La Scuola di Medicina in Alessandria: avvertenze per l’uso

La fusione sanitaria di Alessandria tra progetti per l’azienda unica e parole al vento [Centosessantacaratteri] CorriereAlDa mesi in Alessandria “impazza” il dibattito sull’ apertura di una Sede della Scuola di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale oltre a Novara. Fatto salvo che il progetto è condizionato dalla deroga ministeriale ad ampliare il numero degli Studenti ammessi al Corso di Laurea in Medicina, sullo sfondo si stagliano altre problematiche di non semplice soluzione.

Innanzitutto le risorse economiche per assumere i Docenti, problema non semplice in questa difficile congiuntura. Tuttavia a mio avviso il problema maggiore si pone però non tanto per il cosiddetto “Triennio Biologico”, ma per quello “Clinico”, quando cioè gli Studenti dovranno frequentare pure i Reparti Ospedalieri dell’ Azienda “SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo”.
Semplicemente dovrà già essere stato assunto del Personale Universitario appunto delle Materie Cliniche, che accompagnerà la crescita professionale nel Nosocomio dei futuri Medici. La Legge non consente agli Ospedalieri ad esempio di fare la didattica frontale.

Ed allora se mai fossero assunti Professori Ordinari ed Associati e Ricercatori destinati al “Civile”, come si posizionerebbero nei confronti dei Dirigenti Medici Ospedalieri già operanti?
Finirebbero forse per “vampirizzare” anche molte posizioni primariali?

A questo riguardo ricordo che da anni in Piemonte è scaduto senza essere più rinnovato il Protocollo di Intesa fra le Scuole di Medicina di Torino e dell’ UPO e le “Molinette” di Torino ed il “Maggiore” di Novara. Per quanto riguarda la Componente Ospedaliera di questi Nosocomi non è un aspetto assolutamente positivo, perché la mancanza di regole certe favorisce la clinicizzazione “selvaggia” anche delle Strutture appunto ad iniziale Direzione Ospedaliera. Meditate Gente, meditate Alessandrini, meditate Medici “Mandrogni”.

Pietro Luigi Garavelli
Medico e Sindacalista