è come sempre vecchio (ricordo che lo si diceva anche della squadra che fece benissimo a Argentina ‘78), invece la Francia di Didier Deschamps è molto giovane con due fuoriclasse potenziali nel ’97 Ousmane Dembélé, già da un anno al Barcellona, e il dicembre ’98 Kylian Mbappé del Paris, oltretutto impegnati in un attacco che schiera Griezmann. Io dico che il Mondiale lo vincono i transalpini.

L’Argentina, altra possibile favorita, ha due talenti come Lo Celso e Pavón, in una rosa dove il terzo più giovane è il ’93 Dybala, che nelle prossime settimane ci dirà se resta un eterno prospetto o se diventa un campione. È un girone ostico, con pochissimi giovani, il più “piccolo” è un islandese, cosa che ce lo rende di per sé simpatico, e di cui onestamente so solo il cognome che, senza sorprese, è Guðmundsson.

La grande rivale dell’albiceleste, il Brasile, presenta il ’97 Gabriel Jesus del Manchester City, punta molto prolifica, in un gruppo dove la squadra più interessante per talenti è la Svizzera, con l’attaccante Embolo, il centrocampista Zakaria e il difensore Elvedi, tutti dalla Bundesliga dove d’altronde militano ben dieci rossocrociati.

I campioni uscenti stanno invecchiando, ripropongono d’altronde una squadra molto vicina a quella di quattro anni fa, e il girone F non ci presenta nessuno da tenere d’occhio. Per il “forse non tutti sanno che” il più giovane è un coreano, Lee Seung-woo, che gioca nel Verona (pare).

Altra squadra che sta invecchiando è il Belgio: è sempre lì lì per esplodere, e potrebbe non farlo mai. Il più giovane è Tielemans, che non parte titolare. Squadra giovane è l’Inghilterra, che di solito arriva con grandi aspettative e torna a casa presto e male. C’è il ’98 Trent Alexander-Arnold che s’è preso la fascia del Liverpool con cui ha giocato la finale di Champions, il ’97 Marcus Rashford che sembra piacere poco a Mou, in una squadra dove venti dei ventitré convocati sono nati dopo l’ultimo discreto risultato, il quarto posto a Italia ’90.

Infine nel gruppo H, dove il più giovane colombiano stavolta è il difensore Dávinson Sánchez che i tifosi bianconeri ricordano con piacere perché nella doppia sfida col Tottenham ne ha combinate di tutte, forse quello con più potenziale è il senegalese Ismaïla Sarr, ala che gioca in Francia e che, come ogni calciatore del continente nero, potrebbe perdersi per strada a ogni dribbling.

*****

Un piccolo amarcord: quattro anni fa citavo tra i giovani pronti ad esplodere, per l’Italia “Balotelli che a ventitré anni ha probabilmente l’ultima occasione per dimostrare che sa essere adulto.” Adesso ne ha un’altra, pare, con la nazionale di Mancini anche se, tristemente non ai Mondiali.