Epaminonda in onda [Il Flessibile]

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 CorriereAldi Dario B. Caruso

 

È bello quando i luoghi che conosci guadagnano le prime pagine dei tiggì nazionali.

Cairo Montenotte è un comune della Valbormida, nell’entroterra savonese.

Alcuni giorni fa è salito alla ribalta per un episodio di per sé piccolo.

Le cose piccole, però, hanno una forza di penetrazione invidiabile e possono insinuarsi ovunque, anche nella mia curiosità.

Una statua di Epaminonda nudo abbellisce le sale del Teatro Comunale di Cairo.

In occasione di un convegno islamico è stata coperta con un drappo rosso non per censura – spiega il presidente della Comunità Islamica Ligure – bensì per esigenze di cerimoniale.

Il convegno in questione aveva come oggetto il dialogo interreligioso.

Piccola cosa, come vi dicevo.

Un drappo rosso su un pisello.

Epaminonda è stato un importante condottiero tebano.

Sono sicuro di averlo odiato alle scuole elementari, negli anni Settanta, così come uno studente qualsiasi odia ciò che deve studiare perché in quel momento non capisce quanto sia fondamentale conoscere.

Ne ho rippassato la vita e le sue gesta e ho riflettuto molto.

Epaminonda ha vissuto in maniera ascetica per poter ottenere cambiamenti e innovazioni, ha modificato gli equilibri tattici e militari del Peloponneso, è riconosciuto da molti studiosi come una delle figure più influenti dell’antichità ma anche una tra le meno approfondite.

Se non fosse andata perduta la sua biografia redatta da Plutarco, di lui risalterebbe certamente una personalità pari (e forse superiore) a quella di Alessandro Magno.

Ben venga dunque un drappo rosso se serve per riscoprire la grandezza di un personaggio dimenticato.

A me è servito anche per comprendere una volta di più che il dialogo, quando si trasforma in monologo, diventa interessante solo per chi parla.