Cronaca Vera [ALlibri]

La sinistra alessandrina strumentalizza Umberto Eco...e intanto dimentica Delmo Maestri CorriereAl 1a cura di Angelo Marenzana

 

 

 

I titoli in copertina a caratteri cubitali, a volte grotteschi, facevano dubitare non poco il lettore sull’attendibilità della notizia. Ma era tutto vero. Tuto reale. E fin dal 1969 questa è la caratteristica di una testata come Cronaca Vera. Il settimanale si è affermato da subito come uno dei più venduti e le notizie riportate, in cui piccole storie e delitti di provincia assurgevano a clamorose vicende nazionali, ha fatto sì che, con gli anni, Cronaca Vera diventasse sinonimo di un fatto particolarmente violento, doloroso o scabroso. Un fatto di “cronaca vera” per l’appunto.

Sulle stesse pagine c’era spazio anche per le confessioni dei lettori e delle lettrici, a volte morbose, a volte scandalose, sempre passionali ma mai volgari, tutte con il pregio di raccontare uno spaccato del Paese lontano dai riflettori ingannevoli delle tv. La Cronaca Vera di un’Italia che cambia anche sotto le lenzuola. Da guardare rigorosamente dal buco della serratura. Fingendo che quella realtà non ci appartenga.

In questa scelta antologia pubblicata da Algama Edizioni, sono raccolte 57 confessioni di lettori. Il settimanale che più di tutti si è occupato di emarginati e vicende reali al di là di ogni immaginazione, ci racconta, per bocca proprio dei lettori, un altro pezzo d’Italia, quello che sussurra segreti e si nasconde tra le lenzuola, a cavallo degli anni ’90, quando l’epoca dell’amore virtuale era ancora agli albori. Mogli stanche del tran tran coniugale, uomini capaci di rivitalizzarsi per un incontro casuale, ragazzi che scoprono l’amore per la prima volta in maniera, spesso, rocambolesca. Esperienze narrate dalla viva voce dei protagonisti, desiderosi di mettere a nudo, nell’anonimato, i segreti più nascosti. Pagine da leggere tutte d’un fiato. O con calma, una confessione al giorno, facendo finta che quella realtà non ci riguardi.

 

 

La mia doppia vita

 

Sono sposata con un poliziotto, e ho due figli. Posso definirmi una mamma e una moglie soddisfatta: io e Luca, mio marito, stiamo insieme da quasi vent’anni, e nonostante gli alti e bassi che abbiamo vissuto (soprattutto di carattere economico), e che fanno parte della vita di ogni coppia, posso affermare con certezza che lui è davvero l’uomo della mia vita.

Ancora oggi, dopo tanti anni, sento di amare Luca come il giorno in cui l’ho conosciuto. I nostri figli sono bravi, affettuosi, ben educati e a scuola hanno tutti e due un ottimo profitto. Ho una bella casa, non grandissima ma dignitosa, nella quale viviamo bene, con un ampio terrazzo dove d’estate invitiamo a cena gli amici. Viviamo con gioia i momenti sereni di una semplice vita familiare.

Insomma, mi ritengo una donna fortunata, anche se il mio pensiero va sempre al fatto che in casa non girano tanti soldi, visto che lo stipendio di Luca serve giusto giusto per campare, e solo qualche volta si riesce a mettere da parte qualche biglietto da cento euro.

È per questo che tre mesi fa ho pensato di trovarmi un lavoretto, un po’ per dare qualche sicurezza in più al nostro bilancio, ma anche – lo confesso – per togliermi qualche sfizio per me e per i bambini, cosa che mi è sempre riuscita difficile.

Il problema è stato quando ne ho parlato con Luca. Non mi sarei mai aspettata una reazione così decisa e categorica da parte sua. In tutta tranquillità gli ho detto che mi sarebbe piaciuto trovarmi un lavoretto poco impegnativo, da qualche ora al giorno, ma lui è scattato come un animale ferito.

“Ma che ti salta in mente? – ha ribattuto, arrabbiatissimo -. Mai nella vita manderò mia moglie a lavorare. Hai tremila cose da fare in casa, e poi per me è una questione di principio. Hai bisogno di qualche soldo in più?, Guarda, piuttosto che mandarti a lavorare, farò più ore di straordinario, anzi farò il massimo possibile degli straordinari, così tu potrai toglierti i tuoi sfizi”.

“Ma, Luca, guarda che non saresti tu a mandarmi a lavorare. Sono io che avrei piacere di fare qualche piccolo lavoro”, gli ho spiegato, cercando di non farmi travolgere dalla sua indignazione.

