Quando si devono prendere delle decisioni importanti è sempre utile il confronto e l’ascolto con tutti gli attori, e quindi come OPI appena nato abbiamo apprezzato il nostro coinvolgimento in quanto riteniamo di essere con i nostri 3600 Infermieri, assistenti sanitarie e infermieri pediatrici che operano in tutta la provincia protagonisti indiscussi nel garantire assistenza qualificata, cura della persona e lo facciamo con professionalità e competenze che oggi si raggiungono solo e attraverso una formazione universitaria di alto livello.
Il nostro territorio provinciale è molto ampio con una popolazione in prevalenza anziana dove la percentuale di patologie croniche è in continuo aumento, dove il bisogno di cura e assistenza deve essere garantita, come pure saper dare risposte concrete. E questo lo si fa solo affrontando il problema seriamente e per chi oggi governa la politica sanitaria regionale diventa un dovere primario, garantire servizi sempre più efficienti ed efficaci.
Oggi la fotografia che abbiamo di fronte è quella di un ASO e di 6 ospedali periferici che fanno capo al’ASL, dove il sistema organizzativo in questi ultimi decenni ha subito una notevole trasformazione; tra le cause al primo posto i tagli che hanno visto ridurre la qualità sanitaria sia in termini di servizi che di prestazioni mettendo di fatto a dura prova il sistema sanitario provinciale con forti ripercussioni sui bilanci aziendali che leggendo le carte risultano con il segno meno in entrambe le aziende, dove in alcuni casi cattivi investimenti e mancanza di confronto e dialogo hanno di fatto peggiorato la situazione.
Questa rivoluzione, associata anche a scelte politiche sanitarie non certo lungimiranti, ha creato una notevole confusione dove i primi a pagarne le conseguenze sono stati i cittadini costretti ad un pendolarismo sanitario e con lunghe liste di attesa; oggi abbiamo un ASO che gestisce l’emergenza e la routine mentre gli ospedali periferici costretti a chiudere reparti, e le conseguenze sono le cronache giornalistiche che abbiamo letto in questi ultimi anni.
Come OPI apprezziamo e accogliamo favorevolmente la proposta di accorpamento condividendo la realizzazione di un’unica azienda sanitaria, in quanto riteniamo che un’unica cabina di regia possa garantire e ottimizzare la sanità sul nostro territorio, oltre a gestire al meglio le risorse economiche che verranno messe a disposizione. Pensiamo che l’obiettivo e lo spirito che ha spinto la regione a percorrere questa strada sia quella di voler investire nella crescita e nel miglioramento dei servizi sanitari attraverso anche l’apporto di competenze ed eccellenze in grado di alzare l’asticella della qualità in particolare modo sulla struttura di Alessandria, che a nostro avviso dovrà diventare punto di eccellenza e di attrazione non solo per l’utenza locale, mentre agli ospedali periferici spetterà il compito di ricoprire un ruolo di attività sanitaria specifica, intensificando ed interagendo con le l’attività territoriali per dare maggiore attenzione alle fasce più vulnerabili e più a rischio.
Se come Ordine abbiamo accolto favorevolmente la proposta alcune considerazioni di carattere organizzativo/operativo ci sentiamo di sottoporle al tavolo della discussione per cercare, anche noi, di portare il nostro contributo:
1) le scelte che si andranno ad adottare in questa fase e nelle fasi a venire dovranno essere condivise con tutti gli attori coinvolti che operano all’interno del sistema sanitario quindi pensiamo a medici, infermieri, operatori sanitari professionisti tutti, organizzazioni sindacali enti locali.
2) la costruzione e la realizzazione di questa nuova azienda che diventerà dal punto di vista numerico la più grande a livello provinciale, dovrà avvenire attraverso un percorso trasparente e di integrazione degli operatori sanitari e amministrativi che non penalizzi in alcun modo l’aspetto lavorativo, economico e luogo di residenza di ogni singolo lavoratore.
3) il potenziamento di percorsi assistenziali in particolare quelli sul territorio che coinvolga maggiormente la figura dell’infermiere come anello di congiunzione tra il cittadino e il sistema sanitario.
4) la riduzione delle liste di attesa deve essere la priorità dei nuovi vertici aziendali e allo stesso modo un maggior controllo sulle attività intramenia che non dovrà essere l’alternativa, anche perché curarsi è un diritto garantito dalla nostra costituzione e non come spesso accade una scorciatoia ben remunerata.
5) Infine che anche l’università di Alessandria abbia tra le sue facoltà anche quella di medicina e chirurgia dove la città e la sanità provinciale accrescano le loro potenzialità sia in termini economici che formativi.
*Vice Presidente Ordine Professioni Sanitarie della provincia di Alessandria