Arsenio, dove sei? [Il Flessibile]

 CorriereAldi Dario B. Caruso

 

 

Ci sono persone che hanno fatto del delinquere la loro professione.

Legalmente e rendendosi simpatiche.

Uomini e donne che hanno issato la bandiera della ruberia, ciascuno con un giusto motivo.

Ricordate Robin Hood?

Robin, figlio di un nobile decaduto, decide di vivere una vita spartana nella foresta di Nottingham con un manipolo di compari.

La sua missione diviene il suo motto: rubare ai ricchi per dare ai poveri.

Le avventure che lo raccontano ci presentano un giovane astuto e di bell’aspetto, braccato dallo sceriffo brutto e corrotto.

Come non si può tifare per lui?

E che dire poi di Diabolik?

Diabolik utilizza sofisticate maschere che gli permettono di assumere le sembianze altrui e di entrare in contatto con le sue prede, potenti banchieri e uomini d’affari divenuti ricchi grazie a pratiche illecite.

All’occorrenza diviene freddo e sanguinario ma per lo più utilizza aghi narcotizzanti e ipnosi.

Lui ed Eva Kant, con quelle tutine nere attillate che li nascondono nella notte, vivono nella loro reggia impenetrabile inseguiti vanamente dall’ispettore Ginko.

Non è possibile non amarli.

Tra tutti, però, colui che preferisco è Arsenio Lupin.

Figlio dei grandi feuilleton ottocenteschi, Arsenio è elegante e colto, raffinato nei modi e galante con le donne.

La sua indole è quella del giusto: utilizza l’abilità di trasformista e la conoscenza delle arti marziali per derubare solo ai più facoltosi e donare a sé e ai più poveri.

Arsenio è dotato di sense of humour e scalza l’alta società dal di dentro, mai facendo ricorso alla violenza e sempre con l’aiuto del fido Grognard.

Arsenio, dove sei?

Ci sono persone che hanno fatto del delinquere la loro professione.

Legalmente e rendendosi simpatiche.

Questo accadeva ieri.

Quelle di oggi – con tutta la flessibilità che posso e che mi riconosco – faccio fatica a considerarle simpatiche.