“Non se ne parla”, ha sentenziato lui, irremovibile.

Così ho capito due cose: di aver sposato un uomo molto più all’antica di quanto immaginassi, e di non avere alcuna speranza di riuscire a convincerlo. Inutile fargli capire che lavorare come domestica o baby-sitter per tre-quattro ore al giorno mi avrebbe fruttato quindici, venti euro, senza far nulla di male o di umiliante.

Vista la situazione, non mi restava che una soluzione: fare ciò che volevo senza dirgli niente, e senza che se ne accorgesse.

E così, zitta zitta, mi sono trovata lo stesso un lavoro. Solo che non è proprio quello che avevo pensato  e mi frutta ben altro che una ventina di euro al giorno: in tasca mi arrivano anche cento euro per un’ora.

È stata la mia cara amica Romina a parlarmi di questo lavoro che lei stessa fa da due anni: la spogliarellista.

Sì, io e Romina facciamo le spogliarelliste. Lavoriamo nei locali di provincia, anche se io lo faccio, naturalmente, solo quando Luca ha il turno di notte.

Come ho fatto ad arrivare a questa decisione? È stato quando ho rivelato a Romina le mie amarezze di casalinga “costretta” a stare a casa e a fare i conti con un portafogli sempre magro. Lei è stata ad ascoltarmi, poi mi ha squadrata per bene dalla testa ai piedi e mi ha detto: “Sì, direi che sei proprio una bella donna. Ben fatta, attraente: insomma, anche tu come me hai le tue buone carte da giocare”.

“Ma che stai dicendo?”, le ho domandato piuttosto preoccupata.

“Ma no, non pensare male. È che… vedi… anch’io faccio un lavoro extra. Niente di male, credimi: bisogna avere solo un po’ di coraggio, poi arrivano i soldi e, ti assicuro, anche delle soddisfazioni tutte particolari”.

E così Romina mi ha fatto partecipe del suo segreto: spogliarelli in sexy-discoteche. Via i vestiti fino all’ultimo indumento, ma sempre con la mascherina sugli occhi e con garanzia assoluta di anonimato. E soprattutto,  garanzia di tranquillità: “Nei locali dove lavoro io – mi ha spiegato Romina – non è consentito alcun tipo di avvicinamento da parte dei clienti, e alla prima molestia vengono sbattuti fuori”.

Ci ho pensato su un bel po’, dapprima sconcertata poi solo dubbiosa, e alla fine le ho detto: “Mi hai convinta. Voglio provare. Ma ti prego, stammi vicina e fammi coraggio”.  E tutto è andato benissimo.

Superare l’impatto del palcoscenico e l’imbarazzo iniziale è stato più facile del previsto. Organizzarmi lo è stato molto meno, almeno all’inizio. Avevo paura che mio marito per un motivo o per l’altro potesse tornare a casa e non trovarmi. Poi ho capito che questo timore non aveva ragione di  esistere, perché lui è obbligato a stare sul luogo di lavoro, e così mi sono organizzata.

Quando anch’ io lavoro, chiedo a mia madre di dormire coi ragazzi: lei approva e appoggia la mia decisione, anche se le dovuto raccontare una bugia, e cioè che in questi locali faccio la cameriera. In quanto ai soldi che guadagno, un po’ li sto mettendo da parte, altri li spendo per me e per i ragazzi e dico a mio marito che sono regali che ci fa mia madre. Mi dispiace mentire così all’uomo che amo, ma lui è sempre stato troppo possessivo nei miei confronti, impedendomi di volare come avrei voluto.

Il successo, se così si possono chiamare gli applausi a una spogliarellista, mi riempie di eccitazione. Sono effettivamente una bella donna: nonostante le due gravidanze ho mantenuto un corpo perfetto, e forse è proprio questa la ragione della gelosia di mio marito. Ma è anche la ragione degli apprezzamenti che ricevo ogni volta che mi esibisco e mi spoglio.

Questa mia doppia vita mi mette addosso il brivido del proibito e della follia. Ma la gioia più immensa la provo quando, tutte nude, io e Romina assieme ci inventiamo sul palco coreografie bellissime, anche se agli occhi di tutti quegli uomini che sbavano per noi possono apparire scene erotiche e nient’altro.

Non so quanto potrà durare questa mia doppia vita; sicuramente un giorno o l’altro la smetterò ma di certo non prima di aver messo da parte un bel gruzzoletto. Tanto ho già deciso che a Luca dirò che tutti quei soldi li ho vinti azzeccando un terno secco al lotto!

 

Maura 71